Samarcandas
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Samarcandas
di Anna e Mauro
28 Giugno – 25 Agosto 2008
E’ arrivato il momento della partenza, lasciamo casa con un po’ di malincuore pensando alle nostre ragazze che restano ognuna con i propri piccoli grandi problemi.
Il viaggio incomincia sotto i migliori auspici attraversando indenni il territorio Svizzero con i suoi controlli del peso, cercato disperatamente edicola per rifornimento riviste italiane, ma purtroppo niente da fare.
Lungo il percorso avvistamenti vari di selvaggina, un cerbiatto nella zona di Bellinzona una lepre sul San Bernardino e un altro cerbiatto alla fine della discesa.
Sosta per la cena sul piazzale antistante la galleria del San Bernardino e poi via per un’ altro piccolo tratto di strada ore 10,30 arrivo ad area di sosta dopo Chur e fermata per il primo pernottamento.
Continuiamo il viaggio verso la frontiera Austriaca, purtroppo un flash improvviso ci avverte che probabilmente arriverà a casa un “regalo” indesiderato velocità prevista 50KM tenuta in quel momento 60Km, pazienza staremo più attenti.
Frontiera Austriaca senza nessun problema, continuiamo passando il tunnel dell’Arlberg e facciamo una sosta in quell’area favolosa che si chiama Trofane, acquistiamo del pane e via verso Vienna che raggiungiamo alla sera e nelle cui vicinanze ci fermiamo a dormire.
Risveglio, ultimo tratto in territorio Austriaco, e varcando la frontiera con la Slovacchia iniziamo ufficialmente le nostre vacanze che si protrarranno per due mesi, cioè fino alla fine di Agosto.
Sostiamo in autostrada per l’acquisto della vignetta Slovacca che ci consentirà per un mese il transito sui pochi kilometri di autostrada esistenti.
Arriviamo a Bratislava e ci sistemiamo al campeggio “Intercamp Zlatè piesky”, alla periferia della città, in una zona un po’ degradata ma con il vantaggio di poter raggiungere velocemente il centro con un tram.
Il campeggio è occupato da un accampamento di nomadi con grosse roulotte e altrettanti grossi SUV.
Nel pomeriggio visita alla città, la cattedrale, una bellissima chiesa ortodossa tutta blu,una passeggiata sul Danubio e il giorno successivo un giro nei pressi del Palazzo Presidenziale con la ricerca infruttuosa della sinagoga.
Una connessione ad un internet caffè permette di vedere la situazione posta.
Rientro al campeggio cena con fuochi d’ artificio e a dormire, domani si parte.
Lasciamo Bratislava dopo aver sostato a fare acquisti presso un Tesco.
La meta, attraverso vie secondarie è la piccola cittadina di Modra e poi verso il castello di Cerveny Kamen passeggiata nei giardini e poi attesa per la visita purtroppo con giuda in lingua Slovacca.
Ritorniamo verso Trnava bella cittadina contornata da mura medioevali e ricca di chiese, la più bella quella di San Giovanni Battista visita alla sinagoga sede oggi di una mostra di statue, ma con ancora affreschi e strutture originali che le conferiscono un fascino particolare .
Proseguimento verso Nitra con arrivo in serata, visita della cittadina e rientro al camper pochi minuti prima dell’arrivo di un diluvio durato tutta la notte.
Al mattino risveglio con sorpresa, la piazza è stata transennata per una manifestazione, ma nessun problema riusciamo agevolmente ad uscire.
Salita al castello per visita ma non c’è niente da visitare, ritorniamo verso Trnava poi in direzione Trencin per ammirare castello arroccato su una collinetta.
In serata raggiungiamo Bojnice dove al mattino successivo facciamo visita ad un castello molto bello edificato per volere di un Barone a fine ottocento.
Ci dirigiamo al paesino di Cicmany, la cui caratteristica sono le decorazioni delle case di legno.
Visitiamo anche il museo rurale.
Passando per Zilina facciamo sosta e pernottamento in un parcheggio Carrefour seguendo una via panoramica tra le montagne molto simili alle nostre, passando da Terchova arriviamo a Tvrdosin dove scopriamo una delle più vecchie chiese di legno della Slovacchia.
Al ritorno sosta e visita al castello di Oravsky Podzamok molto interessante e faticoso data la sua configurazione piena di ripide scale.
Approfittiamo della presenza di una comitiva di turisti a bordo di un pullman per visitare con loro un’altra chiesa articolare nella zona di Alestiny per raggiungere poi il paese di Vlkolinec Patrimonio dell’Unesco con le sue caratteristiche case in legno.
Per la notte sostiamo nel parcheggio di una bidonvia a Donovaly un paesino di montagna dove la sera la temperatura scende a 13 gradi e comincia a piovere, sembra autunno inoltrato.
La visita a Banska Stiavnica (patrimonio dell’ Unesco) delude moltissimo.
