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Messaggio Da Camperfree Lun 04 Mar 2013, 08:23

VIAGGIO A SAMARCANDA 26 LUGLIO / 26 AGOSTO 2012 ORGANIZZATO DA
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DIARIO DI SILVIO VEREA 2012

I compagni di viaggio:
1 – FABRIZIO, MICHELA, GAIA, JOY
2 – MASSIMO, MIRELLA
3 – ROSARIO, GIOVANNA, RITA (NIPOTE)
4 – UGO, GIANNA
5 – RAFFEALE, SILVIA
6 – CLAUDIO, ANGELA
7- SILVIO, ENRICA, LAURA, SISSI
8- ENZO, OREANA, FANNY
9 – RENZO, MARINA, LELLA
28.7.2012 ore 13 (locali)

Siamo a circa 150 km da Istanbul, in un posto di ristoro. Fa caldo, 37°.
Siamo in viaggio da stamattina alle 6, ora in cui siamo partiti dal campeggio di Sofia, quello solito delle “puttane” dell'anno scorso in cui siamo arrivati ieri verso le 20.15 (ora locale).
Scrivo ora perchè a dire il vero non ho avuto voglia di farlo prima, troppo stanchi siamo arrivati nelle varie tappe. Tant'è che ieri sera il mio equipaggio si è ritirato praticamente appena sistemati, verso le 21.30, dopo un viaggio iniziato alle 5.30 dal Motel Plitvice di Zagabria.
Si sapeva, ma ragazzi è stata dura, soprattutto ieri prima di arrivare, un paio di coccoloni tremendi che ho fatto fatica a resistere.
Di fatto, a parte il viaggio non è che ci sia molto da raccontare, almeno fino all'Iran.
A Zagabria ci siamo incontrati in 5, i numeri 1-3-5-6-7. Massimo e Renzo ci aspettano a Sapanca dove ci dirigeremo ora e poi Enzo ci raggiungerà a Teheran, causa matrimonio della figlia proprio oggi. Lui si che si fa una bella tirata, da solo, per recuperare due giorni.
Dunque il viaggio. Tutto tranquillo, poco traffico, dogane libere e lisce. Il camper si è comportato bene e devo dire che la logistica interna non è poi così male, bagno a parte. Ma mi sono saltati due cassetti che non si chiudono più. Se tanto mi dà tanto, chissà ora della fine. Certo che 70.000 Euro e trovarsi coi cassetti per terra! Anche il super navigatore “europeo” una bella schifezza, tanto che a un certo punto ho dovuto accendere il mio Becker da 150 Euro. Tutta esperienza, non mi cuccano più con la storia della qualità, più spendi più qualità. Tutti allo stesso livello, anzi, il mio vecchio Chausson era più affidabile, almeno nella mobilia.
L'incontro con i compagni di viaggio è stato ok, anche quelli nuovi che hanno preso il ritmo.

Va bè, ora chiudo, ho ancora 15 minuti di pausa. Con Enrica tentiamo di mantenere la dieta Dukan e per ora ce la facciamo. Intanto abbiamo rifornimenti di cibo apposito enormi e poi vedremo quanto resisteremo a un bel piatto di pasta di Giovanna. A livello spesa, regolare, siamo riusciti a non spendere contanti, così ci restano per dopo la Turchia. A presto (ora che ho rotto il ghiaccio).
Siamo arrivati a Sapanca verso le 17 e allora, col permesso di Fabrizio, ovviamente, il mio equipaggio si è staccato per andare a vedere la cittadina e il lago. L'idea, mia, era di farmi un bagnetto, ma non è stato possibile, il lago non aveva rive balneabili almeno in città. Abbiamo fatto allora un giretto sul lungolago: sembrava proprio una cittadina sulla riva del Garda. Ristorantini lungo la riva, passeggiata, casette intorno e bimbi con mamme. Avevo una fame tremenda ed ero proprio stanco: ci siamo fermati a un baretto e mi sono trangugiato un'omelette tra i borbottii di Enrica che non riusciva a capire la mia fame. Dopo un'oretta, abbiamo ripreso il camper e ci siamo diretti verso l'area d sosta lungo l'autostrada. Lì abbiamo ritrovato il gruppo e Massimo con Mirella, Renzo e Marina. Baci e abbracci, erano ad aspettarci dalle 13. Due chiacchiere in gruppo, poi noi con l'equipaggio 6 (Claudio e Angela) siamo andati al self-service del posto dove abbiamo mangiato bene, come ci ricordavamo. La sera due chiacchiere ancora in gruppo e ora, alle 22.40 ci siamo ritirati: domani sveglia alle 5 per partire alle 7. Ora proverò la doccia del camper...

29 luglio
Sì, devo ammettere che ho fatto una splendida doccia. Nonostante i timori per il bagno piccolo e per il sistema a”paratie” di plastica, ho fatto presto e bene. Il mattino siano dunque partiti per avvicinarci alla frontiera con l'Iran. Pura tappa di trasferimento, dodici ore di viaggio, dalle 7 alle 19 e passa, per 810 km circa, con due ore in totale di pausa. Ma meno stancante degli altri giorni, un colpettino di sonno appena accennato: il riposo notturno ha aiutato. Ora siamo in una stazione scalcagnata di benzina, senza benzina, lungo la strada. Vento e un'arietta frizzante che stanotte si dormirà benissimo. Dopo cena rigorosamente dietetica (salsiccette di pollo e verdura in salamoia), ci siamo riuniti col gruppo a fare due chiacchiere, piacevole come al solito. Domani partenza alle 7 e una tappa di meno di 600 km per arrivare a un campeggino prima del confine. Il camper OK, ma che fatica in salita, anche con salitine appena accennate.

30 luglio
Anche oggi tappa di puro trasferimento, partenza alle 7 e arrivo a Dougabayazi, a 40 km dall'Iran, alle 17.30. Viaggio tranquillo, strade decenti e in rifacimento, men at work dappertutto, tranne il tratto finale con buche sparse qua e là, un paio le ho beccate in pieno, senza danni per fortuna. La cosa più difficile è stato l'attraversamento della cittadina, un caos tremendo, gente che camminava in mezzo alla strada, traffico infernale e macchine parcheggiate ovunque con i nostri bestioni passare a distanza di millimetri. Eppure è una cittadina. Pare che Teheran sia molto molto peggio, perfino di Amman e Il Cairo, il che è tutto dire. Comunque ci inerpichiamo per una salita e arriviamo al campeggio, sotto un castelletto di una certa importanza, dicono, che pare un monastero.
Ad attenderci troviamo Ugo e Gianna che ci hanno preparato un brindisi di benvenuto. La sera per un paio d'ore è scesa una pioggia fitta, fa fresco, circa 18 gradi. A cena siamo andati nel localino del posto, insieme a Claudio e Angela (n. 6). Una specie di spezzatino, gustoso ma niente di speciale, con insalata mista e riso (che non ho mangiato). Ora a nanna che domani alle 8 dobbiamo essere alla frontiera. In Iran ci aspetta una differenza di + 1h 30' mai sentito spezzare i fusi orari.
Piccolo accenno a Sissi che come al solito ha paura di tutto e di tutti. Stamattina aveva la coda fra le gambe che non ha mollato neppure per fare pipì, bagnandosela. Poi tutto il giorno non ha mangiato ed è stata rintanata nel camper. Solo dieci minuti fa ha preso coraggio, ha mangiato ed è uscita a fare pipì. Boh! Sveglia alle 4, vado a nanna. P.S.: Niente colpi di sonno oggi, merito di un sonnellino di dieci minuti, ma intensi, che sono riuscito a fare a pranzo.

31 Luglio ore 20.45 (iraniane)
Stamane sveglia (mia, nel senso che io metto la sveglia almeno mezz'ora prima di Enrica) alle 4 per partire alle 5.30 locali. Abbiamo dormito bene, con il sacco a pelo a coprirci. Dopo circa 40 km siamo arrivati alla frontiera e dopo i primi passaggi veloci, i doganieri turchi hanno indicato il mio camper e quello di Ugo per fare un radiografia. Nessuno scherzo, proprio una radiografia in un capannone piombato con apparecchiatura a raggi x, con aggiunta di un controllo diretto sul mezzo.
La solita mia fortuna. Comunque, siccome non avevo nulla da nascondere, tutto è filato liscio e dopo un po' abbiamo raggiunto gli altri già al di là della sbarra iraniana. Carnet de Passage filato liscio e in battibaleno, grazie anche alla guida che ci ha evitato la tassa sul gasolio, siamo ripartiti, tutti... Non tutti, proprio tutti: al Carnet di Rosario hanno notato un errore sulla targa: da una parte c'era un numero e sulla copertina un altro... Sudori freddi. Una buona mezz'ora di attesa e poi la guida è riuscita a sbrogliare anche questo intoppo, almeno per l'ingresso: per l'uscita occorre un intervento dell'ACI di Roma. Contattata da Rosario che ha fatto rilevare l'errore madornale (ma dico, lui non poteva controllare prima?), l'ACI vedrà di sistemare. Speriamo. Rimessi in marcia verso Tabriz, ci siamo fermati a visitare lungo la strada – o quasi – un monastero, la Chiesa Nera, pare la prima chiesa cristiana armena (la zona, nel 300 d.c. era armena). Nel frattempo un piccolo assaggio del traffico locale, davvero pazzi e scatenati. Ho pure grattato le staffe del serbatoio di riserva su una cunetta, speriamo tengano, non pare un vero danno. Abbiamo attraversato un paio di cittadine e siamo giunti nel traffico infernale di Tabriz. Pare Teheran sia molto, molto peggio...
Ci siamo quindi sistemati nell'ampio parcheggio di un Hotel, nella parte alta della città, più moderna. La città, vista così di corsa, non appare molto attraente, case basse, squadrate, di mattoni, e alcune pure costruite su rocce che sembrano fangose e pronte a crollare al primo scossone (Tabriz è in una zona sismica). I cellulari non hanno campo, almeno quelli della 3. Poco fa la guida Ahmed è venuta con dei pani, di quelli piatti e ovali, caldi fumanti da distribuire ai camper. Ne abbiamo preso uno anche noi e assaggiato con ingordigia: stasera al diavolo Dukan, la tentazione è forte e cederemo. Domani partenza alle 8, si punta a Teheran.

