London Calling
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London Calling
Equipaggio: Stefano (49), Paola (44), Gianluca (14), Elisa (11)
Autocaravan: Blucamp Sky 50 del 2003, di proprietà
Periodo: dal 13 al 28 agosto 2010
Premessa: non disponevamo di due settimane consecutive di ferie dall’agosto 1815, ovvio che la situazione ci provochi un dilemma: che fare con tutto questo tempo a disposizione? In seguito ai viaggi minimi degli ultimi anni, veniamo assaliti da frenesia itinerante e tra le opzioni più gettonate compaiono le isole Svalbard e Marte. Dopo un paio di preventivi a dir poco colossali, optiamo per Londra e la Cornovaglia: il budget previsto non sarà dei più economici, però i figlioli avranno l’opportunità di visitare per la prima volta la Capitale inglese e magari di approfondire sul campo un po’ di lingua straniera. Il sud dell’Inghilterra dovrebbe inoltre garantire la giusta dose di natura e divertimento, tra bianche scogliere a picco sul mare ed esercizi di guida a sinistra. Buone miglia a noi e che la Regina ci accompagni!
Il viaggio…
Venerdì 13 agosto 2010
Paola è al lavoro mentre il resto della famiglia sta faticosamente ultimando i preparativi per la partenza. Dopo le ultime indicazioni sul tempo meteorologico del mitico Stefano Micheletti dell’Osmer FVG, finalmente si parte. Piove.
Prima tappa fuori dal cortile di casa: uno strano e sospetto cigolio proveniente dal motore ci fa fare la prima deviazione. Si và a Romans d’Isonzo dal meccanico, tanto siamo di strada. Arrivati sul luogo costatiamo che il cigolio non c’è più (qualche meccanismo inumidito dai litri d’acqua di questi giorni?) e comunque l’officina è chiusa per ferie, pertanto si prosegue senza indugio. Il traffico è sostenuto. Temendo il peggio al pedaggio austriaco sui monti Tauri, stabiliamo di deviare lasciando l’autostrada e quindi iniziamo l’arrampicata al passo di Monte Croce Carnico. Ci siamo solo noi, naturalmente, ma il paesaggio merita. Unica nota negativa è che abbiamo acquistato la “vignetta” per fare solo pochissimi chilometri d’autostrada austriaca. Ceniamo in camper nel posteggio di un paesino a pochi chilometri dal confine tedesco e verso le 20.30 raggiungiamo l’Allianz Arena a Monaco convinti di poter dormire lì (vedi vacanze Pasqua 2010), ma c’è una partita in corso (Bayern-Real Madrid, ndr) ed il parcheggio è pieno zeppo di macchine, autobus e taxi! Fuggiamo prima di rimanere intrappolati dal traffico in uscita, guidiamo ancora un’oretta sotto il diluvio e verso le 23 siamo finalmente sistemati in un parcheggio del paesino di Sulzemoos. Qui dovrebbe esserci anche una famosa area di sosta, ma non abbiamo voglia di cercarla e ci fermiamo in questo posto tranquillissimo, vicino ai complessi sportivi ed in mezzo alle case. Considerazione personale: bella la Germania, ma perché non c’è mai stata una volta che non abbiamo preso la pioggia?
Sabato 14 agosto
E’ tradizione ormai che Paola lanci improperi a Stefano a causa della sveglia. Chissà perché! Ore 05.30, siamo “on the road again”. Le due sanguisughe minorenni dormono beatamente fino alle 10.00, quindi al loro risveglio sosta colazione. Ripartiti alla volta di Calais, tentiamo di risparmiare qualche eurozzo facendo gasolio all’ultima stazione del Lussemburgo. Qui i prezzi sono di gran lunga inferiori ai nostri. Ci mettiamo in coda (tutti i turisti in transito hanno avuto la stessa nostra ideona) e veniamo “gentilmente” tamponati da un signore francese che non ci aveva visti - e sì che siamo grandi e grossi - perché stava consultando una cartina stradale. Valutiamo come veramente esiguo il danno subito e preferiamo non avventurarci in constatazioni amichevoli internazionali. Non capiamo come e/o se funziona la pompa di gasolio, ci stiamo spazientendo e dopo una manovra in retromarcia per cercare fortuna altrove, facciamo finalmente i nostri 33 litri di gasolio risparmiando ben quattro euro, guadagnando la rottura del parafango posteriore e la perdita di oltre venti minuti di tempo! Si riprende la marcia per un paio d’ore, sosta pranzo ed ovviamente ritorna il diluvio così non possiamo neppure sgranchirci le gambe! Organizziamo quindi un torneo di beach volley all’interno del camper. Dopo cinque combattutissimi set, al termine del tie-break riprendiamo il cammino ed optiamo di arrivare alla più vicina Dunkerque. Giunti al porto ci dirigiamo subito al check-in della Norfolk Line, unica compagnia che gestisce il collegamento. Sembra si riesca ad agguantare un traghetto al volo per le 18, costo 115 euro solo andata. L’impiegata ci dice “quickly”, però le operazioni d’imbarco sono lunghe. Gli addetti al controllo passaporti manifestano meraviglia nel vedere i documenti dei bambini: dei ridicoli papiri in formato A4 che solo una Repubblica delle Banane come la nostra povera Italia si poteva inventare! E qui ho la bella pensata di sfoggiare il mio “perfect english” esibendo sette “that’s incredibile”, due “…but it’s true” e finendo con un “have a nice day”. Con questo mi guadagno lo sfottò continuo da parte di grandi e piccini, una cantilena che mi accompagnerà per tutta la vita e oltre. Ceniamo in camper e finalmente alle 8 p.m. si salpa. Situazione meteo ideale: mare calmo, luce calda del tramonto, aria tiepida. Il traghetto è pieno zeppo, passiamo il tempo esclusivamente sui ponti all’aperto tra scatti fotografici e riprese varie. In poco più di due ore di tranquilla traversata, all’imbrunire arriviamo in quel di Dover. Sono ormai le 9 p.m. (ora continentale le 22.00). Scendiamo dalla nave per primi, abbiamo qualche perplessità iniziale sul come affrontare la guida a sinistra, ma in breve siamo incolonnati nel traffico e ne approfittiamo per impratichirci con le rotatorie. L’asfalto è costellato di scie luminose che aiutano a mantenere la giusta collocazione nella propria corsia. Piccolo momento di panico quando davanti a noi, poco prima di una curva, compare per terra il segnale bianco di svolta a sinistra: pensiamo di essere contro mano, in realtà scopriremo che si tratta dell’indicazione di rientro dal sorpasso. Siamo stanchi, ma dobbiamo ancora trovare un posticino per dormire. Arrivati a Folkestone, poco lontano da Dover, troviamo ospitalità in un parcheggio a Shellons Street - gratuito dalle 20 alle 8 - vicino al supermercato Lidl: sembra quasi di essere a casa. Il luogo risulterà tranquillo, a parte un manipolo di gabbiani ubriachi ed un paio di baruffe chiozzotte tra indigeni che così festeggiano il sabato sera. Verso mezzanotte decido di uscire in pigiama e sgozzare un paio di volatili davanti a tutti, tanto per marcare il territorio. In effetti nessuno ci darà noia
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In navigazione verso Dover
Domenica 15 agosto.