Risaliamo verso la E50 in direzione Poprad per proseguire Kezmarok dove trascorriamo la notte in un parcheggio a pagamento.
Al mattino torniamo verso Poprad e poi verso Levoca giro sulle mura della città e proseguimento verso il castello di Spissky Hrad sul cui piazzale ci fermiamo a dormire in compagnia di un equipaggio tedesco.
Del castello rimangono solo le mura di cinta bianchissime si ergono su un promontorio e la prima sensazione è di vedere un castello dell’epoca templare.
Un terribile diluvio ci accompagna per le strade tortuose di montagna fino a Kosice dove ci fermiamo per una spesa generale al supermercato prima di dirigerci in un obbrobrioso campeggi in periferia.
Al mattino cambiamento di programma ci spostiamo con il camper verso il centro cittadino.
Molto bella la cattedrale, la fontana che varia i suoi getti in base al suono di sottofondo e tutta la zona del centro.
Attraversando una zona di montagna con paesini fatiscenti abitati da zingari di etnia Rom arriviamo a Herlany dove c’è l’unico geiser della zona Europea.
Purtroppo l’eruzione è prevista solo alle 17 del giorno successivo.
Ci dirigiamo allora a Hervarton a visitare una chiesa di legno molto antica, ai bordi dell strada incontriamo dei bellissimi alberi di ciliegie stracolmi di frutti, e allora decidiamo di raccoglierne un po’ approfittando della mansarda del camper come rialzo, riempiamo un sacchetto e ripartiamo.
Raggiungiamo poi Bardejon e dopo la visita alla città incontriamo due camper di bolzanini che parcheggiano con noi per la notte presso lo stadio cittadino.
La visita della Slovacchia si conclude a Svidnik sulla E371 che ci porta al passo di Barwinek dove nell’ultimo conflitto mondiale si combatté la famosa battaglia di Dukle, una delle più cruente della zona.
11 Luglio varchiamo la frontiera Polacca per raggiungere in serata Sanok luogo da noi già conosciuto in riva ad un fiume dove pernottiamo.
Il giorno successivo giro nei dintorni per visitare alcune chiese di legno il cimitero ebraico di Lesko e la sua sinagoga in serata rientro a Sanok cena con barbecue e telegiornale italiano poi una bella dormita con in sottofondo il brusio dell’acqua del fiume.
Al mattino partenza verso la cittadina di Przemysl per strade secondarie con continui Sali scendi ma traffico quasi inesistente dopo la sosta ad un piccolo supermercato per rifornimento ci dirigiamo verso un campeggio situato in zona abbastanza centrale rispetto alla cittadina.
Il giorno successivo trascorre sotto un incessante diluvio che ci blocca in camper.
Il sole del giorno dopo ci permette un bucato generale e nel pomeriggio una visita alla cittadina, domani si va verso la frontiera Ucraina che varchiamo a Medika.
Ore 13.00 arrivo alla frontiera, inizio attesa e disbrigo formalità doganali praticamente con lo stesso sistema Russo, il tutto richiede circa 3 ore.
Con lo spostamento dell’orologio avanti di un’ora, siamo in Ucraina alle ore 17,00 del 15 Luglio, rifornimento con sorpresa, il costo preventivato a 60 centesimi è in realtà salito a 99 centesimi e il cambio è di 1 Euro pari a 712 Grivne che è la moneta locale.
Nel tardo pomeriggio dopo aver percorso circa 80 Km su strade non proprio ideali e con limiti di velocità che vanno assolutamente rispettati perché la polizia e presente in maniera massiccia, raggiungiamo Leopoli luogo previsto per l’incontro del giorno 18 Luglio con il resto dei componenti la carovana che ci porterà alla mitica Samaranda.
UCRAINA
Il parcheggio dell’ippodromo di Leopoli è l’area di sosta per i prossimi due giorni, visto il tempo a disposizione decidiamo una visita in autonomia alla città.
Chiamiamo con l’aiuto di una receptionist dell‘ hotel un taxi che ci porta nonostante la pessima impressione del mezzo fino in centro città, dove girovaghiamo tra viuzze monumenti e chiese abbastanza interessanti, un pranzetto veloce in un ristorantino greco e poi rientro al camper con i mezzi pubblici pone fine alla visita.
Nel pomeriggio gradita sorpresa con l’arrivo del gruppo precedente di ritorno da Samarcanda, subito ci si precipita ad acquisire informazioni di tutti i tipi.
Percorsi stradali, rifornimenti di acqua e gasolio, inconvenienti ai mezzi problemi ai componenti, come è andata l’integrazione degli equipaggi.
Tutte domande alle quali i nostri colleghi camperisti e i due accompagnatori Vittorio italiano e Vica Bielorussa, danno lentamente risposta, facendoci capire che quello che ci aspetta non sarà un viaggio tanto facile, ma impegnativo per noi e per i mezzi e per il quale sarà necessario una buona dose di ottimismo e adattamento alle varie situazioni che si verranno a creare durante il percorso.