1 agosto
Sto scrivendo dal campeggio a circa un'ora di strada da Teheran: tutti i campeggi sono situati fuori città; è una struttura piccola chiusa fra mura di cemento, con pavimento in cemento. Comunque ha docce, corrente, bagni, acqua con cisterna. Sono le 23 e siamo arrivati qui verso le 20.30 dopo un viaggio iniziato oltre dodici ore prima. Nulla di particolare da segnalare, se non il traffico caotico intorno a Teheran e fin da 60 km prima. Durante il viaggio, 230 km dopo Tabriz ci siamo diretti a visitare un mausoleo dalla cupola blu che pare sia la terza più grande cupola al mondo (qui in legno), la prima a Firenze, S. Maria, e divenuta patrimonio dell'umanità Unesco. Bella con lavorazioni bassorilievi molto interessanti, anche se in restauro, pare perenne... con fitte impalcature all'interno. Null'altro, autostrada ben fatta, in rettilineo a sei corsie, tre per parte, qualche saliscendi, di una monotonia pazzesca. Finalmente abbiamo avuto tempo la sera di quattro chiacchiere in gruppo e ora a nanna, domani giornata faticosa in giro per Teheran, in pieno ramadan: si mangia al sacco. Intanto Enzo sta arrivando e lo stiamo tutti aspettando con impazienza.

2 agosto
Stamattina alle 8 sono venuti a prenderci due pullmini, uno per il gruppo che aveva già visitato l'Iran nel 2008 e quindi andava a vedere altre cose, e uno per noi che non abbiamo mai visto Teheran. Siamo andati al museo nazionale, molto bello, uguale a tanti altri che abbiamo visto in questi paesi, ma gli mancava una parte relativa al periodo post Islam, dal 650 d.c. Apposta ha detto la guida: boh! Poi siamo andati al bazar centrale, una schifezza tipo shopping center cinese. Frutta e verdura in abbondanza, ma bar e ristorantini chiusi per il ramadan: a pranzo siamo infatti andati nel ristorante di un albergo, perchè lì funzionano sempre. Dukan rispettato: spiedini, pollo arrosto e insalata. Dopo pranzo una visita al palazzo dei cristalli, splendido, e al museo dei tappeti: ricordarsi che sotto i 40 nodi i tappeti sono di scarsa qualità. Infine il palazzo verde dello scià papà di Reza Pahlevi e il palazzo bianco del figlio appunto Reza Pahlevi, situati in un complesso con amplissimo parco a nord della città, dedicato ai palazzi reali. Bello il palazzo dello scià padre, abbastanza modesto quello del figlio, con strutture e arredi moderni. Prima di tornare a casa, un piccolo bazar tipo mercatino rionale e una foto alla famosa Y rovesciata di una piazza fuori dal centro che indica l'ingresso in città, identica a quella vista a Baku, capitale dell'Azerbaijan. Giornata stancante, ma interessante, con ritorno alle 19. Teheran è caotica, ovviamente, identica nella struttura architettonica a Damasco o Amman o il Cairo, sarò ignorante ma a me è parso così. Domani partenza alle 7.
Un ESIPODIO curioso che ci è capitato: andiamo io e la guida Mehran in farmacia ad acquistare una pomata tipo Voltaren e una benda elastica per Laura che si è storta leggermente una caviglia.
Troviamo tre dottoresse in gamba e un commesso imbranato. Ci serve lui, e stava servendo un'altra cliente. Compriamo, lui mette il tutto in una busta di plastica e torniamo in pullman. Apriamo la busta e troviamo che al posto della pomata tipo Voltaren, di quelle che applichi sulla parte dolente e rilascia un benefico calore molto forte, c'è una pomata... vaginale. A parte la sorpresa e pensare come fosse stato imbranato il commesso, il primo pensiero è stato che passi per Laura se si mette la pomata vaginale sulla caviglia, ma chissà quella poveretta che in vagina si mette la pomata di Laura, brucioreeee...!!!
Un piccolo accenno alle impressioni sulla gente del luogo. A parte gli automobilisti, tutti sono molto gentili e cordiali e fanno a gara per salutarci, anche lampeggiando con i fari delle auto o scattandoci foto durante sorpassi spericolati.

Venerdì 3 agosto
Partenza puntualissimi alle 7 diretti a 200 km dalla frontiera con il Turkmenistan. Per inciso, voglio ricordare che io mi sveglio sempre 2 ore prima della partenza, per avere il tempo di fare tutto, scarico acque nere, carico acque chiare, giro col cane – che fifone come non mai non fa la pipì manco a pagarla – preparare la colazione, s*****e l'interno del camper. Enrica la sveglio un'ora prima della partenza. Abbiamo percorso una strada molto trafficata a una media di poco superiore ai 50 km/h e data la situazione Fabrizio ha deciso di risparmiarci circa 200 km, che recupereremo domani. A 30 km dall'arrivo nel parcheggio dell'albergo prescelto, abbiamo attraversato la cittadina di Gombad Kavus dove abbiamo visitato una torre di mattoni costruita nel 1006 dc perfettamente conservata, alta 56 m con fondamenta di 12 m, destinata a mausoleo del governatore regnante dell'epoca. Molto suggestiva, anche se mi hanno detto che dentro c'era un odore di piscio tremendo, che io, ovviamente, non ho sentito minimamente per via del mio naso anosmatico. Per inciso, l'anosmia persiste, nonostante 10 giorni intensi di Aericularum, prima della partenza. Non ho però catarro e questo va già bene, anche se i motivi di questa tremenda situazione restano oscuri. Fa caldo, anche se ora, alle 21 di sera, c'è un'arietta niente male. Altro inciso, per quasi tutta la giornata ho dovuto combattere con una sonnolenza tremenda, che non mi ha fatto godere per nulla il viaggio. Non è una bella sensazione, credetemi, e piuttosto pericolosa soprattutto con macchine che ti sfrecciano a destra e sinistra e dossi continui all'ingresso e all'uscita dei paesi. Inutile mangiare o fumare, sonno, sonno e ancora sonno. Poi se ti fermi non riesci a dormire manco un poco. Boh!
Domani, per recuperare i 200 km di oggi, si parte alle 6, con conseguente levataccia alle 4... Ci volevano Paolo e Lina!

4 agosto
Stamane partenza alle 6 diretti alla frontiera turkmena. Ci siamo arrivati abbastanza presto, verso le 12.30 dopo circa 550 km. La strada è stata per alcuni tratti montagnosa, più verso la frontiera, così da permetterci di apprezzare il paesaggio suggestivo e panoramico con diverse gole e torrenti e molto verde intorno anche coltivato. Per alcuni km abbiamo anche attraversato passaggi sterrati, ma i campers hanno retto magnificamente. Arrivati in frontiera, ci siamo sorbiti 6 ore, dico ben 6 ore di controlli doganali. Alcuni per uscire dall'Iran, peggiori dell'entrata, e altri, molti altri all'ingresso in Turkmenistan. Timbri su timbri, tre ricevute per un pagamento, un sacco di carte, 150 Euro di tassa di transito e persino per la Sissi e gli altri cani abbiamo dovuto pagare una fittizia visita veterinaria di 10 Euro a testa (con una fatica tremenda a fargli accettare gli Euro, solo dollari volevano a dimostrazione che la crisi europea ha valicato i confini anche più lontani. Morale, abbiamo dovuto convertire all' ufficetto banca della dogana gli euro in dollari). E meno male che siamo riusciti ancora una volta, ad evitare la tassa gasolio iraniana, che rischiava di costarci almeno 250 Euro a camper. Abbiamo letto che il Turkmenistan non è per nulla democratico, anzi, iper controllato, cimici in tutti gli edifici, telecamere, ecc. e neppure si potrebbe fumare pubblicamente, in tutto il paese, come la guida ha confermato. E infatti, telecamere dappertutto, occhio a come si parla e a chi. Verso le 18.30, 19 locali siamo arrivati ad Asqabad, la capitale, 30 km dalla dogana. Una città irreale, tipo Las Vegas con grattacieli e costruzioni avveniristiche, ma deserta. Una città di ricchi per ricchi e per far vedere la magnificenza del presidentissimo e quindi zero traffico e un silenzio che ti assorda per l'assurdità del paesaggio. Siamo ora nel parcheggio dell'Hotel President, di proprietà di un italiano reduce da Mani Pulite(...), lussuosissimo e tutto di marmo, come ci hanno detto essere gran parte delle altre costruzioni. Un fugace bagno in piscina (una mezzoretta, prima della chiusura alle 21) ci è costato 7 Euro a testa, giusto per rendere l'idea dei costi della vita. Domani andremo a visitare la città e avrò un'idea più precisa. Certamente, i proventi del gas e del greggio di cui è ricco il paese non sono stati destinati alla crescita e benessere del popolo.
Un piccolo inciso su come passiamo il tempo durante il viaggio. Ogni mattina, verso le 10 e il pomeriggio verso le 18 la radio cb trasmette la rubrica le “domande di Rosario”, assai divertenti soprattutto quando si rivolge alle guide chiedendo cose che non si possono domandare o dicendo cose che non si possono dire. Di più dir non posso perchè... sono controllato... Sì, insomma, fa delle domande ingenue o delle constatazioni buffe in momenti spesso inappropriati e questo fa ridere. Ad esempio, in mezzo al traffico caotico non rispondeva al cb e allora l'abbiamo chiamato più volte ROSARIO...ROSARIO, SENTI? ROSARIO, ROSARIO! e dopo un po' questo se ne esce ingenuamente dicendo: scusate mi ero distratto un poco! Bel momento per distrarsi, dico io, e l'insieme della cosa ha fatto divertire tutti, tanto che ormai Rosario è quello che si distrae un po' nei momenti meno opportuni.