Partenza all’alba verso l’Abbey Wood Camping, arrivo alle 7.30 attraversando la deserta circonvallazione di Londra. Tutto pieno come previsto, si va al Redhill, però prima decidiamo di visitare la vicina Greenwich (pronuncia: gre-nitch). Un po’ di problemi a trovare il parcheggio, poi decidiamo per un park&display vicino alla stazione della polizia: 4 sterline per poco più di 2 ore. Peccato che poi scopriremo esserci un enorme posteggio proprio in alto davanti all’ingresso dell’osservatorio, anche meno caro di quello in centro. Come ci si arriva? Bu! Navigatore dei miei stivali dove ci mandi? Visita alla zona del centro con gli animati mercati della domenica, poi meridiano 0° e relativo parco. Molto interessante e carino. Dal belvedere riusciamo a scorgere il London Bridge ed il nuovo palazzo di Londra ormai soprannominato “suppostone”: fa proprio schifo! I morsi della fame attanagliano, così si mangia un kebab al volo e via verso il camping di Redhill. Abbiamo riscritto l’Odissea! Traffico pazzesco, autostrade ingarbugliate ed anche il navigatore si rifiuta di darci una mano. Agli svincoli è facile prendere la direzione sbagliata, comincio a dare segni di pericoloso nervosismo, gli inglesi sono intransigenti e nulla perdonano a noi disgraziati con la guida a destra, se sbagli corsia ti mandano a quel paese e noi rispondiamo per le rime. Il navigatore finisce in pezzi, giusta fine per un oggetto che qui serve a poco. Usciamo dall’autostrada, breve pausa di riflessione presso un distributore e quindi decidiamo di fare alla vecchia maniera. Compriamo un paio di obsolete, dettagliate e sempre affidabili cartine stradali. La mitica Paola si trasforma in Mary Poppins/Elettricista, sistema un pochino il navigatore ed alla fine si giunge alla meta alle 3.00 pm. Bel campeggio, tranquillo e pulito, un pochino scomodo per raggiungere Londra: bisogna prima arrivare alla stazione Coulsdon South, circa 10 minuti in taxi al costo di 6 sterline a viaggio. E’ possibile utilizzare anche una navetta del campeggio, previa prenotazione e con orari poco fattibili - soprattutto al ritorno - al costo di una sterlina e venti pro capite (andata ore 9, 9.30, 9.45; ritorno 18, 18.20, 18.40): alla fine opteremo sempre per il taxi. Dopo quattro fermate e venti minuti di treno arriviamo a Victoria Station e da qui proseguiamo in metro. Sbarchiamo subito alla stazione di Westminster ed usciamo proprio sotto il Big Ben: che emozione! Proseguiamo per la cattedrale di Westminster, chiusa di domenica, poi Whitehall e Downing Street ormai interdetta al pubblico, infine Piccadilly Circus. Rientro in tarda serata.
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L’osservatorio di Greenwich
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Il Big Ben
Lunedì 16 agosto.
Siamo in pista di primo mattino ed iniziamo subito a distribuire banconote, 29 sterline a/r verso Victoria Station (oppure London Bridge), oltre ad 11 sterline di metro: il giorno seguente scopriremo che partendo dopo le 9.30 con la One Day Travelcard spenderemo 19 sterline in tutto! Molto furbi, considerato che prima di muoverci da casa avevamo raccolto un sacco di informazioni sul tema trasporti ed eravamo convinti di aver compreso tutti i meccanismi di viaggio e relative tariffe! Ad ogni modo si sa come va a finire durante i primi giorni: un conto è la teoria, un conto è la pratica sul campo. Ti devi ambientare, hai fretta di arrivare alla meta, hai paura di perdere il treno e così via. Problemi di gioventù, con la maturità miglioreremo. Prima tappa al Tower Bridge ed alla relativa Torre di Londra per vedere i gioielli della Regina (47 sterline): tra file per biglietti, file per entrare, perquisizioni degli zaini causa pericolo terrorismo e lunga attesa per mangiare degli anonimi nonché costosi fish&chips, se ne va tutta la mattinata. La visita secondo noi vale comunque la spesa ed i disagi, il tesoro Reale è sicuramente spettacolare e …regale! All’uscita consultiamo le cartine scaricate dal web con tutti i principali percorsi dei caratteristici autobus rossi a due piani, ne prendiamo uno alla vicina fermata di Tower Bridge ed andiamo da Harrods passando dall’animata Covent Garden. Poi Hyde Park ed Hard Rock Café, quest’ultimo sta diventando una delle mete preferite dai fanciulli durante i nostri viaggi. Molto divertente utilizzare i tipici double-decker invece della metropolitana: sono frequentissimi, puntuali e con direttrici di facile interpretazione, ti fanno calare subito nell’atmosfera londinese, oltre ad essere decisamente più rilassanti e ovviamente panoramici rispetto alla metro. Rientro in tardissima serata con il penultimo treno disponibile.
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Tower Bridge
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Tra la City e London Bridge
Martedì 17 agosto.