Arriva la sera e tra una chiacchierata e l’altra, il momento di andare a dormire con un pizzico di ansietà per l’avventura che ci aspetta.
Oggi è il grande giorno il 18 Luglio pian piano arrivano i componenti del gruppo che daranno vita alla carovana che ci porterà fino alla mitica città di Tamerlano.
All’alba gli amici dell’ altro gruppo ripartono verso casa augurandoci un buon viaggio, e qualche ora dopo facciamo conoscenza con i primi due equipaggi di Padova che ci hanno raggiunto, nel corso della giornata ci raggiunge anche Roberto da Torino i due equipaggi di Catania arriveranno a Leopoli solo in tarda nottata.
SI PARTE, e sulle note della canzone Samarcanda di Vecchioni che Paolo distribuisce attraverso il CB, ci mettiamo in movimento tutti i componenti la carovana sono presenti, i padovani Paolo e Roberto, Roberto di Torino, Lillo e Felice di Catania.
La prima cosa da fare: rifornimento, in accordo con la nostra accompagnatrice Vica ogni equipaggio versa quello che dovrebbe essere l’importo per il gasolio che verrà utilizzato nel corso di tutto il viaggio, tenendo presente che la percorrenza dove essere intorno ai 10000 Kilometri.
Il costo del gasolio è intorno hai 60 centesimi di euro al litro, discorso a parte per l’ Uzbekistan dove è possibile fare il pieno al mercato nero per pochi dollari,considerando anche l’aspetto organizzativo dei rifornimenti, tenuto conto dei tempi e del fatto che spesso è necessario pagare in anticipo il rifornimento e in alcuni casi è necessario dichiarare prima i litri richiesti.
Bisogna anche tener presente la difficoltà a rifornire 6 camper per un totale di 300-400 litri per volta, non sempre disponibili nei distributori soprattutto in Uzbekistan.
E’ necessario per tanto avere sempre i serbatoi pieni soprattutto nella parte desertica dove capita di percorrere centinaia di kilometri senza poter rifornire.
Dicevamo “SI PARTE” direzione Kiev arrivo previsto nel tardo pomeriggio dove è prevista la prima sosta.
Con la partenza, i primi disguidi con l’ Agenzia, le guide sulla carta autonome con auto propria, sono in realtà a bordo del nostro camper per mancanza di auto, bloccata da riparazioni appunto a Kiev.
Il viaggiare dietro impedisce ad Anna di fare foto.
Lungo il percorso circa 300?? KM molti sono i posti di blocco della polizia in uno dei quali incappiamo e siamo costretti a versare una cifra di 10 euro per un sedicente bollino sull’ inquinamento, se vedeste i mezzi in circolazione sembra incredibile.
Il pullman che ci porta in visita alla città ci aspetta di prima mattina con la nostra guida Giulia, che parla perfettamente italiano ed è molto brava.
La visita comprende la cattedrale di Santa Barbara contenente le spoglie della santa e la visita ha acquistato un interesse particolare essendoci in corso una funzione religiosa.
Uno sguardo della città dal belvedere sul fiume Nieper, il monastero delle grotte con visita ad un’ esposizione di miniature favolose intarsiate per esempio sulla capocchia di uno spillo.
Dopo aver assaggiato specialità ucraine in un self-service del centro andiamo a vedere la chiesa di Santa Sofia patrimonio dell’Unesco e molto datata.
La partenza di domani è prevista alle 7,30 dal momento che ci aspettano 530 Km su strade dissestate e con un certo traffico, e qualche problema nel gruppo a causa della velocità troppo lenta di un equipaggio aumenta la tensione, si arriva a destinazione alle 20,30 con sosta nel parcheggio di un albergo.
RUSSIA
Oggi ci aspettano oltre ad una discreta quantità di kilometri anche il passaggio della frontiera con la Russia che generalmente richiede ore di attesa, in questo caso ce la siamo cavata in circa tre ore le 11,45 e spostiamo avanti di un’altra ora le lancette dell’ orologio oltre ad aver versato un piccolo contributo in bottiglie di vino.
Arrivo a Rossosh e sistemazione in un piccolo parcheggio utilizzato anche dalla gente del luogo per sistemare durante la notte le proprie macchine.
Grazie ad una pompa idraulica che pesca in un pozzo, riusciamo a rifornire l’acqua necessaria per le docce ed eventualmente per cucinare, e con un po’ di ingegno ad assicuraci un collegamento elettrico, anche se con tensione ridotta visto la sezione di prolunga dei cavi utilizzati.
La visita al museo dedicato agli alpini dell’ ARMIR che hanno combattuto qui durante la seconda guerra mondiale è guidata da un personaggio che ha fatto la storia di questo museo.