6 agosto
Questo è il diario di ieri fatto oggi. Sì, perchè oggi si partirà alle 11. E' infatti previsto di arrivare a Derwaza, 276 km nel deserto e lì è bello arrivare la sera. Inutile quindi partire presto per poi fermarsi al caldo atroce ed aspettare la sera. Quindi mattinata di tutto relax. Sono le 8.15, mi sono svegliato alle 6.50 in tutta calma e solo fra un po' mi dedicherò alla solita routine. Dunque ieri giornata dedicata a visitare Ashqabat. Niente da vedere se non questa città deserta – che la guida Serdan dice essere così solo perchè era domenica e c'era il ramadan: balle! La città è rimasta deserta anche alla fine del ramadan – che sembra un set cinematografico, anzi peggio, perchè lì ci si muove e c'è un brulicare di gente, meglio dire una scenografia teatrale fissa, immobile. Palazzoni waltdisneyani, la notte illuminati da luci led multicolori che ad ogni palazzo o monumento – si parla sempre di costruzioni faraoniche anche per i monumenti – sono impostate così da mutare colore ogni minuto: verde, rosso, poi arancione, poi bianco, ecc. La verità è che si tratta di una città giocattolo fatta costruire dal presidentissimo con i proventi petroliferi e del gas, per far vedere quanto è bello e bravo. Gente non ce n'è in giro – e la notte si vede che è tutto finto perchè i cosiddetti appartamenti all'interno dei palazzoni sono tutti al buio tranne rari casi - perchè la gente, il popolo, non ha nulla a che fare con questa imponenza. Il popolo vive nei vecchi quartieri della città in case alveare costruite ancora nell'epoca sovietica (il Turkmenistan si è reso indipendente 20 anni fa e infatti per il loro calendario siamo nell'anno 20). Il popolo non gode del benessere economico e dell'indipendenza, percepisce solo le nuove ferree regole imposte dal presidentissimo (come quella di lavare la macchina prima di entrare in città, se no se ne rovina il decoro: non è una scelta, ma un vero e proprio obbligo la cui violazione è sanzionata pesantemente). Insomma, la storia è sempre quella, qui forse ancora più ingigantita: il potere è solo del presidente – potere vitalizio per costituzione, e infatti il precedente presidente è morto, di infarto per la precisione e non a caso il suo successore era il ministro della sanità... - e il popolo guarda e subisce.

Dunque belle costruzioni, indubbiamente, complimenti all'architetto, ma di uno squallore incredibile.
La sera, dopo una squallida visita alla fortezza di Nis, il palazzo di Mitridate, con tutti i resti formati da mattoni di fango (ma fango fango, misto a paglia, se lo toccavi con un dito si sfaldava, impossibile pensare che in 2000 anni sia piovuto così poco) c'era la prima “cena tipica” del viaggio e siamo andati nella città vecchia – ovviamente, figurati andare a mangiare in un ristorante iper lussuoso (vuoto, immagino...) - in un locale per nulla tipico, persino con luce fioca che per capire cosa c'era nei piatti Claudio ha usato la torcia, a mangiare insalata mista, insalata di verza, riso e patate fritte, polpettoni finti spiedini di carne macinata di mucca e di pollo. Buono, ma nulla di speciale. Meno male che c'era su un maxi schermo la partita di pallavolo femminile dell'Italia (semifinale con la Russia, persa). così ci siamo scaldati un pò. Niente dolci o altro, tant'è che rientrati ci siamo riuniti e abbiamo tirato fuori alcune delle nostre riserve di dolce. Frizzi, lazzi, baci e abbracci e a mezzanotte a nanna. Ho finito, sono le 8.45, il sole picchia già caldo, Enrica già smadonna e ora mi metto a lavorare....
OOOPS, mi sono dimenticato di parlare del bazar della città. Non a caso però, perchè è una vera e propria schifezza. Spostato a 8 km dalla città, rappresenta lo spirito moderno – e squallido – della città nuova: pare una cittadella outlet di quelle che ci sono ora in Italia, o una fiera di quelle classiche, che è lo stesso, tutto su pavimento di cemento, grosse strutture tipo capannoni in cemento, diviso in padiglioni settoriali. All'interno abbigliamento e oggettistica per lo più di provenienza cinese, nulla di nuovo rispetto ai nostri mercati, sezioni di oggetti casalinghi in plastica o metallo, alimentari di genere poco vario, carne, frutta, verdura. Formaggi rappresentati da un unico bancone con pochi tipi, tutti a pasta dura. All'esterno, esposizione di tappeti industriali o a mano, carissimi e di qualità non eccelsa, e – questo sì interessante – recinti con dromedari da macello (!) e mucche, con qualche capretta legata alle zampe e boccheggiante dal caldo, e chissà quanto ignare del proprio destino.

6 agosto
Oggi destinazione Derwaza per vedere il cratere di gas infuocato, denominato “la porta dell'inferno”. Ci siamo arrivati verso le 17.30, 280 km circa, percorrendo una strada disseminata di buche e avallamenti che hanno messo a dura prova le sospensioni dei nostri campers e la nostra resistenza e concentrazione. Nulla di drammatico, per carità, ma da starci molto attenti. La media è comunque stata di circa 60 km/h, comunque non male. Una strada lungo il deserto, senza anima viva intorno, poco traffico tanto che si andava spesso sulla corsia opposta, con meno buche. Ci siamo dapprima fermati a visitare un cratere, sempre artificiale, dove il fondo aveva acqua, e poi ci siamo accampati in prossimità del nostro cratere di gas, disponendoci a cerchio sulla sabbia a lato della strada per accamparci. Di fatto Derwaza non esiste più, è stata rasa al suolo dal Presidentissimo, pare perchè non gli piacesse... Lì verso le 19.30 sono venuti a prenderci, in due tornate, due fuoristrada che in una decina di minuti ci hanno portati al cratere, percorrendo le dune del deserto con una sicurezza degli autisti invidiabile. Abbiamo aspettato il tramonto del sole per ammirare le lingue di fuoco che emanava questo enorme cratere artificiale, appollaiandoci in cima ad una collinetta per vedere meglio. Alcuni temerari, io per primo (!), si sono avventurati ai suoi bordi sfidando vampate di calore intensissimo. Molto suggestivo, soprattutto con il contrasto di un cielo stellato nell'intenso buio della sera. Tornati al campo verso le 22, abbiamo cenato e ci siamo infine riuniti intorno ad un fuoco per le ultime chiacchiere della giornata. Domani si parte alle 8. Buonanotte.