Alle 11 siamo a Whitehall per cambio guardia abbastanza noioso, c’è molta gente e le pause sono lunghe, poi troppa fila alla cattedrale di Westminster ed allora optiamo per la Corte Suprema con tanto di perquisizione corporale prima di entrare: esperienza interessante, soprattutto quando ti scannerizzano le parti intime. L’edificio è su tre piani, molto bella la sala delle udienze e durante un breve intermezzo veniamo anche intervistati da una gentile addetta stampa. Di nuovo autobus fino a Victoria Station e qui follia da 150 sterline: family ticket per il musical Billy Elliot. Avremmo potuto spendere un po’ meno - 100 sterline - e finire però in piccionaia, così invece ci assegnano degli ottimi posti. Abbiamo ancora diverse ore a disposizione, proseguiamo quindi per Buckingham Palace e poi attraverso Hyde Park arriviamo a Trafalgar Square, dove effettuiamo la sosta colazione approfittando di una panchina libera. Da qui andiamo a Portobello, siamo a metà pomeriggio e non troviamo più le tipiche bancarelle, ad ogni modo la zona è vivace e gradevole. Rientriamo al Victoria Palace per lo spettacolo che inizia alle 19.30. Il musical è eccezionale, esperienza da ripetere: vale la spesa! Oltretutto comoda la logistica, giacché il teatro si trova proprio di fronte all’omonima stazione dei treni. Rincasiamo in campeggio ampiamente dopo la mezzanotte.
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Traffico in zona Piccadilly
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Shopping a Portobello
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Billy Elliot, il musical
Mercoledì 18 agosto.
Elisa non è in gran forma. Ha un po’ di mal di gola ed una ghiandola gonfia, nonostante tutto esprime il desiderio di vedere la stele di Rosetta. Decidiamo perciò di rimanere ancora una giornata. Ce la prendiamo comoda. Dopo le docce, i familiari lavori di pulizia ed un po’ di calci al pallone nel campetto del camping, si pranza in camper e poi partenza. Sotto un cielo grigio alle 15 siamo a Londra al British Museum. L’ingresso è gratuito e ci meravigliamo di come non ci sia nessun tipo di controllo, in tutta la Gran Bretagna il pericolo terrorismo è molto alto, ma qui potremmo entrare anche con un bazooka e nessuno se ne accorgerebbe. Molto interessanti la sezione egizia con le relative mummie, le statue greche e soprattutto la “Rosetta’s stone”. Usciti dal museo ci dirigiamo verso l’animata Soho alla ricerca di un vecchio negozio di dischi in vinile, che non troviamo. Giriamo un’oretta attraverso le brulicanti strade di questo vivace quartiere, poi prendiamo il solito gradito double decker e torniamo ancora una volta nella briosa Piccadilly. Qui ci si divide: i maschi da Lillywhite in cerca di indumenti calcistici in saldo, le donne in giro nel circondario. C’è una gran confusione ed una marea di gente. Consulto familiare, vorremmo cenare da “Pizza Hut” però desistiamo causa folla strabocchevole. Ormai è quasi sera e preferiamo rientrare: di nuovo bus fino a Victoria Station e poi il consueto treno della Southern con le solite quattro fermate ed arriviamo alla meta. Taxi e siamo in camping alle 7.45 pm. Cena. Partitina a carte e ritirata prima delle 10pm. Domani si riparte.
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Tramonto spettacolare in zona camping, Surrey
Giovedì 19 agosto.
Dopo le solite operazioni di carico/scarico, leviamo le ancore dal camping poco prima delle otto. Grazie alla dettagliata mappa stradale ed alla perizia di Paola/Mannucci raggiungiamo in poco più di un’ora Beachy Head, nostra prossima meta sulla costiera presso Eastbourne. Il tempo è piovoso, comunque man mano che ci avviciniamo al traguardo tende a rasserenarsi, mentre il cielo inizia a solcarsi delle tipiche nuvolette inglesi. Parcheggiamo al centro visitatori, presso un’area non a pagamento poiché riservata ai clienti dell’annesso ristorante. Effettuiamo una bellissima escursione lungo il Peace Path, sentiero a picco sul mare che sovrasta queste stupefacenti scogliere bianche spazzate dal vento. Riprendiamo il camper e ci spostiamo sotto il faro posto qualche chilometro più ad ovest: pranzo, riposo ed altra breve passeggiata fino alla sommità del Cliff. Ripartiamo verso le mitiche scogliere chiamate “Sette Sorelle” ed in poco tempo giungiamo al centro visite “Seven Sisters Country Park”, dove siamo costretti a versare ben 5 sterline per meno di due ore di sosta. Attraversiamo la vasta zona paludosa che precede la spiaggia e da qui le scogliere si possono ammirare in tutta la loro maestosità. Rientrati alla base, andiamo alla ricerca di un luogo per la notte, ma dopo un’ora di strada a vuoto decidiamo di tornare al parcheggio di Beachy Head e tentare la sorte: un cartello dice no overnight, un altro non accenna a divieti. Perlustro la zona ed un tipo in divisa scende dalla macchina targata Chapman Beachy Head (polizia locale?) e mi chiede dove sto andando: come inizio non c’è male! Dopo aver spiegato che stavo solo facendo due passi, rientro alla base proprio mentre un camper inglese si affianca al nostro. Ancora qualche foto e poi tutti a nanna: domani sapremo se la notte “no overnight” sarà passata indenne.
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Parcheggio (a pagamento, ovviamente “no overnight”) presso Beachy Head
Venerdì 20 agosto.