Il professor Morosov era un ragazzino all’epoca degli eventi bellici, gli ufficiali degli alpini avevano la mensa a casa sua e quando l’Associazione Nazionale Alpini decise di commemorare i 50 anni della guerra con la costruzione iniziata nel 1992 dell’ “asilo del sorriso” di Rossosch, nel luogo dove nel 1942 si trovava il quartier generale dell’ARMIR.
Negli scantinati dell’ asilo inizia la realizzazione del museo con l’esposizione di foto, documenti, cartine, suppellettili e ogni cosa potesse ricordare gli alpini caduti in quelle zone, raccolte dal Morosov in tanti anni e grazie anche alla cittadinanza di Rossosh che gli ha consegnato molti reperti ritrovati in anni di lavoro nei campi di quelle zone.
Con la visita al monumento commemorativo sorto nella zona in cui nel 1992 alcuni ragazzini scoprironouna fossa comune con 10 corpi di alpini riconosciuti dagli elmetti e dalle piastrine di due di loro, ai quali sono stati dedicati i ceppi laterali al monumento, si chiude la visita a Rossosh che lascerà per un po’ di tempo una certa commozione in tutti noi.
Discendiamo lungo il Don e raggiungiamo una collinetta sede nel periodo bellico del comando tedesco il suo nome “punta spillo” su di essa si erige un piccolo monumento con una serie di lapidi sulle quali sonno indicati i nomi dei caduti.
Sotto di essa in un piccolo parcheggio ci fermiamo a pranzare e poi via verso Volgorod, che raggiungiamo solo alle 13.00 del giorno successivo a causa di un traffico incredibile che ci ha praticamente bloccato per circa tre ore, caos creato dal rifacimento del manto stradale che a differenza di quanto avviene da noi non viene tolto con una logica di progressione ma l’ asfalto viene tolto senza troppi problemi su entrambe le corsie obbligando il traffico ad uscire dalla carreggiata.
Ci fermiamo a dormire alle 23,30.
In mattinata ripresa la via verso Volgorod ex Stalingrado che raggiungiamo per l’ora di pranzo la sosta viene effettuata nel parcheggio dell’albergo situato nelle immediate vicinanze di una enorme statua eretta a commemorazione di tutti i caduti della seconda guerra mondiale.
Nel pomeriggio con un caldo soffocante facciamo visita al mausoleo dove c’è una fiamma votiva sempre accesa ed assistiamo ad un suggestivo cambio della guardia.
Poi preso un tram, ci dirigiamo verso il centro per far visita ad un museo situato lateralmente hai Ruderi di quella che nel 1942-1945 fu il quartier generale delle forza russe più volte bombardato dalle truppe tedesche ed oggi così mantenuto in memoria di quel tempo.
Si rientra ai camper stremati per il caldo e la camminata a piedi, per fortuna disponibilità di acqua per il rifornimento e come al solito un minimo di elettricità.
Questa sera cena in un ristorante tipico con il personale in abiti militari.
La partenza, di buon mattino per prevista sosta in un supermercato prima di raggiungere la frontiera Kazaka e successivamente l’impossibilità di grosse spese per mancanza di negozi.
La giornata trascorre poi in maniera abbastanza monotona con lunghi tratti nel nulla e frequenti fermate hai posti di blocco fissi posti lungo la strada.
La giornata prende una brutta piega, quando nel tardo pomeriggio l’accompagnatore italiano chiede una sosta per comunicazioni importanti.
Motivi imprecisati impongono il suo rientro a Mosca, scusanti che a breve si dimostrano vergognose e assurde, nel corso della discussione che si protrae per più di un‘ ora scopriamo che in realtà non è provvisto dei visti necessari per accompagnarci oltre.
Nel suo programma l’ Agenzia aveva specificato la presenza per tutto il viaggio di due accompagnatori con auto propria, indispensabile anche a detta degli equipaggi che ci avevano preceduto, in quanto in quel tratto di strada avevano in dieci camper dovuto sostituire la bellezza di diciotto pneumatici, a questo punto tale garanzia veniva a mancare e inoltre i componenti della carovana avrebbero dovuto a turno trasportare l’ accompagnatrice rimasta.
La decisione del gruppo a questo punto è stata di rifiutare il proseguimento del viaggio se non vi fossero state garanzie in merito alla presenza di un auto di supporto.
Nella lunga discussione con le nostre guide siamo poi riusciti ad avere un colloquio telefonico con un responsabile dell’ Agenzia al quale abbiamo ribadito la nostra decisione a questo punto siamo ritornati sui nostri passi per fermarci a pernottare nei pressi di una stazione di polizia.
Risveglio con molta tensione, due equipaggi hanno preteso e ottenuto il rimborso dei soldi versati a saldo del tour e probabilmente oggi lasciano il gruppo, gli altri, ottenuto la garanzia di un taxi presente oltre la frontiera Kazaka continuano il viaggio.