7 agosto
Sono le 18.30. Il gruppo è andato a visitare un sito a Konye Urgench un'ora fa circa, ma io non ne ho avuto voglia e sono rimasto in camper al fresco del Viesa. Ne approfitto per scrivere sulla giornata di oggi. Siamo partiti alle 8 e subito dopo, un paio di km circa, un posto di blocco della polizia ci ha fermati. Con scuse banali il poliziotto panciuto e dall'aspetto decisamente poco colto ha cercato di estorcere dei quattrini, ad esempio sostenendo che non ci eravamo fermati al passaggio a livello incustodito 300 m prima. Questo è il tipico esempio di cosa succede quando il potere è in mano agli idioti. Sanno della loro forza e giocano con te rivoltandoti come vogliono.
Bene, ce la siamo cavata con 20 manat di mancia, pochi euro: la guida ha spiegato che siamo turisti e che la multa avrebbe dovuto pagarla lui, il poliziotto si è lamentato della sua vita di m***a, si sono compatiti a vicenda ed eccoci liberi. Abbiamo incontrato un altro paio di posti di blocco, dove sempre siamo stati fermati, ma è filato tutto liscio. Ma non è questa la caratteristica della giornata, bensì la strada oscena che abbiamo affrontato per 246 km, con una media di 30 km/h. Buche dappertutto, avvallamenti, asfalto sciolto, strada sterrata ovviamente anch'essa dissestata. Uno schifo vero e proprio che ha esaurito me, figuriamoci gli altri. Un'attenzione tremenda, ogni metro una sterzata, se camper non si sono smontati pezzo a pezzo è solo perchè siamo stati bravi come autisti e qualcuno di lassù ci ha voluto aiutare (a Claudio peraltro si è rotto un piedino di sostegno che ha grattato su un dislivello, anch'io ho grattato alcune volte beccando le solite viti del secondo serbatoio). MA – e lo scrivo in maiuscolo – QUESTO PRESIDENTE DEL CAVOLO, INVECE DI COSTRUIRE LA SUA CITTA' DI m***a FINTA E MARMOREA, NON POTEVA PENSARE POCO POCO A SISTEMARE QUESTA STRADA CHE E' L'UNICA CHE ATTRAVERSA IL DESERTO E PORTA DAL'ALTRA PARTE DEL PAESE? Ma che stupido sono, figuratevi se un simile personaggio che fa del culto della personalità – sua – il suo credo, andava a pensare a un bene comune. Sono veramente indignato, neanche mi vengono le parole più appropriate per descrivere la mia rabbia e quella del gruppo. Non potete neppure immaginare che strada abbiamo percorso. Immaginatevi se ora all'ingresso di una città ci venisse imposto di lavare l'auto, come si pretende per entrare ad Ashqabat, sarebbe proprio da ridere! Meno male che al ritorno percorriamo un'altra strada, questa proprio non ce la farei a rifarla. Nel frattempo gli altri sono rientrati dalla visita del sito e siamo ripartiti alle 19. Per fortuna i restanti 120 km per arrivare a Dasoguz, a pochi km dalla frontiera con l'Uzbekistan, sono stati più accettabili con la strada sempre rovinata ma percorribile a circa 60/70 km/h. Durante il tragitto abbiamo avuto la sorpresa della linea ai cellulari, probabilmente una sacca di onde che ha permesso il collegamento con le antenne dell'Uzbekistan.
Subito abbiamo inviato sms per tranquillizzare figli e amici dopo tanto silenzio e io sono riuscito persino a chiamare mia mamma. Alle 21.30 ormai già al buio da un pezzo, siamo arrivati alla meta, lo squallido parcheggino di un alberghetto in città. Ci siamo sistemati alla bell'e meglio con quello che offriva la struttura (quantomeno abbiamo acqua, corrente e scarico), una cenetta a base di shiritaki e una bella doccia per finire questa giornata, indubbiamente la più travagliata di tutto il viaggio (finora...).

9 agosto ore 6.40
Ieri è stata una giornata di passaggio di frontiera. Siamo partiti alle 8 e a pochi km dalla città siamo arrivati in frontiera. Prima però Raffaele ha fatto in tempo a farmi notare che la ruota posteriore sinistra del mio camper era sgonfia in modo anomalo. Preoccupazione, soprattutto in vista della strada tremenda che ci aspetta per andare a Bukhara. In effetti pareva a 3 bar su 5.5, abbiamo fatto un gonfiaggino con il compressore di Massimo – il mio era sotto, sotto la marea di cose che ho in gavone, difficilissimo recuperarlo. Ho visto che spesso le cose che mi servono sono tutte sotto, sotto. Beh, ci siamo ripromessi di rivedere la situazione a Kiva, dopo la frontiera, con più calma.
Dunque la dogana. Fra il passaggio dal Turkmenistan e quello in Uzbekistan, ci siamo stati per oltre 6 ore. Due p***e tremende, stanchi da fermi. Ci siamo dati da fare anche noi equipaggi, nel senso che non tutto era possibile affidarlo alla guida o a Fabrizio. Per inciso, Serdan, la guida del Turkmenistan mi è parso un po' smarrito, manco lui sapeva come si sviluppava la situazione. In tutte e due le frontiere i militari di servizio – non doganieri ma militari con tanto di mitra – sono saliti in tutti i campers a perquisirli da cima a fondo. Mi sono sentito violentato e subito dopo, più libero di Enrica essendo autista, mi sono messo a pulire il pavimento con detergente. Comunque, quelli dell'Uzbekistan sono stati molto gentili e simpatici, al contrario dei militari del Turkmenistan, soprattutto quelli dell'entrata. Ci torneremo al ritorno in questo paese, ma è da dimenticare e cancellare dalla memoria, un vero schifo. Se l'Azerbaijan dell'anno scorso non mi aveva lasciato alcuna emozione in quanto privo di aspetti interessanti sotto il profilo del territorio e del panorama e con abitanti – poveretti, non è colpa loro – decisamente brutti, qui oltre a tutto questo c'è l'aspetto politico veramente rivoltante. Forget about.
Tanto per dire, i poliziotti che dopo la dogana abbiamo incontrato sulla strada per Kiva, non solo non ci hanno dato fastidio ma anzi si sono premurati di fermare il traffico per lasciarci passare. In Uzbekistan abbiamo incontrato Soli – Soliman – la nostra guida, un signore di una certa età, sui 65/70 di bell'aspetto che conosce italiano e francese e fu la guida di Tiziano Terzani. Dopo circa 70 km di strada siamo arrivati a Kiva, per alloggiarci nel parcheggio dell'hotel Azia, con piscina a disposizione. Io però sono andato con la guida e l'autista, un giovane locale, di bell'aspetto e che pare scaltro e furbo – in senso positivo – che ci precederà con la sua macchina per tutto il viaggio e che si premunirà di cambiarci i soldi in nero e di fornirci la benzina, pure al nero - mai viste tante banconote in cambio di soli 100 euro, impressionante davvero - da un gommista. Mai idea fu più sbagliata, siamo arrivati in una casupola diroccata su un terreno inclinato e dissestato dove un tizio per cercare di tirarmi su il camper ha finito per rompermi il piedino di stazionamento, sto pirla, per poi non risolvere nulla dato che non è riuscito a sollevare il camper. Ha controllato la pressione di tutte quattro le gomme e vediamo ora, col fresco, se quella ruota – che il gommista dice essere a posto, boh, tiene.
Appena tornato in parcheggio, dopo aver ripulito il camper dalle tracce delle scarpacce di Soli e dell'autista, mi sono precipitato in piscina dove ho trovato gli altri e mi sono fatto un bel bagno ristoratore. Alle 19 abbiamo fatto un giretto perlustrativo nella città vecchia, a pochi metri, per poi domani – oggi – dedicarci allo shopping, qui sì che ci sono bancarelle per turisti, con in particolare oggetti in legno intagliato, la specialità del luogo. Bella cittadina, molto pittoresca, con mura di fango e paglia, e pensare che fino al 1880 la città era nota per essere il più terrificante mercato degli schiavi, specialità durata tre secoli. La sera, finalmente Rosario e Giovanna ci hanno preparato la tanto agognata spaghettata, al diavolo Dukan, e dopo questa bella mangiata condita da formaggio e salame e vino, ci siano riuniti con gli altri a festeggiare con tanto di spumante la notizia che Renzo e Marina saranno nonni a Natale di una femminuccia.

10 agosto ore 5.30
Oggi partenza alle 6, direzione Bukhara, circa 450 km di cui un centinaio dicono veramente disastrato. Meno male che ieri pomeriggio, nella pausa fra una visita e l'altra, Fabrizio mi ha aiutato a mettere la ruota di scorta – io solito imbranato e con gli attrezzi che erano sotto, sotto - e poi con la guida e l'autista siamo andati a riparare la ruota danneggiata. In effetti c'era una vite piantata dentro, beccata chissà dove nella strada infernale che avevamo fatto, e con la modicissima spesa di Euro 1,00 e un tempo di circa 15 minuti in totale abbiamo sistemato tutto: un'iniezione di gomma nel buco, una controllata in vasca ed ecco qua la ruota sistemata.
Ieri comunque giornata di visita della città e shopping fra un momento e l'altro. Partiti alle 9 con ancora relativamente fresco, siamo ritornati alle 13 con temperatura a 56° e stanchi stravolti. Questa città è relativamente piccola, ai tempi fulgidi contava però circa 80.000 abitanti, ma piena di cose splendide da vedere, madrasse (matasse, come le chiama Claudio), moschee, cortili, colonne intagliate di legno risalenti al 10° secolo, bellissimo, compreso le bancarelle che lungo le stradine accompagnano i turisti con grida biascicate dai negozianti in tutte le lingue. Qui la specialità è il legno e ne abbiamo approfittato, pare che Samarcanda e Bukhara siano molto più care. Abbiamo anche trovato un sacco di turisti italiani venuti con l'aereo. Si vede che è una zona che “prende” e affascina, e non a torto. Kiva è ora patrimonio dell'Unesco ed in effetti è ben sistemata e pulita.
Nel pomeriggio, alle 17 dopo un rinfrescante bagno in piscina – degli altri giacchè io ero in giro per la ruota – abbiamo ripreso la visita fino alle 19 circa. Ero stravolto, lo giuro. Alle 20 siamo andati con Claudio, Angela e Rita a cenare in un ristorante tipico, con zuppa di zucca e altre specialità, per la pazzesca spesa di Euro 8,50 cad. Al rientro, verso le 22 sono venuti dei privati dai quali avevamo prenotato il gasolio, che si trova solo al mercato nero. Infatti, il prezzo ufficiale è circa 0,12 Euro per litro, loro se lo accaparrano e lo rivendono ad anche più di 1 Euro. Durante il periodo sovietico tale pratica era severamente vietata, ma ora è usuale. Bene, sono quasi le 6 e mi devo preparare alla partenza. Ore 23 Mamma mia che strada, impossibile descriverla tanto è stata pessima: buche profonde, solchi, avvallamenti, e chi più ne ha più ne metta senza soluzione di continuità, quella fatta in Turkmenistan al confronto era un'autostrada. Qualche dato per capire: partiti alle 6, arrivati alle 20.30, oltre 14 ore per 466 km, ad una media di 36 km/h. Questo il viaggio totale. Quello parziale, relativo alla strada maledetta è di 70 km percorsi a 10/20 km/h. Terribile lo stress nostro e dei mezzi, che hanno resistito alla grande, tranne il camper di Rosario che ha un problema al radiatore e quello del boss Fabrizio, che a furia di sbattere il musetto per terra a momenti perdeva la mascherina. Il nostro Rapido si è comportato benissimo, nessun danno pare. Siamo stravolti ma soddisfatti, fra qualche anno quando sarà pronta – forse – la strada nuova, nessuno crederà a simili condizioni di percorso, che noi abbiamo affrontato con semplici camper, manco fossimo ad un CAMPER TROPHY.
Domani alle 9 inizia la visita alla città di BUKHARA. Siamo parcheggiati nel parcheggio dell'hotel AZIA di questa città e anche lui come l'albergo della stessa catena a Kiva ha la piscina, ne sapremo approfittare. Domani sera, invece, cena tipica con spettacolo folkloristico.

