Spagna e Portogallo
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Spagna e Portogallo
Di Aldo Pastorino
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Il nostro viaggio è cominciato il 5 giugno e fin dal primo momento abbiamo deciso che non ci andava di scapicollarci e di percorrere quotidianamente centinaia di chilometri.
Abbiamo scelto di gustarci il viaggio, regalandoci una sosta ogni volta che ne sentivamo la voglia e svolgendo le nostre visite in tutta tranquillità.
Alla fine dei conti questo ha voluto dire che un viaggio di circa 7.000 chilometri ci ha portato via la bellezza di sei settimane. Ma siamo pensionati, ce lo possiamo permettere e quindi ne approfittiamo.
In linea di massima non abbiamo utilizzato strade con pedaggio ne’ in Spagna ne’ in Portogallo. Le strade a percorrenza gratuita sono in ottimo stato e consentono di tenere una buona media. Nessun problema per i rifornimenti di carburante, decisamente più economico in Spagna, anche rispetto all’Italia, e un po’ più caro in Portogallo.
Pur cucinando nel camper la maggior parte dei pasti, non abbiamo disdegnato l’offerta dei ristoranti locali che, soprattutto in Portogallo, si sono rivelati convenienti e con cibo di ottima qualità, soprattutto per chi ama il pesce. Per la Spagna valgono, più o meno, le stesse considerazioni, soprattutto se si evitano i posti troppo turistici.
Solamente qualche consiglio: in Galizia, o in generale in Spagna, bisogna assolutamente provare il Pulpo a la Gallega, semplice e sopraffino. Come già detto, in Portogallo si mangia pesce, ma la parte del leone la fa il baccalà, sempre preparato con cura e in porzioni molto abbondanti. Per i dolci dirò solo di provare i Pasteis de Nata, tipico dolce di Lisbona (ma lo si trova anche altrove) costituito da un soffice contenitore di pasta sfoglia e un ripieno di sublime crema.
Abbiamo utilizzato le guide della “Lonely Placet” (un po’ scadute nella qualità) per la descrizione delle cose da vedere, “Camper Stop” per la ricerca delle aree di sosta (in genere poco fruttuosa), la guida Michelin “L’Europa in camper” e “Eurocamping” per trovare i campeggi.
“Camper stop” del 2008 si è rivelato di scarsa affidabilità, mentre la guida Michelin nel riportare l’indicazione di qualche area di sosta ne omette frequentemente l’indirizzo.
Sul nostro itinerario abbiamo trovato poche aree di sosta attrezzate e segnalate. In Spagna il campeggio selvaggio è proibito, mentre in Portogallo abbiamo riscontrato una buona tolleranza. Tolleranza che temiamo durerà poco, visto il cattivo comportamento di molti colleghi camperisti che, una volta arrivati si sistemano come se fossero a casa loro, con tavoli, veranda, sdraio e fornelli. Un comportamento del genere determinerà sicuramente una riduzione della piacevole tolleranza riscontrata.
Tutti i costi dei campeggi indicati sono per un camper di sei metri, due persone e allacciamento elettrico. In Portogallo i campeggi della Catena Orbitur praticano uno sconto ai clienti over 60. Conviene approfittarne.
Ecco il nostro itinerario:
Torino – Ventimiglia – Nizza - Villeneuve Leubet (301 km tutti di autostrada).
Sostiamo anche perché ne abbiamo abbastanza di viaggiare sotto la pioggia e poi vorremmo fare una puntata a Grasse.
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Troviamo il campeggio Park des Maurettes (N 43° 37' 52" E 07° 07' 42"), a un centinaio di metri dal mare con attraversamento di ferrovia (sottopassaggio) e di una strada abbastanza trafficata.
Il campeggio è bello, con servizi in buone condizioni e puliti. Se ci fosse stato il sole potremmo anche dire se è ben ombreggiato. Unico lato sfavorevole è il costo, 26 euro che ci sembrano tanti, ma non abbiamo ancora scoperto quanto costano in Spagna.
Villeneuve Loubet – Grasse – Palavas les Flots (355 km di autostrada).
Una volta entrati in Grasse imprechiamo non poco prima di trovare un posteggio che non sia troppo lontano dal centro.