Notte tranquillissima, alla faccia del “no overnight”. Alle 6.30 i bagni sono di nuovo aperti, li avevano chiusi la sera prima alle 20, ed assieme al compagno inglese ne approfittiamo anche per scaricare le nere: mitico! Prossima tappa Brighton, elegante città balneare nella quale giungiamo verso le otto. Parcheggiamo dapprima sul lungo viale d’ingresso arrivando da Newhaven, però ci accorgiamo che poco sotto esiste ampia possibilità di sosta proprio a ridosso della spiaggia. Proseguiamo quindi fino alla fine della strada ed alla rotonda svoltiamo stretto a sinistra e ci sistemiamo comodamente. Solito park&display - ormai soprannominato tax&display visti i costi esorbitanti – anche se in questa occasione contenuto in 5 sterline/6 ore. Visitiamo l’originale palazzo Royal Pavillon eretto in un curioso stile indo-cino-moresco, poi gironzoliamo a caso nel traboccante centro e finiamo con la classica passeggiata sul lungomare. Arriviamo sul grande pontile, qui chiamato Pier, molto frequentato e ricco d’attrazioni varie ed innumerevoli ristoranti & “take away”. Ripartiamo da Brighton verso le 15, non prima d’aver approfittato di uno dei numerosi bagni pubblici presenti praticamente ovunque e quasi sempre gratuiti, oltre che puliti. Adesso il parking è saturo all’inverosimile ed il traffico particolarmente caotico, tanto che ci mettiamo quasi venti minuti per uscire dal centro. Prima di lasciare definitivamente Brighton effettuiamo una piacevole sosta in un parco per gustarci qualche minuto di cricket. Lungo il percorso breve sosta pro gasolio in uno dei numerosi distributori/market che si trovano lungo le strade secondarie inglesi e ne usciamo con una dettagliata cartina stradale della Gran Bretagna, oltre che ad uova e pesce surgelato. Paola ne approfitta per sorseggiare uno dei suoi amati caffè annacquati in stile Starbucks: evviva i beveroni, abbasso l’espresso! Ripartiamo in direzione Stonehenge, ma la strada da fare è molta e pertanto decidiamo di sostare a Winchester, così da poter visitare la famosa cattedrale. Parcheggiamo in un comodo Park&Ride - servizio autobus gratuito ogni 15 minuti dalle 7 alle 21 lun/sab – anche se vige il solito “no overnight”. Inoltre all’ingresso, seminascosto dalla vegetazione, c’accorgiamo di un cartello che vieta l’accesso ai mezzi superiori alle 2 tonnellate. Siamo stanchi e decidiamo comunque di fermarci per cenare e dormire, domani mattina presto vedremo di spostarci in un altro parcheggio per verificare se anche lì sussiste il limite di peso. Chissà cosa ci prospetterà il futuro…
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Brighton Pier
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Royal Pavillon, Brighton
Sabato 21 agosto.
Nottata abbastanza serena, a parte qualche macchina che verso mezzanotte utilizza il sito per testare i motori e l’impianto stereo. Di prima mattina ci trasferiamo nell’altro park&ride, St. Catherin’s, dove troviamo anche una piccola zona riservata ai m’homes e nessun divieto particolare. Prezzo decisamente onesto, 3 sterline orario 7-24. L’autobus gratuito è puntualissimo ed alle sette inizia il suo andirivieni perpetuo. Da una piccola scalinata si accede ad un parcheggio superiore dove si trovano i bagni pubblici, ne approfittiamo per scaricare la cassetta del wc mentre fruiamo di una grata per vaporizzare le grigie. Giornata nuvolosa e molto umida, non particolarmente calda però afosa. A tratti scende una finissima acquerugiola, molto british ma parecchio fastidiosa. In cinque minuti d’autobus raggiungiamo il centro e visitiamo subito la cattedrale: stupenda, maestosa, veramente imperdibile. Dopo un paio d’ore sosta pranzo al vicino Mc Donald’s, qui ci sarebbe anche il Wi-fi gratuito ma chi ha voglia di girare con il laptop al seguito? Proseguiamo la visita di questa bella cittadina, sempre sotto un fitta pioggerella, inclusa un’occhiata alla famosa tavola rotonda di re Artù, e nel primo pomeriggio ripartiamo. Dopo una mezz’ora di comoda strada a due corsie in direzione Exeter, abbiamo la sventura di capitare nel bel mezzo di una coda chilometrica e per fare le ultime poche miglia che ci separano da Stonehenge impieghiamo più di un’ora. Purtroppo il continuo susseguirsi di rotonde e strade che da due corsie passano ad una crea spesso situazioni simili. Il disagio viene però premiato dalla incommensurabile visione di questo fantastico circuito preistorico: da solo merita il viaggio e credo che rimarrà impresso a lungo nella memoria dei ragazzi. La stessa collocazione, nel mezzo di un’ampia spianata, rende il tutto particolarmente suggestivo. Il family ticket costa 17 sterline, sono rimborsate alla cassa le 3 sterline spese per il parcheggio. La visita si effettua in senso antiorario senza possibilità di addentrarsi in mezzo ai monoliti, cosa invece concessa a piccoli gruppi che abbiamo visto entrare prima dell'ora di apertura e dopo quella di chiusura. Ad ogni modo la distanza che ci separa dal circolo di pietre è contenuta e possiamo apprezzare i grossi blocchi in tutta la loro maestosità. Terminata la visita saremmo tentati di pernottare all’interno del parcheggio, però chiedendo informazioni una graziosa addetta conferma che lo stesso chiude dalle 21 alle 8. Disponiamo quindi di spostarci lungo un’attigua stradina sterrata che corre parallela al sito ed è già occupata da diversi camper. Mai scelta fu migliore, da qui possiamo cenare con un panorama incomparabile, come solo il turismo itinerante a volte sa offrire, e domani mattina vedremo se il meteo ci consentirà di apprezzare Stonehenge al sorgere del sole, come indicato da un cartello posto sulla sommità della via che segnala il punto esatto di osservazione da dove poter ammirare i raggi solari mentre nascono proprio dal centro del circolo di pietre. Intanto puntiamo la sveglia alle cinque e nel contempo individuiamo con stupore due addetti alla sicurezza che si apprestano a fare la guardia:
passeranno tutta la notte camminando avanti ed indietro in mezzo ai blocchi di pietra, con una temperatura che non supera i 10 gradi ed un’umidità pazzesca!
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La cattedrale di Winchester
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Stonehenge
Domenica 22 agosto.
