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Canova scultore e imprenditore di Possagno

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Messaggio Da Cavallo Pazzo Oggi alle 11:26

Siamo nell’est del Veneto. A Possagno. Un paese piccolino. Ordinato. Grazioso. E’ qui che le greggi due volte l’anno pascolano nei prati vicini al centro cittadino. Questa potrebbe essere la ragione del suo nome “poss” che unito ad “agno” significa: la pozza dell’agnello. Dal neolitico o dall’eneolitico non si sa bene, ma questi potrebbero essere i periodi a cui ricondurre la prima umanità che da queste parti circolava.

Chissà.

La storia è di certo importante, scavare nella memoria è fondamentale, ma qui a Possagno mi voglio fermare in un anno preciso, in una data precisa il “1 novembre 1757”.
E’ quando nacque il padre del neoclassicismo, Antonio Canova. Proprio qui, in questo lembo di Veneto, in una lingua di terra pianeggiante che indirizza lo sguardo verso l’alto, sotto il Massiccio del Grappa.

Dimora, culla, casa natia, luogo in cui rigenerarsi. Era tutto questo Possagno per Antonio Canova. Anche trasferitotisi a Roma, era sempre qui che tornava. Ed era sempre una festa per i suoi concittadini riaverlo a casa, una festa che celebravano ogni volta in pompa magna. Anche lui non era da meno. Canova amava profondamente la sua terra e la sua gente. Destinava ogni anno a 3 fanciulle, una dote affinché potessero esser prese in moglie.
Ma Possagno, per Canova rappresentava anche il suo amato nonno Pasino, abile scalpellino e capomastro, che gli insegnò i primi rudimenti del mestiere. Fu lui a fargli da padre, vendette le sue terre per farlo studiare, ma il Canova quando divenne “IL CANOVA” gliele riacquistò!

Se vuoi innamorarti di Possagno, come lo fu il Canova, ti offro due dritte:
Gypsoteca e Tempio Canoviano!

La Gypsotheca canoviana è una parte del Museo Canova, insieme alla Casa Natale dello scultore e alla Biblioteca. Vi sono contenuti i modelli in gesso e i bozzetti in argilla dello scultore neoclassico, nonché alcuni dei suoi quadri e disegni.
Tra le tantissime opere originali come Ercole e Lica, il monumento funebre ad Antonio Alfieri, Teseo e il Centauro. Sono tutte riconoscibili come originali perché hanno ancora i chiodini in ferro che ne permettevano le repliche.
Chiodini? Ebbene si!
Vi svelo il segreto.
I garzoni di bottega puntellavano il gesso realizzato dal maestro e poi prendevano le misure tra un chiodo e l’altro attraverso un particolare strumento che, posizionato sul pezzo di marmo, permetteva di intervenire sul punto esatto mantenendo distanze e proporzioni. In questo modo si poteva replicare il pezzo.
Il Canova, non era solo un abile scultore, ma era un vero e proprio imprenditore di stesso! Conservando la scultura in gesso, quella in marmo poteva essere replicata nei minimi dettagli su richiesta. Soprattutto, in questo modo la scultura poteva essere realizzata dalla sua bottega e lui poteva limitarsi alla finitura finale.
Il gesso, insomma, era una sorta di campionario, oltre che l’unica scultura realizzata interamente dalle mani dell’artista e, per alcuni, la vera e propria opera d’arte originale.

La casa natale di Antonio Canova è proprio lì. Nello stesso complesso in cui ti trovi ora ad ammirare gli illustri gessi. Esci, attraversa il giardino, ma fai attenzione, alcune delle piante che vedi, furono volute dallo stesso Canova, in particolare i pini, forse un ricordo di Roma. La casa è una struttura del Seicento ampliata e restaurata dallo stesso artista con i soldi guadagnati a Roma.
Al suo interno si possono vedere non solo le sale dedicate alla vita quotidiana, come la cucina, ma anche dipinti, disegni, bozzetti e statue che ripercorrono la vita dell’artista.
Ci sono inoltre strumenti, ritratti, mobili di inizio ottocento e abiti, come quello indossato da Canova durante la posa della prima pietra del Tempio Canoviano. Un vero e proprio dietro le quinte di uno degli scultori più importanti di sempre.

Non si può pensare a Possagno senza aver dinanzi agli occhi il Tempio Canoviano. Gambe in spalla, attraversa la strada, goditi l’aria frescolina dell’Alta Marca Trevigiana, sali le scali ed entra. Non sei nel Pantheon di Roma, tranquillo!

Canova non vide mai il Tempio, da lui progettato, completato e fu suo fratello a seguire i lavori fino all’ultimo intervento del 1832. Oggi sono sepolti insieme al suo interno, anche se il cuore dell’artista si trova nel monumento funebre ospitato nella Basilica dei Frari e la mano destra, invece, all’Accademia, entrambe a Venezia.

Il Tempio si basa su un concetto pagano, così come la pala della Deposizione di Cristo realizzata dallo stesso Canova: Dio è sole. E non lo è solo all’interno del quadro, ma anche all’interno della chiesa, quando a mezzogiorno esatto entra dalla finestra sulla cupola illuminando l’altare.

Buona Possagno

Fonte FuoriPorta

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