Dopo la visita ci rimettiamo in strada fino a Palavas les Flots, dove fatichiamo un po’ a trovare l’ingresso dell’area attrezzata Halte Camping Car (N 43° 31' 50" E 03° 55' 19") anche perché le indicazioni di Camper Stop non si riferiscono all’ingresso, le nostre invece sì.
L’area si affaccia sul porto turistico e offre servizi un po’ da caserma e allacciamento elettrico (16 euro).
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Villeneuve Loubet - Sigean – Leucate (157 km).
Approfittiamo dell’occasione per visitare la Reserve Africaine de Sigean, una specie di zoo all’aperto dove gli animali vivono in semilibertà (27 euro a testa, ma ne vale la pena). Una bella visita, allietata da un temporale scrosciante che ci costringe a rifugiarci nel camper per una buona ora, poi il tempo migliora e terminiamo la visita sotto una piacevole pioggerellina, di quelle che si infilano dappertutto.
Cerchiamo inutilmente l’area di Leucate indicata da Camper Stop, non la troviamo, o, forse più semplicemente, non esiste.
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Ripieghiamo sul Camping Municipale Coussoules (N 42° 56' 34" E 03° 01' 53"), raggiungibile con una stretta stradina e piazzato in mezzo alla laguna. Accoglienza e strutture abbastanza semplici, ma le piazzole sono larghe e ben delimitate da siepi.
Il prezzo (10 euro) lo rende ancora più gradevole
Leucate – Barcellona (228 km di autostrada).
La guida Michelin indica la presenza di un’area di sosta in città, ma l’indirizzo che fornisce è sbagliato.
Fidandoci del naso e dell’istinto giriamo fino a quando non arriviamo in Calle del Taulat, dove in un grande parcheggio c’è un’area riservata ai camper con servizi spartani in container e allacciamento elettrico. Il prezzo è un po’ alto (30 euro per 24 ore) ma siamo in città e l’alternativa è uno dei campeggi che si trovano negli estremi sobborghi e che non costano sicuramente di meno.
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Decidiamo di fermarci qua, al Parking Forum (N 41° 25' 01" E 02° 13' 30").
Di fronte all’ingresso c’è la fermata del tram T4 che porta verso il centro, il biglietto di corsa semplice si compra alla macchinetta, si scende alla fermata Marina e poi con una camminata di mezzora si arriva a piazza Catalunya.
Ceniamo in un bar di tapas.
Barcellona – Tarragona – Els Muntells – Peňiscola (278 km).
Nessuna possibilità di posteggiare a meno di cinque chilometri dal centro di Tarragona, così proseguiamo alla ricerca dell’area di sosta di Els Muntells, alla foce dell’Ebro, segnalata dalla guida Michelin e che troviamo non senza difficoltà.
L’area esiste, ce ne dà la prova la targa commemorativa della sua inaugurazione, un cartello con l’indicazione del costo e una fila di lavandini.
Peccato che lo spiazzo sia stato asfaltato di recente e attualmente è circondato da un bel gradino alto una ventina di centimetri che ne impedisce l’accesso.
Proviamo a chiedere in giro alle poche persone che incontriamo, ma nessuno ne sa nulla. Peccato perché sarebbe un bel posto, isolato (forse un po’ troppo) e selvaggio.
Proseguiamo per Peňiscola dove ci sistemiamo al Camping Ferrer (N 40° 21'46" E 0° 23' 44" ) con servizi belli e comode piazzole (20 euro).
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Peňiscola – Valencia (166 km).
Ci indirizziamo direttamente verso il campeggio Devesa Gardens in Carretera del Saler Km 13 (N 39° 19' 23" W 0° 18' 35"). Piazzole ampie e servizi puliti, quello che si dice un bel campeggio e, soprattutto, quasi spopolato (30 euro).
Siamo lontani dal centro ma di fronte all’ingresso c’è una fermata del bus che in una trentina di minuti ci porta in centro città. Ovviamente lo stesso vale per tutti gli altri campeggi della zona.
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Valencia è una città graziosa, ma fortemente penalizzata dal confronto con Barcellona.
Vale la pena di visitare l’Oceanographic, un acquario semplicemente fantastico, mentre le altre attrazioni de la Ciudad de las Artes y las Ciencias passano un po’ in secondo piano (ingresso all’acquario, all’Hemispheric e al Museo della scienza 32 euro, a testa!)