L’alba a Stonehenge si presenta umida e nuvolosa, niente sole questa mattina. Muoviamo quindi alla volta del Dartmoor National Park che raggiungiamo dopo tre ore di viaggio. I paesaggi di questo altopiano sono veramente notevoli, un susseguirsi di campi d’erica, brughiera e foreste di pini. Molto numerosi anche asini e cavalli, inclusi i simpaticissimi pony. Bisogna però fare attenzione alle migliaia di pecore che se ne stanno spesso in mezzo alla strada, alle volte addirittura appisolate, tanto che in più di un’occasione usiamo il clacson per farle sloggiare. Nel villaggio di Postbridge troviamo il centro visitatori, oltre che un ufficio postale ed un caratteristico ponte in pietra: omen nomen! Proseguiamo lungo le strette stradine del parco, spesso ad una sola carreggiata, fermandoci ogni tanto nei numerosi parking per ammirare il paesaggio. Incantato dai luoghi, trovo uno scorcio interessante e m’incammino nell’umida brughiera cercando di arrivare ad un punto panoramico per effettuare delle foto. Purtroppo la luce giusta svanisce subito, nel frattempo mi ritrovo con le scarpe intrise d’acqua, oltre ad un cane di grossa taglia che mi punta minaccioso. Il padrone cerca di richiamarlo, ma non troppo convinto. Mi premunisco con un bastone siccome la bestia è ormai arrivata a meno di un metro. Finalmente il proprietario riesce a rimettergli il guinzaglio: “No problem, he’s friendly”, osa dirmi. Friendly un corno, ero già pronto a spaccargli il naso a bastonate! Alla fine rientro con un piccolo trofeo, un teschio di capra probabilmente disossata da volpi oppure lupi oppure cani inferociti, chi può dirlo. Ad ogni modo tutta la zona è ricca di sentieri, avendo tempo/voglia/gambe ci si potrebbe sbizzarrire a girare in lungo ed in largo tra i pendii di questo luogo fatato. Ecco perché dopo la pausa pranzo Paola&Elisa si cimentano in un’impegnativa passeggiata verso la cima di un colle, mentre Gianluca continua con i suoi lunghi riposi pomeridiani ed io ne approfitto per vegliarlo….
Considerato che siamo itineranti da quattro giorni, è facile intuire che le condizioni del camper e nostre si presentino a dir poco fetenti. Urge pertanto reperire un campeggio per lavare l’onta. Partiamo verso la costa, attraversiamo la bella cittadina di Tavistock – punto d’entrata al parco dal lato sud ovest - e dopo aver superato Plymouth, in direzione di Looe troviamo un campeggio in quel di Landrake. Seguiamo le indicazioni e percorse un paio di miglia su “single track” alle 18 in punto siamo all’ingresso del “Dolbeare Holiday Park”, un ottimo campeggio. Tentiamo anche la sorte pagando 2 sterline per il collegamento wi-fi, oltre alle 27 dovute per una notte di sosta. Purtroppo anche con l’aiuto della reception non riusciamo a connetterci. Non importa, le operazioni principali le abbiamo effettuate tutte nonostante una fitta pioggia che dall’intensità non promette nulla di buono per domani: speriamo che i venti costieri ci lascino qualche ora all’asciutto!
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Sosta libera e (finalmente) gratuita al Dartmoor National Park
Lunedì 23 agosto.
Giornata piena ed appagante. S’inizia con le solite operazioni di carico/scarico svolte ancora una volta sotto una pioggia battente. Il cielo è plumbeo, ogni tanto cala anche la nebbia. Partiamo speranzosi in direzione Polperro, per gli amici Polpetta, nostra prossima meta. Arriviamo verso le 9 ed il cielo inizia a rasserenarsi. Parcheggiamo all’ingresso del paese nell’unico posteggio disponibile, è molto grande ed al momento è completamente libero (quando poi alle 14 ce ne andremo sarà quasi esaurito). Il buongiorno lo riceviamo dal solerte custode che subito ci avvisa di pagare tariffa doppia in considerazione del fatto che occuperemo due stalli. Traduzione: 7 sterline per 4 ore di sosta! Appena versato l’obolo, per giusta riconoscenza si scatena un violento nubifragio che fortunatamente dura solo una decina di minuti. Polperro è un villaggio sul mare tanto scenografico quanto turistico, un dedalo di viuzze costeggiate da casupole bianche. Il posto è veramente godibile, gli scorci interessanti si sprecano ed anche la temperatura è particolarmente gradevole, al punto che in parecchi approfittano della bella giornata per farsi un bagno. Consumiamo un veloce pasto in loco acquistando dei gustosi sandwich al granchio e poi, pienamente soddisfatti, sotto un sole splendente riprendiamo il camper movendoci verso Lizard Point. A metà strada strategica fermata presso un grosso supermercato Tesco per rimpinguare i viveri ormai ridotti al lumicino. Intorno alle 17, poco prima di arrivare a Lizard Point, breve deviazione ad est per visitare il caratteristico villaggio di Cadgwith. Solito parking “no overnight” con economica tariffa di due sterline per 24 ore di sosta. Vige però il divieto per mezzi superiori alle 3 ton. e quindi già per il solo fatto di essere parcheggiati siamo dei fuorilegge: che brividi! Un veloce sentiero porta al paesino che si affaccia su di una bella baia, le casette sono quasi tutte con i tetti in paglia e si respira l’atmosfera del tipico, incontaminato borgo di pescatori. La splendida luce del tardo pomeriggio rende il tutto ancora più affascinante. Nuovamente molto soddisfatti, dopo un paio d’ore ripartiamo alla volta di Lizard Point, che dista un miglio appena. Arriviamo a destinazione in pochi minuti e, pur essendo quasi sera, troviamo il posteggio ancora pieno di macchine. Accarezziamo l’idea di dormire qui, però preferiamo optare per un piccolo campeggio, in realtà una simpatica “Farm Wild Park”, senza elettricità e con servizi essenziali, posta proprio all’inizio della stretta strada che porta a Cadgwith. Veniamo accolti da una vecchina sdentata – la situazione odontoiatrica della signora aumenta ulteriormente la difficoltà nel capire cosa stia farfugliando - la quale ci fa accomodare alla modica cifra di 18 sterline. Siamo in compagnia di qualche tenda ed un paio di camper, immersi tra prati verdissimi ed una splendida luna piena che rende il tutto ancora più suggestivo. Mancano solo i lupi mannari, ma siamo certi che frequentino la zona. Il cielo è completamente terso, dovrebbe essere di buon auspicio per domani, ma ovviamente il termine variabilità qui non è una variabile bensì una costante!
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Polperro
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Cadgwith
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Sulla panchina, Cadgwith
Martedì 24 agosto.