11 agosto
Oggi giornata di visita e shopping. Abbiamo girato Bukhara in lungo e in largo, minareti, moschee, madrasse (scuole coraniche), bancarelle. Splendida città, patrimonio Unesco, pulita e restaurata che pare finta con i suoi mattoni chiari e puliti, come Xiva, bellissima. Più grande e più camminate, ma un centro storico meraviglioso. Ho visto il quartiere ebraico e pure la piccola sinagoga ancora operante. Shopping di buon livello, belle cose non care e per finire uno spettacolo folkloristico che è stato una vera cagata, con quattro sderenate che ballavano agitando le mani accompagnate da una nenia araba di un'orchestrina con cantante che X Factor se la sogna, e quattro modelle che sfilavano con costumi tradizionali, agitandosi all'unisono (io aspettavo la sfilata dell'intimo, ma la stilista era tale Pia Illusione e quindi nulla). Non è il nostro standard musicale e so che l'ignorante sono io, però ragazzi, a metà me ne sono andato. Cena tipica organizzata nella casa che era di un mercante ebreo dei primi del '900, a base di piattini di insalate, riso pilaf con pezzetti di carne arrosto, melone e anguria. Ottimo, non turistico. La casa era un piccolo museo e ho visto un rotolo di Torah in pergamena o pelle di capra, non ci capisco molto, assai antica e con tutti gli ornamenti e me ne sono innamorato. Era in vendita e per 1500 Euro potevo portarmi via il tutto con tanto di quadretti religiosi. Devo cambiare i soldi con la carta di credito a Samarcanda e quando torniamo qui, dopo il giro di boa acquisterò. Domani andiamo verso il mito, partenza alle 8.

12 agosto
E finalmente ci siamo arrivati al mitico luogo, la leggendaria meta di ogni vero camperista: SAMARKANDA! Alle ore 13.20 del 12 agosto, dopo oltre 6000 km ci siamo. Abbiamo parcheggiato nel parcheggio dell' hotel Registan, proprio sui bordi della piscina, con tanto di praticello davanti. Durante il giorno, era domenica, la piscina brulicava di persone, non solo ospiti dell'albergo, ma anche abitanti del quartiere che a pagamento cercavano un po' di refrigerio. Ma la sera, con intorno nessuno, sembrava proprio di essere seduti nel giardino della propria villa in riva al lago. Nel pomeriggio, dalle 16, dopo un po' di relax, abbiamo iniziato la visita della città, trasportati da un pullmann: la città è grande e i luoghi da visitare non sono raccolti. Va bè, inutile dire della serie di scuole coraniche risalenti al 1400, dei minareti e mausolei, tutti indubbiamente bellissimi e stupefacenti composizioni architettoniche e mosaici che abbiamo iniziato a vedere e che ci aspettano anche domani, ma dopo la visita al mausoleo dove è sepolto il terribile Tamerlano, visto qui come un personaggio sostanzialmente positivo, siamo andati nella mitica Piazza Registan, IL (rigorosamente in maiuscolo) punto di arrivo. Foto a profusione per poter ricordare e vantarsi a dire io ci sono stato, e in camper. Domani si vedrà meglio e tireremo fuori lo striscione Cometacamper. Verso le 19 siamo rientrati in albergo e ci siamo presi lo sfizio, con altri tre equipaggi (Enzo, Raffaele e Claudio) di farci portare la pizza – buona ma giunta freddina e con formaggio dolce – e poi quattro chiacchiere e brindisi a bordo piscina. Domani si parte alle 9.
Da notare: il gasolio fattoci portare ieri all'albergo di Bukhara l'abbiamo pagato oggi a Tomas a Euro
1,15/l. Se l'avessimo fatto portare da qui ci sarebbe costato circa 2 Euro al litro.
Seconda annotazione: qui e in Turkmenistan è d'uso per maschi e femmine indifferentemente, portare denti d'oro, come segno di vanità e di ricchezza. E' cosa talmente diffusa che ormai non ci facciamo più caso.
Terza annotazione: il naso è come prima e più di prima: anosmia, catarro e mi prende ogni tanto una crisi d'asma molto forte.

Quarta annotazione: rimprovero generale di Fabrizio per un mio scarico improprio (anche se quatti quatti altri colleghi hanno approfittato di quella pausa caffè). Per farmi perdonare e per punizione mi sono sentito in dovere di offrire a tutti la prossima tornata di birra. Ho sbagliato, ma in buona fede: ero stracotto, per tutta la mattinata ho faticato in modo terribile a tenermi sveglio, inutile masticare caramelle e fumare anche controvoglia, non riuscivo proprio a restare sveglio e vigile, una fatica immensa. Quando ci siamo fermati, sul ciglio della strada di fronte a un campo di cotone, la guida Solim ha radunato tutti al camper di Fabrizio per dare qualche spiegazione sulla coltivazione del cotone. Ebbene, io non sono sceso e mi sono semi appisolato sul volante. Poi sono sceso, non ho visto nessuno in giro, non mi sono reso conto che avevamo appena sorpassato un villaggetto con tanto di mercato di frutta e verdura, e senza pensarci su ho pensato fosse l'occasione propizia per scaricare..
Quinta annotazione: Dr. Dukan ti prego scusami, sto trasgredendo troppo spesso ma credimi non è colpa mia.

13 agosto
Visita di Samarkanda tutto il giorno. Abbiamo visto per bene le scuole coraniche della piazza Registan, integrandola con altro shopping di regalucci. In effetti, in tutti questi monumenti e posti da visitare, persino all'interno delle moschee, ci sono bancarelle artigianali, quasi che la guida ti portasse là piuttosto che al monumento. Hanno più o meno tutti la stessa roba, cambia solo il prezzo a seconda della zona. Comunque Solim è un'ottima guida e si è profuso in mille spiegazioni, non tutte chiarissime perchè ogni tanto nel suo italiano franco/arabesco e comunque ottimo, salta le parole lasciando a chi ascolta di intuire la fine del concetto. Poi altri 1500 mausolei e scuole coraniche e minareti e moschee (e bancarelle ad esaurirci i soldi), alla fine ti sembrano tutti uguali e ti viene la nausea. Prima della pausa pranzo siamo andati al mercato della città: organizzato fin troppo su banconi in cemento, con sezioni interamente dedicate a specifici prodotti: dolci, frutta secca, pane, frutta, verdura, vestiti. Mi aspettavo qualcosa di più tipico e pittoresco dalla città mito, che so, uno shuk tipo Aleppo o Damasco o Marakesh, ora sembra tutto troppo lineare, evidente strascico del passato sovietico (fino a 21 anni fa). Durante la pausa pranzo si sono messi a svuotare la piscina dell'albergo per cambiare l'acqua e ne ho approfittato per far fare il bagno a Sissi, non troppo contenta. Nel pomeriggio, prima di visitare l'osservatorio astronomico e la necropoli (9 mausolei...) siamo tornati alla piazza Registan per la foto di gruppo ufficiale con tanto di striscione COMETA CAMPER. Risaliti sul pullmann siamo andati all'osservatorio ed è lì che ci siamo accorti che mancavano Rosario e Giovanna. Panico, dove sono, sono rimasti alla piazza, ma come, erano dietro a me, no, io li ho visti scendere, no, io salire... Fabrizio è tornato a cercarli alla piazza Registan con un taxi, e prima di salire telefona a Rosario: dove siete? Noi siamo alla piazza. State lì che vi vengo a prendere. Giunto alla piazza non trova nessuno. Ritelefona e chiede, ma dove siete, ma siamo alla piazza, ma che piazza, e che ne so io, vedo il pullmann qui davanti... Insomma, erano saliti in effetti sul pullmann, ma si sono addormentati insieme, come due angioletti, e non ci hanno visti scendere. Per fortuna il pullmann è rimasto con noi, figuriamoci che facevano i nostri se avesse terminato la giornata e fosse tornato a Bukhara... Beh, un po' di divertente movimento. Domani partenza alle 8 per Shakrishabz, la città natale di Tamerlano e poi di nuovo Bukhara. Sono le 23.30, buonanotte.