Valencia – Cuenca (230 Km).
Ci dirigiamo verso Madrid, che abbiamo deciso di non visitare e ci fermiamo a Cuenca, una graziosa cittadina che merita una mezza giornata di sosta e una passeggiata su e giù per le ripide stradine martellate da un sole crudele.
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Ci fermiamo al Camping Cuenca, sulla strada per Tarragete (N 40° 07' 37" W 2°08' 31") molto, molto bello, ben ombreggiato e con servizi nuovi e principeschi (23 euro).
Cuenca – Toledo (197 km).
Puntiamo direttamente sul Camping El Greco, in località Puebla de Montalban (N 39° 51' 59" W 4° 02' 51"). Una bella sistemazione in ampie piazzole comode per le manovre; sarebbe meglio se ci fosse un po’ più di ombra, ma resta comunque un ottimo campeggio (30 euro).
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Volendo affrontare il sole impietoso si potrebbe anche raggiungere il centro città a piedi, ma bisognerebbe essere dei masochisti.
Appena fuori dal campeggio c’è la fermata del bus 72 (uno ogni ora) che ci scarica proprio di fianco all’Alcazar da dove iniziamo la visita percorrendo le sue stradine ripide e assolate.
Un’ottima soluzione per il pranzo è il Bar Ristorante Santa Fè, nella via omonima e a due passi da Plaza Zocodover.
L’ambiente è modesto, ma il cibo è buono con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Toledo – Cordoba (349 Km).
Il benvenuto ci viene dato da un pannello che indica la temperatura: 43 gradi!
Ci affanniamo nella ricerca dell’area di sosta indicata dalle nostre guide, ma senza successo. L’unica possibilità è data da un posteggio a pagamento vicino a Porta Sevilla, ma il pensiero delle lamiere del camper arroventate dal sole ci fa optare per il Camping Brillante, in avenida Brillante n.50 (N 37° 54' 02" W 4° 47' 06"), una sistemazione un po’ scomoda per le manovre e con i servizi abbastanza lontani (30 euro).
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Per raggiungere il centro bisogna uscire dal campeggio, girare a sinistra e procedere per qualche centinaio di metri, fino al distributore ELF, di fronte al quale c’è la fermata del bus n. 9 (attenzione: la fermata non è quella su Avenida Brillante, ma quella nella viuzza dietro l’angolo). Il biglietto, come sempre, si fa a bordo e si scende a Porta Sevilla da dove è facile raggiungere la Mezquita e il quartiere della Juderia.
Cordoba – Granada (207 km).
Il traffico è intenso e la situazione non migliora in conseguenza dei lavori per la metropolitana leggera in costruzione. Cerchiamo il Camping Sierra Nevada, ma non riusciamo a trovarlo, nonostante l’aiuto del Tom Tom.
Solo dopo aver girato per più di un’ora ce lo troviamo di fronte, quasi per caso. Ma la via non si chiama Calle Madrid, come indicato dalle guide. Quei mattacchioni dell’amministrazione municipale di Granada hanno cambiato il nome delle vie e l’attuale indirizzo del campeggio è Avenida Juan Pablo II n. 23 (N 37° 11' 53" W 3°36' 41").
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L’accoglienza è molto cordiale e ne approfittiamo facendoci prenotare la visita all’Alhambra.
Ci sistemiamo in una confortevole piazzola (30 euro).
Uscendo dal campeggio, a una trentina di metri sulla sinistra, ci sono le fermate dei bus 3 e 33 che portano in pochi minuti alla zona della Cattedrale. Da qui si può proseguire con un altro bus, di dimensioni ridotte, per arrivare all’Alhambra.
Granada – Malaga – Tarifa – Zahara de los Atunes (325 km).
La Costa del Sol, Malaga inclusa, è il classico esempio di come non si dovrebbe gestire l’urbanizzazione delle aree marine. Il cemento regna su tutto.
Attraversiamo in fretta quartieri di villette a schiera e orribili condomini alla ricerca di località più tranquille e vivibili. Tagliamo via anche Tarifa, troppo animata per i nostri gusti e approdiamo a Zahara de los Atunes, una cittadina che, per il momento, pare essersi salvata dalle colate di cemento, ma che già mostra, nei quartieri un po’ scostati i primi sintomi della sua rovina.