Lasciamo la Farm poco dopo le sette di una giornata che sarà meravigliosa sotto tutti gli aspetti. Sicuramente a rendere unico questo martedì di fine agosto contribuisce anche la scelta di non andare direttamente a Lizard Point, ma di girare poco prima sulla destra in direzione Kynance Cove. Arriviamo al grande parking che non c’è quasi nessuno, veloce colazione, piccola attesa a causa di un incredibile acquazzone che ci piomba sulla testa nel giro di un paio di minuti ed altrettanto velocemente se ne va in direzione Dover, e poi subito di corsa ad ammirare le stupefacenti scogliere che grazie alla luce radiosa del primo mattino possono essere ammirate in tutta la loro maestosità. L’aria tersa, il vento sostenuto ed il rumore della risacca fanno da adeguato corollario alla scenografia complessiva. Lo spettacolo migliore deve però ancora arrivare. Pagate tre sterline al parcheggiatore – sarebbero sei ma non contiamo di rimanere tutto il giorno e quindi godiamo dello sconto – affrontiamo ad ampie falcate il breve sentiero che porta alla spiaggia. Lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi è incomparabile, una bellezza struggente che solo nei sogni possiamo immaginare. La spiaggia separa due bracci di mare ed è solcata da enormi faraglioni che la rendono quasi imbarazzante nel suo splendore. L’effetto scenico è veramente particolare, risulta talmente inimmaginabile una natura così prorompente che sembra di stare su un altro pianeta. A completare il tutto, alcune grotte naturali fanno volare la fantasia verso i romanzi di Salgari o alle leggende sul capitano Drake. L’entusiasmo contagia Elisa al punto che si presenta davanti alle ghiacciate acque in mutande, riuscendo però a non andare oltre una bagnatina ai piedi, mentre ardimentosi ragazzi autoctoni, molti dei quali protetti da una muta da sub, osano fare il bagno in queste acque tanto azzurre quanto gelide. Dopo qualche ora rientriamo al parcheggio, mentre in senso inverso numerose famigliole stanno arrivando per passare la giornata al mare! Pranziamo in camper e nel frattempo le macchine che sopraggiungono stanno intasando la stretta strada d’accesso. All’una il parking è pieno all’inverosimile - ci saranno un mezzo migliaio di automobili - e quindi decidiamo saggiamente di raggiungere Lizard Point a piedi, imboccando il sentiero costiero che parte proprio dal posteggio. I ragazzi non sono molto felici della scelta, ma capiscono che con questo caos muoversi col mezzo non sarebbe per nulla semplice. Il tragitto è molto piacevole – si impiegano un paio d’ore a/r escluse le varie soste – e conclude degnamente questa indimenticabile giornata. Lizard Point è comunque molto meno spettacolare di Kynance Cove, anche se la visita al punto più meridionale d’Inghilterra è sicuramente interessante. Lasciamo questo luogo incantato verso le 16 guidando in direzione Land’s End, però siamo un pochino stanchi e quindi ad alcune miglia dalla meta optiamo per un campeggio. Anche questa volta la scelta è del tutto casuale eppure si rivela azzeccata. Seguendo le indicazioni stradali, imbocchiamo una stretta stradina che porta verso il villaggio di St.Buryan. Qui troviamo il “Tower Park Caravans & Camping”, che da principio pare riservato esclusivamente a roulotte, tende e bungalow. Decidiamo di entrare ugualmente e notiamo subito che in realtà non si tratta di un luogo per soli stanziali. Difatti si rivelerà essere un campeggio molto valido, pur nella sua spartana semplicità, con gestori gentili e particolarmente curiosi di conoscere la nostra esatta provenienza in modo da aggiornare il mappamondo dei clienti. Grazie al loro inglese molto comprensibile - è noto che in Cornovaglia la pronuncia sia perfetta - riusciamo anche a fare un pochino di conversazione. Pernottiamo con 21 sterline inclusa elettricità, docce come sempre gratuite e carico/scarico. Inoltre, udite udite, c’è un ottimo servizio Wi-Fi proposto con tessere prepagate da 1 sterlina/ora oppure da 5 sterline/giorno. E’ quasi sera, la gente rientra in campeggio dopo una giornata al mare e come prima cosa s’industria nel lavare le mute da sub sporche di sabbia. I nostri vicini sono rispettivamente un tipico ciccione “birromane” - in tenda con moglie e figlia - che passa tutto il giorno davanti alla brace del barbecue ed un papà single - con figlio adolescente al seguito - che prima della buona notte si siede davanti alla tenda ad arpeggiare con la chitarra. Noi, invece, dopo esserci lavati, rifocillati ed anche riconnessi al mondo virtuale, attendiamo ansiosi di approcciare Land’s End, nonostante per domani il meteo preveda “heavy rain all day long”
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Primo mattino a Kynance Cove
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La spiaggia di Kynance Cove
Mercoledì 25 agosto.
Metereologi inglesi affidabilissimi: “heavy rain” è un eufemismo, qui hanno aperto tutti i rubinetti e si sono dimenticati di richiuderli. La pioggia è torrenziale, chiediamo anche notizie sullo stato del prato in quanto non vorremmo rimanere impantanati, però veniamo rassicurati sul fatto che l’erba è ottima e non cederà. Valutiamo che la visita a Land’s End è improponibile con questo tempaccio, inoltre temiamo per la nostra incolumità allorché inizia la distribuzione dei giubbotti salvagente. Il panico arriva subito dopo, quando vediamo i gestori del camping aggirarsi furtivi alla guida di un mezzo anfibio! Si decide allora di rimanere un altro giorno in campeggio. Sfruttiamo la mattinata per andare a fare la spesa ad una decina di miglia in quel di Helston, previa veloce veduta di Mont St.Michael – cugino del più famoso Mont St. Michel francese - direttamente dal parcheggio del villaggio di Marazion. Pranzo al McDonald’s e rientro alla base per un pomeriggio di tutto relax tra navigazione sul web, pulizie varie, suggestive foto di St.Buryan nella nebbia che improvvisamente a metà pomeriggio si sostituisce alla pioggia. Verso sera la foschia è così intensa che una volta uscito per lavare i piatti non riesco più a ritrovare la via del rientro. Rischio anche l’incidente diplomatico dopo aver cercato di forzare le porte ad un paio di roulotte scambiate per il nostro camper. Solo e smarrito, spossato per aver girato in cerchio più di tre ore senza capire dove mi trovassi, alla fine mi vedo costretto a passare la notte all’addiaccio in compagnia di due sperduti lupi mannari, infreddoliti e spaventati più di me. Se muoversi con la pioggia “heavy” è impossibile, con la nebbia diventa anche pericoloso: il rischio è quello di ritrovarsi in sosta libera direttamente sul fondo dell’oceano. Domani sapremo.