Pian piano la situazione migliora i due equipaggi che dovevano abbandonare vengono da noi convinti a continuare vista la garanzia della presenza di una macchina
Entriamo in frontiera russa alle 9,30 dopo aver salutato l’accompagnatore italiano ed avergli ribadito l’errato comportamento tenuto soprattutto nei nostri confronti, unico equipaggio che già lo conosceva dallo scorso anno.
E tanto per non smentirsi l’ Agenzia ha commesso un’ altro “piccolo” errore, io sono in possesso di un solo visto di transito per la Russia, questo vuol dire che al momento non mi sarà possibile rientrare in Russia per il ritorno.
KAZAKISTAN
Sono le 15,30 quando superiamo la frontiera Kazaka, un taxi Mercedes ci aspetta per prendere a bordo Vica, le lancette avanzano di un’ altra ora, e noi riprendiamo il viaggio fino ad arrivare in serata all’ area di sosta prevista in un campeggio alla periferia di Gurjev, possibilità di rifornimento acqua e allacciamento elettrico sempre al limite della portata.
Anche stamattina piccolo problema, il taxi che ci ha accompagnato fino a qui non intende continuare il viaggio per qui è stato necessario sostituirlo con un altro, che purtroppo ha già grossi problemi con la pompa dell’acqua che alla fine dovrà essere sostituita durante una lunga sosta di circa tre ore all’inizio dello sterrato e con la colonnina del termometro che sfiora i 40 gradi.
Nella giornata di oggi dobbiamo raggiungere la frontiera Uzbeka durante la sosta per la sostituzione della pompa dell’acqua sopraggiungono due camper 4x4 su Iveco di due coppie, uno Austriaco l’altro Tedesco con un piccolo nato in Nepal che stanno gironzolando per l’Asia da ormai più di un anno.
L’amico Roberto collezionista di Coca Cola a livello mondiale organizza immediatamente un Coca Cola party, lunga chiacchierata sul perché e il per come di questa scelta di vita da noi tutti in parte invidiata, poi via ognuno per la propria strada noi a Sud verso Samarcanda loro molto lentamente, contano di rientrare in patria per Novembre, risalendo verso Nord.
Durante il percorso per una sbadataggine Anna perde gli occhiali da vista e da sole che nonostante le ricerche non vengono ritrovati e dei quali dovrà fare a meno fino al ritorno.
Oggi ci aspetta una tappa molto impegnativa oltre al passaggio della frontiera Uzbeka che richiederà come al solito alcune ore dovremo percorrere 250 Km di pista.
Il fondo varia da ciottoloso con pietre molto appuntite e pericolo di foratura altissimo, o pista laterale sabbiosa, infida ma più sicura rispetto alle foratura, ma hai mè quando ci fermiamo a sera ci rendiamo conto del tributo in termini di sabbia imbarcata.
UZBEKISTAN
5,30 del mattino sveglia e partenza dopo aver scattato di nascosto qualche foto, dal momento che abbiamo dormito dietro ad un posto di blocco nei pressi dei quali e vietato fotografare.
Approfittiamo del fatto che viaggiando presto la temperatura per qualche ora è sopportabile, dopo il sole scalda tutto con i suoi 45° 50°
A metà giornata ci fermiamo praticamente nel nulla solo una casa che non si capisce bene se in disuso o ancora in fase di costruzione, di fatto quello è il nostro distributore di gasolio.
Dal nulla compare il gestore con due ragazzi, parlano con Vica, in realtà trattano il prezzo del fusto che viene interamente acquistato per il rifornimento dei mezzi e il pieno per i serbatoi dell’acqua.
Rifornimento del gasolio fatto ovviamente con una pompa a mano, svuotato il fusto a noi tocca il rifornimento con le taniche fatto da quei poveri ragazzini che trascorrono le loro giornate sempre immersi nel puzzo e praticamente sempre sporchi di gasolio.
La vita per loro non è certo facile, in mezzo al deserto senza alcuna comodità o svago a trafficare nel gasolio tutti i giorni uno dopo l’ altro forse per tutta la vita.
Finalmente in serata, distrutti dal caldo e dalla sete nonostante oggi come altri giorni abbiamo bevuto la bellezza di 13 bottiglie d’acqua e con la sabbia infilatasi d’ dappertutto arriviamo alla mitica Kiva.
L’ area di sosta è situata nel cortile di un albergo a ridosso delle mura della cittadina.
Dopo esserci posizionati nei vialetti del cortile, aspettiamo che ci venga messa a disposizione la corrente elettrica nella speranza di poter raffreddare un minimo il frigorifero che purtroppo ha già forfait da un pezzo.
Per il solito problema di prolunghe interminabili e con sezioni ridotte la tensione non supera mai il 110 120 Volt per cui il frigorifero serve solo a farci compagnia.