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Il Camping Bahia de la Plata si trova a un paio di chilometri dal centro e si affaccia direttamente sul mare ( N 36° 07'23" W 5° 50' 08"), peccato che il personale sia scorbutico e che il prezzo sia decisamente esagerato in confronto ai servizi offerti (32 euro).
Ceniamo ottimamente al bar ristorante Cerro Currita, dietro le rovine del castello, sulla spiaggia a sinistra.
Zahara de los Atunes – Cadice - El Puerto de Santa Maria (84 Km).
Oltrepassiamo Cadice senza fermarci e approdiamo in questa tipica cittadina di mare.
Il Tom Tom ci conduce senza errori fino al Camping Playa las Dunas (N 36° 35' 15" W 6° 14' 27"), molto grande, molto bello e vicino alla spiaggia, una distesa sconfinata di sabbia (23 euro).
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Visitiamo la cittadina e la cantina Osborne, uno dei più rinomati produttori di Xeres.
Per la cena ci affidiamo a Romerijo (plaza de la Herreria) che ci sollazza con dell’ottimo polipo alla gallega e con una gigantesca frittura di pesce.
El Puerto de Santa Maria – Siviglia (84 Km).
Secondo le indicazioni di Camper Stop ci dovrebbe essere un’area con sosta autorizzata, quello che troviamo è un piazzale recintato con un enorme cartello che recita che 24 ore di sosta costano più di novanta euro. Ci spaventiamo e ci infiliamo nuovamente nel traffico caotico che oltre a essere complicato da numerosi sensi unici si giova anche del passeggio di calessi tirati da cavalli che viaggiano in mezzo alla strada alla velocità, appunto, dei cavalli che passeggiano.
Ci rifugiamo nella cittadina di Dos Hermanas, a una quindicina di chilometri dal centro, dove siamo accolti dal Camping Villsom (N 37° 13' 38" W 5° 56' 11"), ben ombreggiato, con servizi nuovi e piscina. C’è persino la rete Wi Fi gratuita, ed è la prima volta che la troviamo (21 euro).
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Andare in centro non è proprio facile, bisogna uscire dal camping, girare a sinistra e dopo circa cinquecento metri e due incroci abbastanza trafficati si arriva alla fermata del bus M 132 che, in una mezzora, ci porta Plaza de Espaňa, nel centro di Siviglia.
Sotto un sole che non perdona visitiamo l’Alcazar e la Giralda e poi ci perdiamo per le vie del vecchio quartiere ebraico.
Siviglia – Tavira – Silves (285 chilometri).
Finalmente entriamo in Portogallo.
Facciamo una gradevole passeggiata per Tavira, dopo aver lasciato il camper nel posteggio a pagamento sul lungomare vicino al mercato del pesce, dove, volendo e con un po’ di discrezione si può anche pernottare.
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Proseguiamo in direzione di Silves, nell’entroterra, un posticino tranquillo lontano dalle frenetiche e popolate spiagge dell’Algarve.
Con qualche difficoltà per colpa dei sensi unici posteggiamo in un’area gratuita vicino alla piscina, dove ci sono altri camper (N 37° 11' 07" W 8° 26' 42").
Ceniamo da U Monchiquerio, sul lungofiume e vicino al mercato municipale, che non ci delude ne’ per la qualità, ne’ per il prezzo.
Silves – Sagres (85 Km).
Siamo di fronte all’Atlantico, spazzato dal vento del quale gioiscono gli appassionati di wind surf.
Posteggiamo nell’area di sosta tollerata proprio di fronte all’oceano (N 37° 00' 25" W 8° 56' 22") e ci lanciamo nella ricerca del camper service segnalato dalle nostre guide. Non lo troviamo, o non esiste o siamo degli imbranati.
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Dopo la visita a Cabo de Săo Vicente ci piazziamo nel Campismo Orbitur (N 37°01' 33" W 8° 56' 47"), in una bella pineta ombreggiata, ma con servizi un po’ malandati (16 euro scontati).
Sagres – Cabo Săo Vicente – Aljezur – Cabo Sardăo – Puerto Covo – Sines
(176 km).
Ripetiamo la visita a Cabo de Săo Vicente e a Sagres, poi procediamo.
Cabo Sardăo è spettacolare e ci si potrebbe fermare per la notte, ma il posto è isolato, non c’è nessuno e non ci fidiamo.