14 agosto
Oggi giro di boa e in mattinata direzione Shakrishabz, visita dei resti del palazzo “bianco” di Tamerlano, altre due “matasse” come stufo le chiama Claudio, e nel pomeriggio trasferimento a Bukhara dove siamo arrivati verso le 19.30, allo stesso albergo dell'andata. Durante la strada – abbastanza buona – sono ripresi i problemi al radiatore di Rosario con necessità di rabbocchi d'acqua ogni mezz'ora. Appena arrivati all'hotel Azia Fabrizio ha contattato l'officina che aveva fatto il lavoro a Rosario durante la prima sosta e hanno portato lì il camper per un rammendo questa volta definitivo, si spera. Io avevo un appuntamento importantissimo, l'acquisto dell'antica Torah. Per fortuna durante il viaggio mi è venuto in mente e il coraggio di chiamare David Schunnach, il vice rabbino di Milano, con cui ho un rapporto di triplice perfetta amicizia. Gli ho chiesto un parere e mi ha detto che se il rotolo era completo la cifra valeva la pena, altrimenti no. Se possibile gli avrei mandato foto.
Arrivati con la guida Selim dal mercante, gli ho fatto domande precise. Alla fine è venuto fuori che il rotolo era solo 1/5 della Torah, 3 metri e 30 cm rispetto ai 18 del rotolo intero. Contattato dì nuovo Schunnach – cui comunque ho trasmesso delle foto - mi ha confermato che non valeva la pena. In effetti il mercante mi ha poi detto che aveva il rotolo completo, ma che questo sarebbe costato 20.000 $. Saluti e baci, tante grazie e me ne sono andato portandomi appresso la guida.
Meglio così, tanti problemi in meno, Enrica ha ringraziato il cielo, si vede che era destino. Verso le 21 siamo andati a cena nel ristorantino in riva alla “piazza della grande vasca”, con noi anche Claudio e Angela. Abbiamo speso l'esorbitante cifra di 8 Euro a testa, mangiando bene, con tanto di vodka omaggio alla fine – per il ritardo del piatto di Enrica - e cambio favorevole (3.200 per euro anzichè 3000): spiedini, insalata, riso e patate fritte, birra e acqua. Spesi in cavolate gli ultimi spiccioli locali, siamo tornati al camper. Domani levataccia, partenza alle 7.

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Messaggio Da Camperfree Lun 04 Mar 2013, 08:25

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17 agosto ore 7.45 locali
Siamo in Iran, a Mashad, nel campeggio – un enorme parco – della città. Devo raccontare due giorni micidiali, segnati dal passaggio di 4 frontiere.
Dunque il 16 agosto abbiamo lasciato l'Uzbekistan per passare di nuovo in Turknemnistan. Dalle 9.30 alle 11.30 abbiamo sbrigato le pratiche per uscire, ma quei bastardi dei turkmeni ci hanno tenuti dalle 11.30 alle 18 in frontiera, in un “via vai e ritorno” di documenti e firme e timbri, e controlli curiosi, ecc. allucinante. E' proprio un paese di m***a e va gridato forte ai 4 venti, c'è un assolutarismo totale che lascia il potere in mano a 4 scalcagnati idioti che fanno di tutto per scoraggiarti come straniero o per sottometterti come cittadino. Quel deficiente sorridente del suo presidente che pensa solo ai suoi sporchi e lucrosi ricatti energetici non si cura minimamente del suo popolo e del suo benessere. Le strade che abbiamo percorso per arrivare a Mary, la meta del giorno, sono state ancora una volta allucinanti: strade principali – e uniche – massacrate dal sole e dalla temperatura e dal passaggio di mezzi pesanti, totalmente impercorribili se non mettendo a dura prova i vari mezzi. E lui se ne sta lì impettito nelle sue foto fasulle, con il tipico sorriso ebete di chi è salito al potere non per capacità ma per subdoli sotterfugi. Ovviamente a Mary non ci siamo arrivati e abbiamo dovuto arrangiarci nel parcheggio di un albergo di Turkmenabad, la seconda città più importante del Turkmenistan: una città grande e comunque normale nei suoi edifici posta a raffronto con quell'obbrobrio di Ashqabad. Siamo andati a letto stravolti e alle 6 (io sveglia alle 4.30) siamo ripartiti per raggiungere la frontiera iraniana. Anche qui strade allucinanti e posti di blocco assurdamente pretenziosi nel farci tirare fuori i passaporti per trascrivere – no dico, trascrivere – tutti i dati. Il risultato è stato una gomma scoppiata a Enzo. Beh, arrivati in frontiera, in un paio d'ore scarse - quasi a confermare che i turisti proprio non li vogliono - siamo usciti dal quell'inospitale paesaggio dove non tornerei per nulla al mondo. Tanto ci sentivamo oppressi che l'entrata in Iran ci è sembrata una liberazione. Assurdo, ma reale. Sbrigate le pratiche di frontiera con l'aiuto di Ahmed che ci aspettava, ci siamo messi in camino verso le 21.30 verso Mashad.
Eravamo in ritardo pazzesco e dovevamo percorrere 180 km. Incredibile, le strade ci sembravano - erano – lisce come l'olio. Stanchissimi, siamo arrivati in città verso le 23.30, dopo aver dovuto cambiare ancora una volta una ruota scoppiata a Enzo – la mia di scorta che dopo il primo scoppio gli avevo dato (ho poi verificato che la riparazione fatta a suo tempo aveva tenuto e dunque non è stata quella la causa dello scoppio). Traffico convulso – giovedì sera, come fosse il nostro sabato sera – autisti indisciplinati come il solito. Motorini dappertutto. In quel caos il buon Ugo non ha trovato di meglio che andarsi a infilare con il camper sopra il cordolo di un marciapiede spartitraffico, incastrandosi. Lavoraccio della madonna per toglierlo da lì con tutto il traffico intorno e ragazzotti urlanti (ma anche volenterosi che volevano aiutare), e qui Claudio si è sfogato mandandoli in mona parecchie volte, fermo in mezzo alla strada a deviare le macchine, sorridendo a tutti mentre imprecava come solo un veneto sa fare. Lavoro febbrile di Raffaele, che è riuscito a far sollevare il camper e poi a disincastrarlo con l'aiuto di Enzo, Renzo e in misura minore mio. Il risultato è stato purtroppo la rottura del radiatore e Renzo è riuscito a trainare il mezzo sino al campeggio, un vero e proprio parco con uno spazio riservato a noi fra bungalow nuovissimi che saranno usati per i pellegrinaggi, dove siamo giunti alle 23.30 e dove Fabrizio e Raffaele hanno pensato di smontare il pezzo per guadagnare tempo oggi, che per i locali sarebbe domenica. Io sono andato a letto alle 1.30 e chissà Fabrizio e Raffaele. Oggi alle 9 visita di Mashad, un po' tanto stanchi, vedremo.
Annotazione: in Iran ci sono dappertutto fontanelle refrigerate di acqua:ottima idea.

17 agosto
Visita di Mashad con partenza alle 9 in pullmann. Un paio di ormai noiosi mausolei che si potevano benissimo evitare, poi rientro per pranzo e nuova visita nel pomeriggio nella piazza sacra della città, con accesso controllatissimo e migliaia di fedeli distesi sui tappeti nei grandi spiazzi all'interno di una vera e propria cittadella. All'interno, il complesso di moschee – risalente al 1500 o giù di lì - brulicava di gente che si accalcava in preghiera o a visitare la tomba dell'8° imam sciita. Una folla impressionante che spiega perchè l'Iran è un paese dalla rivoluzione difficile: o tutti fanatici o comunque tutti seguaci osservanti. In ogni caso la vista è impressionante e impressiona pure la bellezza delle pareti e soffitti a specchi della moschea, tutti finemente decorati. Da notare anche i guardiani religiosi vestiti con divisa nera che agitano uno scopino verde tipo quelli della polvere per richiamare i fedeli indisciplinati. Alle 18 rientro in campeggio dove Fabrizio e Raffaele hanno terminato di sistemare il radiatore di Ugo, riparato da un radiatorista locale d'eccellenza, disponibile a lavorare tutto il giorno nonostante fosse la loro domenica (costo: 50 Euro). Relax con doccia e poi alle 20 partenza per la cena tipica, in un locale a 30 km dalla città – un'ora di pullmann per ogni tratta - bellissimo che si sviluppa in più sale in un enorme cortile attraversato da un ruscelletto d'acqua artificiale con tanto di ruota di mulino, brulicante di gente. C'erano capannine con tappeti dove la gente mangiava a terra e altre sale, la principale delle quali ci ha ospitati con un enorme self-service di insalate tutte eccellenti e poi riso e spiedini – spiedoni – con tre tipi di carne: pollo, manzo e costolette di agnello, acqua, coca e birra-spuma analcolica. Ottimo e abbondante con dogbaggy finale in apposite vaschette fornite dalla casa. Io solita figuraccia accaparrandomi i resti, subito però voracemente imitato dagli altri del gruppo. Rientro alle 23.30 con brindisi finale in onore di Angela per il suo compleanno che ieri non era proprio il caso di festeggiare. Domani partenza alle 8 e altri 600 km ad aspettarci.