La dissenteria nonostante le precauzioni colpisce un po’ tutti, ma oggi sono particolarmente debole e stanco, anche per la tensione nella guida dovuta ai tanti kilometri percorsi nei giorni scorsi per raggiungere la parte del viaggio sicuramente più interessante, per le condizioni delle strade decisamente diverse da quanto prospettato nei programmi dell’ Agenzia.
Questa sera comunque abbiamo deciso con alcuni equipaggi di andare a girovagare all’interno delle mura di questa che sembra una città da fiaba.
I colori del crepuscolo danno una sensazione quasi surreale, ciò che durante la giornata splendeva di colore ora si attenua lentamente illuminata dal bagliore del tramonto, tutto cade pian piano in un silenzio meraviglioso.
Sono le 22.00 e ci accingiamo a mangiare qualcosa in un ristorantino nei pressi della moschea, spiedini, pomodori, un pane buonissimo, gli immancabili meloni bianchi dal gusto favoloso e montagne di fette di anguria,il tutto annaffiato da un gelida birra.
E’ tardi quando ci apprestiamo a rientrare ai camper attraversando queste stradine ormai buie nelle quali però è necessario stare molto attenti, non per problemi di sicurezza, l’ospitalità e la cortesia di questa gente è superiore ad ogni nostra aspettativa, ma in quanto la temperatura impossibile del giorno fa si che la gente di notte si sposti a dormire all’esterno delle case nelle viuzze appunto.
Alcuni dormono sui sofà tipici delle zone orientali, dei pianali di legno rialzati da gambe che nella parte centrale hanno un ulteriore rialzo utilizzato come tavolo, che durante il giorno viene usato a questo scopo mentre alla sera ci si sdraia lateralmente a dormire.
Il silenzio è totale e la sensazione di pace che si respira è da sogno, noi cerchiamo con le nostre pile di illuminare il percorso senza arrecare alcun disturbo a questa gente, ma ogni tanto un saluto da qualche angolo giunge alle nostre orecchie.
Raggiungiamo i camper dove tentiamo con gran difficoltà di dormire, il caldo all’interno è ancora insopportabile.
Questa mattina è prevista la guida ala città accompagnati da un guida del luogo che parla italiano, purtroppo, nonostante la temperatura per adesso sia sopportabile le mie condizioni non mi permettono di continuare la visita e sono costretto a rientrare accompagnato al camper, dove nel pomeriggio, Lillo, medico, mi pratica una flebo.
E’ una grande delusione per mè che ho tanto desiderato fare questo viaggio, arrivare nel punto più bello e non poter godere di queste meraviglie, per fortuna però la soluzione della flebo risulta la migliore e in serata con temperature più accettabili, e dopo una cena a base di riso nella speranza di fermare la solita dissenteria, e condito con l’olio portato dal camper decido con Anna di fare almeno un giro per la città per non perdere gli aspetti caratteristici esterni dei vari edifici.
La sensazione fiabesca di questo luogo è comunque sempre presente, e il nostro giro insieme a quello del giorno prima ci ripaga in parte delle bellezze perse nella visita della giornata.
Lasciamo Kiva non senza un po’ di rimpianto per non aver gustato a fondo la visita di questa che alla fine sarà la cittadina più originale di tutto il viaggio.
Acquistiamo un po’ di bottiglie d’ acqua minerale e via verso sud su una strada distrutta lungo la quale durante una sosta a lato carreggiata ci insabbiamo in due, uno tolto d’impaccio trainandolo con un altro camper, io invece ho bisogno di un’ aiuto più consistente, ed a tal proposito Joran il ragazzo Uzbeko che ci accompagna con la propria auto ferma un camion che in men che non si dica mi rimette in carreggiata, ed al quale regaliamo 3000 Sum l’equivalente di circa 1 euro e pochi centesimi.
Sosta per pranzo in mezzo al deserto rosso con una bufera di sabbia che avvolge tutto in una nube, le nostre guide approfittando di una canna dell’acqua giocano come dei ragazzini e si fanno il bagno.
Mariagrazia, rigorosa professoressa siciliana, presa da un raptus li imita immediatamente.
Finalmente a sera raggiungiamo Bukhara, prendiamo possesso della camera che abbiamo preso in affitto nell’hotel dove parcheggiamo, nella speranza, visto il caldo persistente, di riacquisire completamente le forze dopo i problemi di ieri.
Ceniamo al ristorante dell’hotel ed andiamo a dormire, al mattino ritornando al camper ci accorgiamo di un nuovo arrivo, è un ducato mansardato come i nostri e viene dal Belgio, a bordo: papà, mamma e due bimbi di 7 e 9 anni.
Dove vanno? Nel corso del prossimo anno raggiungeranno dopo la Cina la Thainlandia e altre nazioni, in questo viaggio abbiamo conosciuto persone che fanno del viaggiare una ragione di vita.
E’ il primo di Agosto e alle 8,30 tutti pronti per la visita della famosa città di Bukhara, a bordo di piccoli taxi Daewoo ci portiamo verso il centro città.
