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I sei musei del nord Italia più curiosi

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I sei musei del nord Italia più curiosi Empty I sei musei del nord Italia più curiosi

Messaggio Da FuoriPorta Sab 06 Nov 2021, 14:44

Dal vento ai bottoni, ai capelli, tutto viene conservato e i musei sono il luogo in cui potrai trovare tutto ciò che cerchi, emozionarti e riflettere sul significato che ogni ammennicolo in teca ha per te e per chi lì lo ha posto.

Museo della Bora e del Vento a Trieste
Come i “musei veri e seri”, il Magazzino dei Venti ha le sue collezioni, eccole una ad una!
L’Archivio dei Venti del Mondo: una bizzarra raccolta di venti in scatola, un gioco che fa diventare espositori anche i visitatori: sono tanti infatti coloro che dopo avere scoperto il Magazzino spediscono il loro vento di casa o un vento raccolto in vacanza, diventando così “ambasciatori eolici”. Al momento sono più di 130 i venti imbottigliati, inscatolati, impacchettati provenienti da quasi tutto il mondo.
La Collezione artistica del Museo: “una piccola galleria del vento” che contiene opere di qualità di artisti talentuosi (Pascutto, Pastrovicchio, Pezzolato, Spigai e altri) pertinenti con i temi del museo..
L’Archivio di Silvio Polli: fotografie, pubblicazioni scientifiche, giornali, strumenti scientifici di uno dei più grandi studiosi del fenomeno, messi a disposizione dalla famiglia.
Curiosità di bora e di vento: reperti originali oppure creati ad hoc, come per esempio la “Finestra di Stendhal”, una tipica finestra triestina reinterpretata con sopra un testo del celebre scrittore che definì la bora abominable, abominevole.

Il Museo dei Pels (capelli) a Elva, in Valle Maira
A Elva, in Valle Maira, dal 2006 esiste un museo dedicato ad una professione ormai scomparsa, i raccoglitori di capelli. Gli Elvesi partivano dalle proprie case all’inizio dell’autunno per raggiungere la Lombardia o il Veneto e trovare delle donne disposte a vendere le proprie chiome per pochi soldi. I raccoglitori utilizzavano tra di loro un particolare gergo tramandato di padre in figlio e quando le trecce di capelli scarseggiavano, utilizzavano appositi pettini per raccogliere i capelli delle fanciulle. Una volta terminata la raccolta, i capelli venivano lavati, selezionati e venduti ai grossisti, che li utilizzavano per la produzione di parrucche.
Il museo raccoglie oggetti e testimonianze degli elvesi, e ne celebra la grande inventiva e creatività.

Il Museo delle campane a Montegalda, Vicenza
Questo originale museo si trova a Montegalda, in provincia di Vicenza, ed è ospitato nelle sale di Villa Fogazzaro-Colbacchini. Il percorso espositivo presenta circa 200 pezzi che vanno dai gong cinesi ai manufatti indiani, birmani e thailandesi, dalle preziose e rare campane gotiche italiane dell’XI secolo ai prodotti d’epoca moderna. Nella Sala della Fonderia viene illustrato il processo per produrre campane e campanelli e spesso, grazie alla sua eccellente acustica, ospita concerti e altri appuntamenti musicali. In un suggestivo cortiletto potrete ammirare invece le campane più grandi.

Mimumo, il museo più piccolo di Monza
Si pronuncia Mimumo, ma non è uno scioglilingua bensì l’acronimo di Micro Museo Monza, un luogo unico e da Guinness dei primati: 2,29 mq di superficie, aperto 365 giorni all’anno, 24/24h. L’ubicazione è speciale: al pianoterra della Casa della Luna Rossa, un edificio risalente al XIV secolo, affacciato sulla centralissima piazza Duomo. L’idea del MiMuMo è dell’architetto e proprietario Luca Acquati. MiMuMo é una casa di vetro per l’arte, una in vetrina, monolite di meraviglie aperto sullo curiosità della città. Il dono dell’arte in un micro teatro pubblico, una caleidoscopica lanterna magica aggettante sull’anemia della città. MiMuMo è un luogo eccentrico, trasparente e permanente, capace di dialogare con le pietre più nobili ed antiche della città, catalizzando un campo di forze creative e rigenerando una qualità dello spazio urbano come luogo di meditazione inattesa.

Il Museo del Passatempo a Rossiglione, Genova
Il Museo PassaTempo è un sorprendente viaggio nella memoria e nel costume.
Un’ampia raccolta di moto, cicli e oggetti d’epoca funzionanti, ricostruisce la storia italiana del Novecento, in particolare del secondo dopoguerra.
L’esposizione è articolata in due sedi distinte, la preesistente CASA-MUSEO e la SEDE CIVICA.
La CASA-MUSEO è un’abitazione privata che racchiude il nucleo originario della collezione PassaTempo. Gli oggetti sono esposti e organizzati per argomento, in modo tale da ricostruire fedelmente alcune situazioni tipiche della storia italiana: l’officina, l’emporio, il salotto buono, il bar del Giambellino.
La SEDE CIVICA è collocata in un edificio ottocentesco che per 120 anni ha ospitato le scuole del paese. Gli oggetti sono esposti in zone tematiche, lungo il percorso espositivo si integrano proiezioni multimediali.
Il piano terra ospita la collezione permanente di oggetti del Novecento, uno spazio dedicato alla Olivetti, la ricostruzione di un’aula scolastica e di alcune botteghe d’epoca. Al primo piano sono allestite le mostre temporanee che approfondiscono tematiche legate alla storia del costume italiano.

Il Museo del Bottone a Santarcangelo di Romagna
Vuole raccontare la storia politica, di costume e sociale dell’umanità, attraverso la simbologia dei bottoni, che si potevano comperare nelle botteghe di merceria o nelle modisterie, da fine 1800 al 2020.
I bottoni del 1900 che si vendevano nelle mercerie, dai più poveri a quelli per ostentare la ricchezza, raccontano la trasformazione dei modelli e dei materiali nell’arco di cento anni ed il modo in cui gli avvenimenti sociali, politici e di costume hanno inciso sia sulla produzione sia sul consumo dei bottoni. La maggior parte dei bottoni di questo settore proviene dal negozio della Famiglia Gallavotti, che si ottenne negli anni 20 rilevando un vecchio bazar chiuso da circa venti anni, con merce fine 1800 e primi 1900. In questo bazar vi erano, fra l’altro, un metro in legno, con timbro 1897/98, un torchietto per ricoprire bottoni di stoffa, con le molle delle matrici a vista, del 1880 circa e una parete di bottoni fine 1800 primi 1900, in stile liberty ed art decò, che disegnava oggetti di uso comune. Molti di questi bottoni hanno la simbologia di invenzioni o avvenimenti avvenuti nella società. Nel magazzino si sono aggiunte negli anni le rimanenze di bottoni del negozio.
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