Ci dirigiamo verso Puerto Covo il cui campeggio dovrebbe avere accesso diretto alla spiaggia. Non l’avessimo mai fatto! Il campeggio si rivela essere qualcosa a metà strada tra un campo nomadi e un campo profughi della striscia di Gaza.
Affollato oltre ogni limite, con stradine strette che rendono difficoltose le manovre e il passaggio. Scappiamo disperati e incazzati.
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Dopo un po’ di girovagare approdiamo al Campismo Săo Torpez a Sines, nel quale arriviamo solo grazie al Tom Tom (N 37°54' 42" W 8° 47' 40"). Più che un campeggio è un villaggio di bungalow, comunque ci sistemiamo in un’area, un po’ trascurata, tra gli eucalipti (14 euro).
Sines – Mertola – Beja (202 Km).
Mertola è una cittadina, arroccata su di una collina, che merita una visita. Bisogna però mettere in conto le stradine in salita e un caldo soffocante.
Beja, un po’ defilata, nasconde un fascino particolare. A parte il Convento de Nossa Senhora da Conceçao, che da solo merita la deviazione, le stradine tranquille e la splendida Praça da Republica non possono mancare di affascinarci.
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I servizi del Campismo Municipale (N 38°00' 27" W 7° 51' 44") sono un po’ malandati ma funzionanti. Wi Fi gratuita (11 euro).
Con qualche manovra riusciamo a sistemarci all’ombra.
Ceniamo alla Casa de Pasto “A Pipa”, Rua da Moeda 8, la prima traversa a sinistra arrivando in Praça da Repubblica. Il locale è modesto ma mangiamo un’ottima cena pagando 25 euro, compreso il vino in bottiglia.
Beja - Monsaraz – Evora (149 Km).
Sempre e solo per chi ama le stradine in salita Monsaraz offre una bella occasione per fare una passeggiata tranquilla. Inoltre, proprio sotto le mura ci sono diversi parcheggi, uno dei quali addirittura dedicato ai caravan, che offrono la possibilità di pernottare.
Un po’ meno tranquilla, anche Evora offre delle belle passeggiate.
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L’area fuori dalle mura dispone di qualche parcheggio utilizzabile anche per il pernottamento, ma solo da chi non patisce il rumore del traffico.
Come al solito le indicazioni di cui disponiamo non sono così precise da farci trovare il campeggio al primo tentativo. In realtà il Campismo Orbitur (N 38° 33' 27" W 7° 55' 36") c’è, ed è un bellissimo campeggio in piano e ombreggiato (15 euro), ma non è a due chilometri dal centro. Qualcuno di più, ma per fortuna di fronte al cancello di ingresso c’è la consueta fermata del bus.
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Evora – Estremoz – Marvao – Castelo de Vide – Abrantes (229 Km).
Bisogna affrontare una stradina ripida e sinuosa, ma quando si arriva a Marvao si è ripagati delle fatica. I parcheggi fuori dalle mura, sono attrezzati con acqua e tavolini e, volendo, ci si può passare la notte.
Con Marvao diciamo basta ai paesini arroccati, le nostre gambe non ne possono più e poi, visto questo, che sicuramente è il più affascinante, difficilmente potremo trovare villaggi che suscitino il nostro entusiasmo.
I nostri buoni propositi vengono confermati quando entriamo in Castelo de Vide, le gambe e i piedi non sono in grado di reggere altre stradine ripide e, dopo un esile tentativo, rinunciamo alla visita.
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Ci fermiamo per la notte ad Abrantes, in località Martinchel (N 39° 32' 23" W 8° 19'08"), in un campeggio sulla riva di un lago, valido e abbastanza economico (14 euro).
Abrantes – Lisbona (152 Km).
Finalmente Lisbona!
Il primo impatto ci coinvolge in un traffico intricato, però Tom Tom ci conduce, sicuro, fino al Camping Monsanto (N 38°43' 30" W 9° 12' 27"), molto fuori dal centro al quale è collegato da un comodo, ma lento, bus. E’ un campeggio modernissimo, con piscina e piazzole delimitate, ognuna con attacco per l’acqua; il prezzo, però, è di nuovo di quelli da cardiopalma (30 euro).