19 agosto ore 19.45
Dopo una bella e rilassante doccia, eccomi qui a descrivere due giornate piene praticamente solo di chilometri. Oggi 760 con partenza alle 7 e ieri 570 circa con partenza alle 8. Ieri passaggio da Mashad a Neyshabur per la visita di un paio di tombe francamente inutili, almeno per me, con visita del caravanserraglio di Miandasht veramente bello e quindi arrivo a Bastam (Sharous) per visita di un santuario – inutile – e pernottamento nel parcheggio di un albergo della catena Itticus un bell'albergo dove noi e Claudio con Angela ci siamo concessi il lusso del ristorante dell'hotel: 6 Euro a testa mangiando persino trota in spiedino. Siamo arrivati stanchi nonostante i relativamente pochi km a causa delle varie visite e del caldo. Lungo la strada un vento pazzesco, contrario, che creava dei vortici di sabbia non belli da passarci vicino. Essendo la fine del Ramadan, si è creato un ponte festivo che gli iraniani hanno sfruttato per riversarsi con le loro tendine sui bordi delle strade.
Curiosa e simpatica usanza.
Oggi svegliataccia alle 5.15 per la partenza alle 7: poche ore di sonno, ma conciliate da una notte insolitamente fredda (17°). Lungo il percorso sino a Zanjan avremmo dovuto fermarci a visitare una moschea a Damgahm, ma considerato l'enorme afflusso di gente per le preghiere del fine Ramadan e il fatto che di moschee ne abbiamo fin sopra i capelli, Fabrizio ha avuto il buon gusto di porre ai voti la decisione se fermarsi o no: coro unanime ai cb di un sonoro no. E così una tappa lunga e tosta si è rivelata meno faticosa del previsto nonostante l'attraversamento di Teheran (circonvallazioni) con i soliti indisciplinatissimi automobilisti e motociclisti che tagliavano la strada fregandosene di precedenze, semafori, frecce, ecc. Tensione a mille ma divertimento assicurato nel bloccare tutti i tentativi di tagliarmi la strada, rendendo pan per focaccia. Enrica è stata calorosamente pregata di non rompere le scatole e di lasciarmi fare e infatti si è messa a (fingere di) leggere. Arrivo tranquillo al parcheggio di un altro albergo Itticus alle 18.45, vicino ad un Luna-Park. Ora è prevista su iniziativa di Claudio e mia una cena in un caravanserraglio non lontano da qui. Ottimo, con buona pace del signor Dukan...
Unico neo di tutti questi km è la solita tremenda sonnolenza che mi prende a tutte le ore, nonostante cerchi di combatterla in tutti i modi. Pericolosissimo. Speriamo bene...
Annotazione: le viti di raccordo delle paretine del bagno e gavone del camper nuovo da 70.000 Euro si sono smollate.... Splendido!

20 agosto
Siamo a Tabriz. Nessuna traccia del terremoto che qualche giorno fa ha colpito in modo abbastanza violento la città e alcuni villaggi vicini. Ieri sera la cena è stata splendida, in un ambiente molto particolare con molte “palafitte” di tavoli a tappeti e alcuni tavoli normali. Abbiamo cenato a base di specialità locali, una specie di zuppa di spezzatino, legumi e verdure che loro dividono mettendo da una parte il liquido, che riempiono di pane – cotto su forni di terracotta al momento – e dall'altra parte la sostanza solida che pestano con un mortaio fino a formare una pappa omogenea che mangiano con il pane a mò di paté, cui aggiungono cipolla o sottaceti. Poi una specie di melanzane tritate con una salsa a base di ricotta cotta salata, tipo le vinete rumene e la tehina israeliana. Il locale si è riempito rapidamente di coppie, famiglie, anziani e giovani, le ragazze anche molto attraenti nonostante il velo, e c'è pure stata una coppia di musici a intrattenere con musica locale.
Siamo ritornati provando come all'andata l'ebbrezza di una corsa nel traffico a bordo di uno scalcinato tassì. Dopo due chiacchiere con gli altri del gruppo, cui pare interessi poco gustare la vita locale fatta anche di gente, cibi e ambiente – nota critica per Fabrizio, che dovrebbe curare anche questo aspetto nella visita ai vari paesi: meno cultura e più vita, e qui lo si poteva fare nonostante il poco tempo a disposizione, visitando meno moschee e mausolei – siamo andati a nanna.
Partenza alle 8 (e sveglia per me alle 6 senza suoneria) e arrivo rapido e tranquillo a Tabriz verso mezzogiorno. Ci siamo sistemati nel parco EL GOLEI in un ampio spiazzo che dopo un po' si è riempito di macchine e tendine, sulla strada e nell'erba adiacente, meno male che abbiamo pensato di mettere i camper in modo da delimitare lo spazio e poter domani uscire senza scomodi slalom e zigzag. Alle 14.30 un pullmann ci ha portati verso la vecchia cittadella di cui non rimangono più nemmeno i muri, una moschea, un mausoleo e finalmente il famoso bazar al coperto, assai deludente perchè fatto solo di negozietti di merce usuale: abbigliamento, utensili, spezie, frutta secca, formaggi (solo quello salato tipo Feta), gioielli, ecc., senza alcun tipo di artigianato. Tranne il cibo, il resto – di qualità peraltro scadente – assai caro. Ad esempio un paio di sandali per Laura in plastica ben 17 Euro. I pistacchi costano circa 6,50 Euro, solo la metà meno che da noi. Molti del gruppo hanno speso gli ultimi Real in riso: boh!? Il gruppo si è sparpagliato e finito il giro della mia famiglia, in attesa degli altri al punto di incontro, sono entrato in un localino gestito da un anziano che preparava il the e friggeva in una padellona qualcosa tipo carne. Ingolosito ne ho chiesta una porzione e un the, con Enrica che sbraitava all'esterno per farmi uscire. Il tizio mi ha preparato la porzione in un piatto con una foglia sottilissima e buonissima di pane: erano frattaglie tritate, ottime (al mio anosmatico gusto, almeno). In attesa poi che bollisse l'acqua per il the il vecchietto non ha voluto farsi fotografare, ma mi ha fatto dare uno sguardo alla "cantina" del locale. Un amplissimo deposito sotto il livello del suolo che si affacciava sotto una finestrina del locale, affascinante. Alle 17 rientro non prima di una visita all'ultima moschea del giro, quella Blu. Abbiamo trovato i campers assediati dalle tendine e dalle auto parcheggiate. Stasera ultima “cena tipica”, che segna anche la fine del viaggio: da domani solo tappe di trasferimento verso casa, percorse di gran volata e con divisione del gruppo, come immaginavo, all'ingresso in Turchia. Scriverò ancora in caso di cose interessanti da raccontare, altrimenti non penso valga la pena proseguire il diario, fatti salvi i commenti finali che farò al ritorno a casa.

23 agosto
Sulla strada del rientro, passata velocemente Istanbul verso le 15.30, l'ora migliore (nell'ora di punta per il tratto che abbiamo fatto noi in una ventina di minuti ci vogliono almeno due ore), ho suggerito a Fabrizio e Raffaele (Claudio, unico altro equipaggio rimasto ancora con noi - gli altri, pensionati, se la spassano in giro per la Turchia - si è separato a un certo punto per andare a Goreme in Cappadocia) di deviare verso i paesini in riva al Mar di Marmara a farci un bagnetto. Li ho così portati a Selim Pasa, dove ero stato l'anno scorso. Un bagnetto veramente corroborante, con gelato finale offerto da me alla gelateria...Roma.

24 agosto
Ad una ventina di km dalla frontiera bulgara abbiamo pernottato in una stazione di servizio. Da notare che più avanti, poco prima della frontiera c'è una stazione di servizio con market: per il futuro pernottare lì che è più comodo e vicino.
Da notare che al confine bulgaro ci hanno fatto pagare una tassa di 3 Euro per "disinfestazione" e, attenzione, allo stesso baracchino della dogana fare la vignetta che costa Euro 5 al posto di 8 nei locali fuori dalla dogana.

25 agosto
A 13 km dalla frontiera con la Serbia abbiamo pernottato e lì Fabrizio si è accorto che gli si era rotto il tubo del condizionatore, le diverse vibrazioni del viaggio hanno rotto una vite di tenuta. Morale, aria compressa svanita, riparazione di fortuna e Fabrizio a patire il caldo, come del resto Raffaele per tutto il viaggio avendo un camper vecchio di vent'anni senza condizionatore in cabina. Il mattino di buon ora siamo partiti in direzione Bibione, dove Fabrizio si è ripromesso di portarci la sera a cenare in un ottimo ristorante di pesce, da "Gigi". Siamo arrivati a Bibione verso le 19 e abbiamo avuto giusto il tempo di fare un bagnetto veloce nel mare ondoso, per poi rivestirci e - puliti e rinfrescati - andare da "Gigi", dove abbiamo mangiato benissimo senza spendere troppo. Per dormire Fabrizio ci ha portati in un' area di parcheggio vicino dove abbiamo fatto quattro chiacchiere in relax, ormai ad un passo da casa. Fabrizio è stato insolitamente loquace per il buon vino frizzantino, aprendosi a confidenze sul suo passato di automobilista veloce.