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St. Buryan nella nebbia
Giovedì 26 agosto.
Mattinata nuvolosa con qualche goccia di pioggia, fortunatamente senza nebbia. L’atmosfera è un po’ malinconica: ormai ci apprestiamo ad intraprendere la via del rientro. Come sempre salpiamo prestissimo e siamo letteralmente i primi a raggiungere il parcheggio di Land’s End, tre sterline/24 ore. Il tempo umido e grigio rende particolarmente struggente il punto più occidentale dell’Inghilterra. Passeggiamo lungo la scogliera transitando davanti al Land’s End Hotel dove Carlo Verdone girò alcune scene di un simpatico film con Margherita Buy. Poco più avanti c’è un osservatorio, chiuso a causa del clima pessimo, dal quale si possono osservare le foche, che in effetti vediamo spuntare in lontananza confuse tra le torbide e spumeggianti onde dell’Oceano. Arriviamo fino alla “First and last house”, così denominata con la classica enfasi britannica anche se altro non è che un negozietto di souvenir, e diamo un’occhiata ad un piccolo centro commerciale dove acquistiamo alcune cartoline che non arriveranno mai a destinazione. Assistiamo successivamente ad una veloce proiezione del percorso “From the end to the end”, ovvero l’itinerario di 874 miglia che porta da John O’Groates in Scozia a Land’s End in Inghilterra. Scopriamo che la via è una specie di sfida per gli anglosassoni, che pare si divertano parecchio a percorrere il lungo tragitto in tutti i modi possibili. I filmati documentano imprese veramente curiose, da quelle effettuate a piedi, a quelle in bicicletta, a quelle in trattore, a quelle correndo all’indietro. Ci ha provato perfino un pazzo completamente nudo, ma dopo aver percorso qualche miglio è stato ovviamente arrestato. Pittoreschi questi figli di Albione! Adesso è proprio giunta l’ora del rientro, ripartiamo con il parcheggio metà pieno. Dopo una veloce pausa pranzo al Mc Donald’s del giorno precedente, puntiamo decisi la prua verso Londra affrontando come all’andata la trafficata direttrice Exeter/Stonehenge/Andover, itinerario abbastanza veloce perché si effettua quasi tutto attraverso strade a doppia corsia, a parte i soliti rallentamenti causati dalle numerose rotatorie. Arriviamo alle porte della Capitale verso le 18, il traffico è caotico e quindi decidiamo di uscire dall’autostrada per puntare verso il camping di Redhill dove avevamo pernottato all’inizio del viaggio. Grazie alle perizia di Paola/Mannucci in circa un’ora e mezzo giungiamo al campeggio, dopo essere passati attraverso le dolci colline del Surrey, aver viaggiato qualche miglio nel Kent e dato un’occhiata alla bella cittadina di Regate. Dovendo partire la mattina molto presto ci sistemiamo nell’area esterna “late arrival”. La reception è chiusa, ma c’è la possibilità di prendere contatto con il gestore entro le 20. Gentilmente ci viene applicata una tariffa di 15 sterline pari al solo costo per persona, pur potendo usufruire di tutti i servizi del campeggio. La stanchezza si fa sentire e la ritirata suona abbastanza presto, domani ci aspetta una giornata lunga e faticosa
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Land’s End
Venerdì 27 agosto.
Alle 5.30 siamo già in marcia verso Dover. Diluvia e c’è molto vento, il traffico è relativamente sostenuto, caotico in senso contrario direzione Londra. Oggi pomeriggio inizia il “Bank Holiday”, festività britannica che dura tre giorni: sono previste code allucinanti in tutta l’Inghilterra, ecco perché abbiamo un pochino affrettato i tempi di rientro. Poco dopo le sette siamo al porto ed acquistiamo i biglietti Seafrance per Calais, imbarco alle otto e dieci. Avremmo voluto puntare nuovamente su Dunkerque utilizzando la più economica Norfolk Lines, però nella fretta non riesco a trovare il check-in, probabilmente anche a causa dei neuroni ancora addormentati per l’ennesima levataccia mattutina: pazienza, si è rivelato un buon metodo per spendere le ultime sterline. Il mare pare calmo, ma una volta in navigazione le onde si fanno sentire. Niente di particolare, poiché in mezzo alla Manica ogni tanto compare qualche barchetta a vela lunga non più di 6/7 metri, però due stomaci sensibili come il mio e quello di Elisa soffrono parecchio. A questo punto è meglio aver traghettato verso Calais, il maggior costo della traversata l’abbiamo ammortizzato risparmiando un’ora di sofferenza supplementare! Nell’ultimo tratto il ferry arriva a destinazione passando a non più di cento metri dalla spiaggia, situazione curiosa perché pare quasi di finire insabbiati: se fossimo a Lignano Sabbiadoro, da questa distanza più che in nave al massimo potremmo transitare in pedalò… In seguito allo sbarco, preceduto da una bella dose di spavento claustrofobico in quanto il camper era posteggiato in mezzo ad una montagna di Tir e non riuscivamo più a ritrovarlo (lo spazio per passare era strettissimo ed avevamo paura di rimanere schiacciati tra gli automezzi), verso mezzogiorno effettuiamo una breve sosta nella vicina cittadina di Bergues, deliziosa località divenuta famosa perché qui è stato girato il simpatico film francese “Giù al nord”. Inizia poi la lunga strada verso casa. Ben assistiti da una dettagliata carta stradale europea acquistata sulla nave, puntiamo verso Lilla e dopo dieci minuti siamo bloccati in una fila chilometrica. Prendiamo la statale, arriviamo in Belgio e dopo qualche piccola deviazione causa lavori proseguiamo verso il Lussemburgo attraversando le trafficatissime, orribili autostrade belghe. In serata siamo in Germania, sorpassiamo Saarbrucken e poco dopo Landau effettuiamo la sosta notturna nel posteggio di un paesino lungo la statale in direzione Karlsruhe. A mezzanotte piccolo spavento a causa di due giovani ubriachi che nel risalire in macchina fanno un po’ di confusione e frantumano un paio di bottiglie di birra.