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Lisbona merita un soggiorno un po’ più lungo, un po’ per le cose che ci sono da vedere e fare e un po’ per il suo intrinseco fascino.
Lisbona – Cabo de Roca – Foz do Arelho (162 Km).
Ci infiliamo in un itinerario di stradine strette e piene di curve.
Cabo da Roca non è spettacolare come Cabo de Săo Vicente o Cabo Sardăo, ma pare essere un must per tutti quelli che visitano il Portogallo.
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Lungo il percorso verso Foz do Arelho troviamo diversi luoghi dove si potrebbe pernottare, ma non ci sono altri camper e non ci fidiamo a pernottare, da soli, in un posto isolato.
Proseguiamo così fin al Camping Orbitur di Foz do Arelho (N 39° 25' 47" W 9°12' 05"), ampio e rilassante (15 euro).
Foz do Arelho – Nazaré – Batalha – Figueira da Foz (140 Km)
A Nazaré c’è una grande e spettacolare spiaggia, purtroppo assediata da un numero di abitazioni in continua crescita.
Troviamo il posto un po’ troppo turistico e ci fermiamo solo per il pranzo.
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Per di più su tutto il lungomare è proibita la sosta ai camper e la cosa, mi fa, come sempre, girare i cosiddetti.
Per chi volesse pernottare qua segnalo che, subito dopo la rotonda che dà accesso alla cittadina, sulla destra c’è un piccolo campeggio.
A Batalha sono notevolmente più ospitali; qua troviamo la prima e unica area per camper del Portogallo, dove è possibile pernottare e fare camper service (N 39° 39'41" W 8° 49' 27").
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Batalha merita assolutamente una sosta, almeno di un paio di ore, per visitare il monastero, una delle costruzioni più belle incontrate in questo itinerario.
Abbiamo ancora tempo e, alla ricerca di una spiaggia, ci spingiamo fino a Figueira da Foz, dove troviamo uno splendido Campeggio Orbitur (N 40° 07' 06" W 8°51' 23" ) con accesso diretto alla spiaggia e servizi nuovi e pulitissimi (15 euro).
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Figueira da Foz – Aveiro – Porto (157 km).
Sostare ad Aveiro non è facile, ci sono solo posteggi a pagamento, per un massimo di due ore e non se ne trovano di liberi.
Ci fermiamo quel tanto che basta per fare una passeggiata e per pranzare da O Legado da Ria, una piccola trattoria in Praça do Peixe, vicino al mercato del pesce, dove ci uccidono con una grigliata di pesce, preceduta dalle patanische (frittelle di patate e baccalà) e un piatto di polipo in salsa verde. Ci alziamo da tavola con 50 euro in meno ma con lo stomaco e lo spirito esultanti.
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La sistemazione più vicina a Porto si trova nel sobborgo Maddalena, a una dozzina di chilometri, dove ci piazziamo nel Campeggio Orbitur (N 41° 06' 28" W 8° 39' 20").
Non ci sono piazzole, ma non c’è nemmeno troppo disordine e c’è la Wi Fi gratuita (15 euro).
Piove e pioverà anche il giorno dopo quando visiteremo la città.
Porto – Santiago da Compostela (248 Km).
Diamo l’addio al Portogallo dopo aver fatto scorta di Porto e di Ginja, un liquore all’amarena dolce e squisito.
Entriamo in Santiago e, quasi senza problemi, arriviamo in Calle 25 Luglio dove ci sistemiamo nel Camping Cancelas (N 42° 53' 22" W 8° 31' 26"), in un’area terrazzata con buona ombra e buoni servizi (31 euro, i prezzi non sono più quelli portoghesi).
Siamo a un paio di chilometri dal centro e si può scegliere tra il bus e andare a piedi, noi andiamo a piedi ed è una passeggiata poco faticosa.
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Di fronte alla Cattedrale assistiamo all’arrivo di qualche pellegrino che ha terminato il suo viaggio, con i piedi che strisciano per terra e le gambe dolenti.
Santiago de Compostela – Ancoradoiro – Estorde – (114 Km).
Ci dirigiamo verso la Galizia e le sue scogliere tempestate dall’Atlantico.
Le strade non sono molto agevoli, ma si procede.