26 agosto
Partenza alle 8 per l'ultima tappa. Raffaele ha anticipato alle 6. Viaggio tranquillo, sosta ad un autogrill per svuotare le taniche di gasolio a prezzo ancora iraniano e via verso casa, dove salutato Fabrizio siamo arrivati alle 12, più esattamente in campeggio. Abbiamo fatto l'ultimo pranzo in camper per avere tutto il tempo di scaricare e infine alle 17 circa siamo arrivati a casa (trovando meno caos di quello che immaginavamo lasciando i figli grandi da soli).

CONSIDERAZIONI FINALI

In sintesi

Gruppo: ottimo, come del resto sempre con gli amici di CometaCamper. Magari durante l'anno ci si frequenta solo ai raduni, ma durante i viaggi esiste e perfino si rinsalda un'amicizia vera e profonda con un altruismo sincero. Eppure i nostri gruppi sono formati da persone di estrazioni sociali diverse, diverse idee politiche e diversi perfino i credi religiosi, ma tutto questo viene senza fatica messo sempre da parte in nome del sacro e fantastico (e ormai raro) rispetto dell'Uomo. Anche i nuovi equipaggi, Claudio con Angela e Raffaele con Silvia, per nulla abituati a questo clima, si sono presto adeguati felicemente stupiti, integrandosi perfettamente.
Personalmente non saprei francamente dire con chi mi sono trovato più a mio agio, perchè sono tutte persone cui ho voluto e voglio sinceramente bene e, per i "vecchi", sono persone che ho imparato ad apprezzare ed amare da anni.

Nei singoli equipaggi:
1 - Fabrizio, il capo indiscusso e dal carisma indiscutibile, che non sai mai quando è felice tanto è teso per la gestione delle varie problematiche. Non a caso, si è lasciato andare solo dopo il rientro in Italia (e una bevuta di buon vino italiano). Michela, dolce e tollerante compagna, disposta a mantenere il sorriso anche ai 140 km/h cui spesso la costringe Fabrizio. Gaia, conosciuta bambina e poi adolescente e ora maggiorenne, che collabora validamente nella stesura dei bellissimi "road books" e che già da piccola prestava la sua voce nei filmati che raccontavano i viaggi. Ora sa che di norma i figli grandi se ne vanno per conto loro, ma tentenna: sa che solo con CometaCamper potrà affrontare fantastici e avventurosi viaggi. Mi sa che sarà ancora con noi.
2- Massimo, fedele scudiero e giustamente fiero di essere secondo. Ha fotografato di tutto, probabilmente anche i suoi piedi pur di non perdere un'inquadratura. Mirella, con le sue argute e incomprensibili annotazioni di viaggio su flora e fauna, ormai una imperdibile costante dei viaggi.
3 - Rosario e Giovanna, adorabili napoletani veraci, compagni da una vita e inseparabili in tutto: anche quando Rosario parla al CB - talvolta da finto ingenuo - si sente la voce suggeritrice di Giovanna. Ambedue una forza della natura e invidiabile esempio. Quest'anno accompagnati dalla nipote Rita, poco loquace ma ben integrata.
4 - Ugo, er figo del pretorio, forte e autorevole (quando non c'è Gianna, grande imitatrice).
5 - Raffaele e Silvia. Citati insieme perchè assolutamente complementari, il braccio e la mente, alternativamente. Grande disponibilità e altruismo uniti a una grande competenza. Un equipaggio nuovo ma vecchio nello spirito del gruppo.
6 - Claudio: non ci voleva proprio venire in questo viaggio, ma Angela ha insistito rassicurandolo, vedrai ti rilasserai e non rovinerai il bel camper, le strade sono tutte buone... Ha superato gli ostacoli, buca dopo buca, piedino dopo piedino, mutando la sua rabbia in un sincero, sano e coinvolgente umorismo, continuando imperterrito ed illuso a dare al suo camper ad ogni rifornimento lo sciroppo contro la fatica. Angela, una donna, una foto, sempre, solo e comunque (ma il soggetto meritava). Ben disposta ad ogni fatica e a sorbirsi le sfuriate ghignanti di Claudio.
Vale per loro la constatazione fatta per Raffaele e Silvia: un equipaggio nuovo ma vecchio nello spirito del gruppo.
7 - Io me medesimo e il mio equipaggio. La vitalità di Laura, finalmente una bambina interessata - e gratis - a quello che fanno i genitori, è stata contagiosa e ha contribuito a rallegrare l'atmosfera quando ce n'era bisogno. Le sue chiacchiere mi hanno aiutato a restare sveglio... quando avrei potuto dormire. Ha trovato il tempo persino di fare i compiti, tirando fuori certe volte imprecazioni e parolacce sconosciute persino ad uno navigato come me, costringendomi a frettolosi appunti per imparare. Enrica, ottima navigatrice, soprattutto quando mi lasciava guidare in pace senza dare consigli o senza accartocciarsi dalla paura per improbabili incidenti. Io: nonostante gli anni da camperista, resto un imbranato di fondo. Ho tutti gli attrezzi e i ricambi per fare tutto, ma non sono mai a disposizione quando occorre: sono sotto, sempre sotto ad una marea di roba inutile con cui ho riempito il camper. Per paura di restare ultimo mi sveglio due ore prima della partenza. gli altri dormono tranquilli e rilassati e quando si parte io sono già stravolto. Meno male che mi riposo dormendo alla guida... Sissi, un cane guardingo e pauroso di ogni ombra, si è ambientata solo nel giardino di casa... In compenso un prezioso e feroce cane da guardia contro i doganieri.
8 - Enzo, fascinoso genovese dal pronto umorismo, imperturbabile ad ogni disavventura e ostacolo del suo camper che ha seminato pezzi qua e là per tutta l'Asia. Oriana, anche per lei le considerazioni su Angela: una donna, una foto, sempre, solo e comunque, ma anche qui il soggetto meritava eccome. Impossibile pensarla senza Enzo, una coppia formidabile, con la lupa Fanny ammirata da tutti (tranne i doganieri).
9 - Renzo. L'ultimo, ma non meno importante. Indispensabile scopatore (...). Una sicurezza per tutti, sempre presente e disponibile. Un fotografo eccezionale, un umorismo fine e sottile, soprattutto quando conversava sul cb in un incomprensibile genovese con Enzo, una pazienza con Laura invidiabile. Marina, degna compagna di Renzo, costretta suo malgrado a (tentare di) fare le foto urlate al microfono da Massimo. Saranno nonni: un'altra camperista genovese in arrivo. E, dulcis in fundo, Lella, il magnifico pastore tedesco, giovane e irruente che con la Fanny di Enzo si è divertita tantissimo, anche lei a caccia di doganieri.
Paesi: I nuovi paesi che ho visitato mi hanno lasciato un'ottima impressione, tranne - come descritto - il Turkmenistan, da dimenticare. Piacevole sorpresa, soprattutto per me che proprio non ci volevo andare, l'Iran. Gente cordiale e cortese, persino festosa; per nulla oppressa dal regime. Certo, molti integralisti, ma comunque una sorpresa in positivo, quasi a dimostrare che non sempre tutta la realtà raccontata è quella vera. Non sono tutte rose e fiori, ovviamente, ma insomma è sempre bene filtrare quello che ci raccontano.
Un'altra particolarità che merita di essere notata, è che dappertutto - ed è una costante di tutti i paesi anche i più scalcagnati che abbiamo visitato negli anni, ad ogni longitudine e latitudine da noi raggiunte, c'è un rispetto del bene pubblico che da noi manca. Le città sono pulite, compatibilmente con il clima e il terreno, il verde pubblico è curato e annaffiato costantemente, non c'è la nostra incuria. Questo in Albania, in Lituania, in Russia, in Egitto, in Siria, ecc., come in Svizzera, in Austria, in Francia, ecc. Certo, si potrebbe sostenere che in alcuni paesi il costo del lavoro è più basso, ma ci sarebbe comunque da rifletterci sopra, perchè è tutto il sistema del nostro (dis)servizio pubblico e della nostra (dis)educazione civica che va ragionato..
Camper: Dal 5/6 che gli ho assegnato in partenza, all' 8 abbondante che si è guadagnato durante il viaggio. Qualche vite qua e là da riavvitare, ma nel complesso buono anche come abitabilità e comfort di viaggio.
Dukan: Incredibile (o forse no, dato l'indubbio stress), ma per la prima volta da quando vado in vacanza, invece di ingrassare sono dimagrito, e di ben 3 Kg.

STATISTICHE
Partenza con Km 750,00 su contachilometri camper
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Km percorsi totali: 13.887,50
Spese totali*: E 2.613,06 di cui
Spese gasolio totali: E 1.442,34
Spese doganali (Turkmenistan): E 150+10+145 = E 305,00
Spese vignette (Slo + Bulgaria): 30+5+8 = E 43,00
Spese Autostrade Croazia, Serbia = 1,10+37+4,5+10 /+/ 9.5+4,5+24,79+2 = E 93,39
Spesa Autostrada in Italia = E 53,70
Spese Autostrada Turchia = E 25,00
Spese varie = E 650,63
Carnet de passage = Euro 350,00 (tramite banca, tre mesi fideiussione)
*Esclusa organizzazione viaggio

Silvio Verea - 2012
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