Bukhara è Patrimonio dell’ Unisco e le cose da vedere sono innumerevoli, visitiamo la cittadella, il mausoleo dei Samanidi la Madrassa di Ulug Beg e tanti bellissimi monumenti.
A pranzo per fortuna troviamo un ristorante caratteristico ma con aria condizionata, fuori la temperatura è sempre a 50 gradi.
Visto il caldo impossibile, tutti insieme, decidiamo di sospendere le visite del pomeriggio per riprenderla domani mattina con un clima leggermente più consono.
Nuovamente con i taxi la sera ritorniamo alla piazza Lyabi Hauz dove dopo aver visto un po’ di bancarelle e fatto acquisti ci rechiamo al ristorante.
Meravigliosi spiedini con verdure varie e le immancabili e favolose fette di anguria e melone.
Oggi riprendiamo la visita sospesa ieri e poi in libertà, per il resto della giornata, passando dai variopinti mercati brulicanti di persone alle viuzze interne ai cortili delle madrasse o scuole coraniche.
Quella di oggi 8 Agosto 2008 sarà la più importante tappa del viaggio, che ci porterà alla metà principale Samarcanda.
Fra le tante esperienze di questo viaggio, quella della tempesta di sabbia che ci colpisce a tarda mattinata, è la più emozionante.
All’inizio un forte vento ha cominciato a far muovere la sabbia dalle creste delle collinette ai lati della carreggiata in men che non si dica, ci siamo trovati avvolti in una nebbia giallastra molto strana anche a noi del Nord, abituati a quella invernale della pianura Padana.
Qualche centinaio di metri con visibilità a zero, e per noi l’impossibilità di fermarci per non toglierci quel filo d’ aria fresca dato dal movimento del mezzo.
Finalmente sosta per rifornimento viveri in un piccolo mercato lungo la strada e poi sosta per uno spuntino e partenza verso la città natale del mitico Tamerlano cioè Shakhrisabs.
Il paesaggio cambia via via che l’altitudine aumenta, il percorso da Sud verso Samarcanda ci porta a superare un passo a 1700m di altezza, e Primo, ormai non più abituato alle montagne, annaspa un po’ e ci obbliga ad una sosta per fargli abbassare la temperatura, ancora poco e poi ecco il fatidico cartello “SAMARCANDA” foto d’obbligo e URRA di rito per la tanto desiderata meta raggiunta.
Dopo un’ ora circa siamo parcheggiati nell’ area del hotel nel quale ci tratterremo per qualche giorno al fine di visitare la mitica capitale dell’impero di Timur lo zoppo.
Per festeggiare il raggiungimento della meta, questa sera grande spaghettata per tutti.
Ogni cuoca del gruppo propina la sua ricetta e rovista tra le provviste per far assaggiare la sua specialità.
Oggi iniziamo la visita alla città che per molti e sicuramente per noi, è una metà eccezionale, soprattutto raggiungendola con i nostri mezzi.
Advan la nostra guida vive a Samarcanda e parla bene italiano perché ha studiato all’università di Perugia per alcuni anni.
Le visite previste sono: l’osservatorio di Ulug Bag, la Piazza del Registan, il complesso dello Shankhi Zinda, la moschea di Bibi- Khanym, il complesso di Gur-Emir, la moschea di Khodja-Akrar
Nella giornata libera di oggi, andiamo a far visita ai mercati GUM, ma non hanno niente a che fare con i Gum di Mosca, in compenso nulle vie esterno, c’è una specie di Fiera di prodotti dell’artigianato della zona, molto curiosa, si va dai tessuti alle scuole guida, dai vestiti alle dentiere.
Con il taxi andiamo al mercato di Siob Bazar, i colori di questi mercati orientali sono favolosi, un brulicare di gente che va e viene con borse carretti un caos indescrivibile, ma anche tanta sporcizia, dietro la file delle bancarelle un rivolo d’acqua scorre pieno di ogni cosa.
Nel pomeriggio ritorno in Piazza Registan per assistere verso sera ad uno spettacolo in costume, la parodia del matrimonio tra due giovani con il padre della sposa che non vuole saperne.
In serata cena caratteristica Uzbeca in una casa privata, (così l’ ha venduta l‘ Agenzia) in realtà credo sia una casa privata adibita a ristorante.
E’ mattino salutiamo “la mitica” e con un po’ di rammarico la lasciamo, è stato un viaggio molto impegnativo per i mezzi e per noi, ma ci ha portato a vivere situazioni particolari, difficili, ma anche a fare esperienze indimenticabili e a vedere luoghi che hanno fatto la storia e che sono stati visti anche da Marco Polo secoli fà.
Iniziamo lentamente il viaggio di ritorno che sarà ugualmente interessante e variato, la prima sosta a Nurata verso l’ora di pranzo per far visita alla fortezza di Alessandro Magno di cui però rimane in piedi solo una piccola parte delle mura.