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Bergues
Sabato 28 agosto.
Alle cinque e un quarto siamo già in viaggio, sempre sotto la pioggia. Arriviamo a Monaco di Baviera prima delle dieci, decisamente in anticipo sulla tabella di marcia grazie alla circolazione modesta, e già pregustiamo di essere a casa nel primo pomeriggio. Peccato non aver fatto i conti con i Lanzichenecchi! Difatti milioni di tedeschi si stanno ammassando sull’autobahn – ma dove vanno a fine agosto? – ed il traffico improvvisamente impazzisce. Vengono segnalati venti chilometri di fila alla galleria dei Tauri: troppi, si decide di uscire e fare la strada dell’andata attraverso Kitzbuhel. In molti hanno però avuto la nostra stessa idea ed anche la statale è parecchio trafficata. Arriviamo a Lienz verso le 15 finendo nella solita immancabile lunghissima fila, sosta per il pranzo nel parcheggio di un supermercato e nuovamente a passo cadenzato verso il confine italiano. Dopo aver superato l’ultimo pessimo tratto di strada poco prima del valico, iniziamo finalmente la discesa a valle. Giunti a Tolmezzo verifichiamo che i germanici hanno intasato tutta l’Italia e quindi optiamo nuovamente per la statale, ovviamente affollata nonché spazzata dalla pioggia. Inoltre, da qui a Gorizia tutti i semafori saranno rossi: chissà, forse era meglio rimanere in Inghilterra? Arriviamo a casa alle 19 in punto: quattro ore di teorico ritardo, ma chi se ne frega! Siamo ancora in vacanza, evviva le vacanze!
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First and last house, our summer trip’s end
Note Finali
Due settimane sono sufficienti per un viaggio di questo tipo? Sicuramente sette giorni in più avrebbero fatto comodo, ma come si suole dire abbiamo fatto di necessità virtù. Londra merita un viaggio a parte, 96 ore rappresentano il minimo sindacale per avere un’idea della città. Inoltre è probabile che per una visita limitata alla sola Capitale l’accoppiata aereo+hotel sia più pratica rispetto ad una lunga, costosa trasferta in camper. Per quanto riguarda la Cornovaglia, si tratta di una regione ricca di arte ed ambienti naturali suggestivi, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Curiosi gli inglesi. In macchina sono gentili, rispettosi dei pedoni e prodighi di calorosi ringraziamenti quando gli dai strada. Però se sbagli ad incolonnarti sono impietosi e te lo fanno notare con rancore: strano, nessuna concessione allo straniero in imbarazzo tra guida a sinistra, rotatorie infernali e poca dimestichezza con gli svincoli. Abbiamo inoltre riscontrato che i britannici in campeggio passano ore sotto le docce, condendo il tutto con mugolii e grugniti vari. Perché tutto questo? A casa non si lavano? Sono masochisti ed approfittano delle docce gratuite fino a disintegrarsi? E’ un rito collettivo da perpetrare in vacanza? Non abbiamo avuto modo di approfondire l’argomento, pertanto il mistero rimane irrisolto.
Navigatore satellitare: dopo un paio d’ore sulla circonvallazione di Londra l’abbiamo gettato dal finestrino. E’ molto meglio utilizzare una dettagliata cartina, dal momento che le indicazioni sono eccellenti ed includono sempre il numero della strada, per cui è praticamente impossibile perdersi. Inoltre, sai sempre valutare all’istante in quale direzione effettuare la svolta giusta, situazione che con il navigatore si rivela spesso tragicomica. Per contro c’è bisogno di una persona che affianchi sempre l’autista di turno.
Wifi: per la prima volta ci siamo portati il notebook, non è servito a molto a parte scrivere poche note sul diario di bordo. Pensavamo di trovare hot spot gratuiti un po’ dappertutto, in realtà ogni tanto arrivava qualche debole segnale di provider a pagamento. Qualche campeggio offre il servizio, ma prima conviene chiedere una prova di connessione per evitare di pagare inutilmente. Tutti i Mc Donald’s offrono il wi-fi gratis.
Spese: Londra si è giustamente aggiudicata la palma di città più cara d’Europa, abbiamo sforato tutti i budget preventivati e non solo perché ci siamo concessi lo sfizio di una serata al musical. Per risparmiare qualcosa meglio muoversi con i mezzi dopo le 9.30 del mattino e non acquistare cibarie al di fuori delle solite catene di fast food. I prezzi in Cornovaglia sono simili ai nostri, eccezion fatta per i maledetti park&display. Anche il gasolio costa parecchio, un litro viaggia intorno ad euro 1.60. Molto cari i traghetti da/per Dover se presi “al volo”, prenotando via internet avremmo speso la metà: da valutare se valga la pena rimanere condizionati dalle date di andata e ritorno per risparmiare 150 euro. Molto comoda, come sempre, la carta prepagata Postepay accettata praticamente ovunque.
Clima: ovviamente molto variabile, in realtà abbiamo trovato una sola giornata di pioggia tanto intensa da condizionare qualsiasi tipo di visita. Di sera e di primo mattino l’umidità è molto forte, bisogna coprirsi bene. In metropolitana si suda, meglio vestirsi a strati onde evitare spiacevoli saune.
Cosa ci è piaciuto di più: Il Big Ben, i double decker ed il musical Billy Elliot a Londra. Stonehenge e Kynance Cove in Cornovoglia, però in effetti abbiamo apprezzato praticamente tutto.
Cosa ci è piaciuto di meno: i park&display, vero incubo anche per gli inglesi che spesso si organizzano in modo da utilizzarli al di fuori degli orari di corresponsione. Quasi sempre si versa l’obolo anche di domenica. I parcometri accettano solo monete e quindi, per paura di non avere spiccioli a sufficienza, abbiamo provveduto a pagare tutti gli acquisti da pochi pennies con banconote. A furia di resti, in dieci giorni abbiamo accumulato scorte di metallo pari a trenta chili, oltre a due ernie del disco ed un principio di scoliosi.
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Stefano Toselli
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