A una settantina di chilometri da Santiago ci fermiamo nei pressi del Camping Ancoradoiro, dove troviamo un’area pic nic con una piazzola (N 42° 45' 28" W 9°06 40") nella quale si potrebbe pernottare avendo a poca distanza una doccia sulla spiaggia.
La spiaggia è ampia, bella e disabitata. Peccato che il vento sconsigli le attività marine.
Per noi è presto per fare sosta, pranziamo e ripartiamo verso Fisterra.
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Ci fermiamo sette chilometri prima di arrivare per sostare al Camping Ruta de Finisterra (N 42° 56' 39" W 9° 13' 12"), un complesso molto bello, ombreggiato e pulito (25 euro).
Basta attraversare la strada per arrivare alla spiaggia.
Estorde – Cabo Fisterra – Muxia – Burela (308 Km).
A Cabo Fisterra incontriamo un pullman carico di turisti italiani che si esibiscono orgogliosi in una serie di volgari ovvietà.
Siamo nel punto in cui i pellegrini per tradizione vengono a bruciare le scarpe con le quali hanno percorso la Via Lattea.
Volendo ci sarebbe la possibilità di pernottare, quantunque senza alcun servizio.
Proseguiamo fino al villaggio di Muxia, dove mettiamo, senza poi pentircene, le gambe sotto al tavolo di uno dei tanti ristorantini che si affacciano sul mare.
Da adesso in poi il percorso diventa un po’ noioso, forse anche perché siamo sulla via del ritorno.
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Ci fermiamo Burela, in un’area attrezzata in Calle Real con possibilità di carico e scarico (N 43° 39' 11" W 7° 21' 31").
Burela – Puente Viesgo – Isla (398 Km).
Nell’impossibilità di visitare le grotte di Altamira, chiuse al pubblico, ci accontentiamo dei quelle di Puente Viesgo, con qualche graffito.
Ormai siamo sulla via del ritorno e ci spingiamo fino a Isla, dove, scendendo per una ripida stradina arriviamo al campeggio Playa Arena (N 43° 30' 10" W 3° 34'32"), sulla spiaggia, ma un po’ incassato tra le scoscese rive (28 euro).
Isla – Pamplona – Roncisvalle – Pau (411 Km).
Siamo a Pamplona nel primo pomeriggio, oggi è il giorno di S. Firmino, culmine della festa, ma la corsa dei tori c’è già stata stamattina e per vedere qualcosa bisognerebbe fermarsi fino a notte inoltrata per il funerale.
C’è andata male, ci siamo fermati troppo in Portogallo e questa è la prova che anche la lentezza ha i suoi demeriti.
La strada che attraversa i Paesi Baschi e che passa per Roncisvalle è stretta e piena di curve. Incontriamo qualche pellegrino che ha appena iniziato il suo viaggio.
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Arriviamo a Pau e troviamo subito Place Verdun, con un parcheggio dove i camper possono pernottare. Impieghiamo un po’ a capire com’è la situazione, perché domani ci dovrebbe essere mercato e per di più la città è attraversata dal Tour de France, poi ci sistemiamo nel lato Nord della piazza, dove siamo presto raggiunti da altri camper (N 43° 17' 55" W 0° 22'33").
Pau – Carcassonne - Sisteron (703 km).
A Carcassonne e ci troviamo immersi nel turismo di massa.
Senza problemi ci sistemiamo nell’ampio piazzale riservato ai camper e dotato di carico e scarico. Elemento negativo è il prezzo: cinque euro per le prime sei ore, poi un euro all’ora, ma se si dichiara di aver perso il ticket ce la si cava con un forfait di venti euro.
Facciamo un giro per la cittadina medioevale, sempre traboccante di chiassose famigliole che trascorrono la maggior parte del proprio tempo sedute ai tavolini dei ristoranti o delle gelaterie. E’ troppo, decidiamo di scappare verso sud.
E’ un errore, non abbiamo messo in conto che oggi è il 14 luglio e tutti i francesi stanno facendo un ponte di quattro giorni.
Non troveremo posti per dormire, ne’ nei campeggi ne’ nelle aree attrezzate.
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Decidiamo di fare una tirata per tirarci fuori dal casino e all’una di notte arriviamo a Sisteron, dove parcheggiamo in una piazzetta già satura di camper (N 44° 12'00" E 5° 56' 38").
Sisteron – Torino (242 Km).
Siamo a casa.
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