Durante la sosta incontriamo una coppia di tedeschi in giro per l’Uzbekistan con zaino e sacco a pelo, ci chiedono un passaggio fino a Karmana circa 70Km dove poi proseguiranno a bordo di autobus.
Noi dal canto nostro continuiamo verso Bukhara che raggiungeremo verso sera e ci sistemiamo in un parcheggio per pullman non proprio l’ideale visto il continuo movimento di mezzi, ma la guida dice che il parcheggio all’albergo utilizzato all’andata e che è nelle vicinanze è pieno.
Visto il comportamento dell’agenzia abbiamo sempre il dubbio che si voglia speculare sulle aree di sosta.
Ripartiamo alle 7,00 la giornata di trasferimento verso Nukus è molto lunga e senza particolari interessi, il fondo si alterna a tratti buoni e altri meno.
La sosta ad un mercato per acquisto verdure, e pane crea la solita attenzione, soprattutto per la presenza nel gruppo di Bella un esemplare di Boxer, ogni volta che lascia il camper crea lo scompiglio fra ragazzi e adulti anche perché è una razza qui praticamente inesistente.
La giornata non comincia sotto i migliori auspici, il gasolio questo sconosciuto non si fa trovare e ci dobbiamo accontentare di un piccolo rimbocco, dobbiamo affrontare le piste dell’ andata e i distributori non ci sono.
La pista è interminabile, una cosa sola la fa digerire, un tramonto davanti a noi con dei bagliori stupendi.
I mezzi che ci vengono incontro sono avvolti da una luce ideale per fare fotografie.
Ci fermiamo che è ormai buio nei pressi di una casupola chiamata cekana e poco dopo ci raggiunge anche Vica che si è fermata con Joran a riparare il radiatore dell’auto.
Un risveglio da fiaba, guardiamo fuori perché dei rumori ci disturbano e scopriamo di essere circondati da cammelli che stanno abbeverandosi in una vasca proprio vicino al camper, dopo i cammelli arrivano dei cavalli e poi pian piano tutti si allontanano verso il deserto dal quale faranno ritorno a sera, proprio come fanno da noi le mucche ai pascoli in montagna.
Sono le 7 e ci mettiamo in cammino per raggiungere la frontiera Kazaka alle 8,45 finiamo gli ultimi Sum acquistando bibite e pane e aspettiamo, finalmente dopo 7 ore alle 15,45 entriamo in Kazakistan.
La pista continua, altri 70Km di sterrato a velocità ridotta poi asfalto ma in pessime condizioni anche oggi raggiungiamo Beyneu che è sera, facciamo un po’ di conti con Vica per sistemare la situazione soldi, rimborsi e pagamenti spiccioli rimasti in arretrato durante il viaggio, lei infatti nei prossimi giorni ci lascerà a Vittorio e ritornerà con l’ultimo gruppo per quest’ anno ancora Samarcanda..
Il generatore da quattro soldi che ho portato con mé comincia a servire, Roberto di Torino ha problemi di batteria e così gli diamo una mano per una mezzora, poi a dormire.
Strada sterrata alternata ad asfalto per il trasferimento della giornata di oggi con pranzo verso le 14,00 durante il quale Mariagrazia ha ricevuto telefonicamente notizie compresa quella che la Georgia è sotto bombardamento da parte di aerei Russi.
Ci fermiamo a dormire a circa 160Km dalla frontiera russa nel piazzale antistante un ristorante chiuso.
Raggiungiamo la frontiera Kazaka alle 11,15 sembra incredibile ma alle 12,45 passiamo per raggiungere la frontiera Russa di Karaozek che dopo aver attraversato un ponte dista circa 15 Km di terra di nessuno.
Alla frontiera Russa alle 13,00 noi siamo gli ultimi della carovana, con un pizzico di tensione a causa della mia situazione visto.
Sono le 16,30 quando il funzionario russo ci intima di ritornare oltre il ponte in quanto la lettera che l’Agenzia voleva utilizzare come lascia passare in mancanza del visto, viene considerata carta straccia.
Nonostante le insistenze di Vica la situazione non si sblocca, e noi siamo costretti a ritornare sui nostri passi, un misto di rabbia e di paura per la situazione mal gestita ci accompagna verso il ponte.
Spiegare in italiano ad un Russo, e capire le spiegazioni di un Russo in russo ad un italiano non sono cosa facile, comunque riusciamo a spiegare alla guardia che il suo capo ci ha detto di aspettare vicino alla garrita sul ponte eventuali sviluppi alla situazione.
Il tempo trascorre arriva l’ora di cena mangiamo qualcosa, alle 20,45 la guardia ci fa capire che lì non possiamo pernottare e ci caccia oltre il ponte a 100m dalla frontiera Kazaka
Scambiamo qualche SMS con i nostri compagni sul suolo Russo e con Vica che sta tentando di contattare qualcuno dell’ Agenzia per vedere cosa fare, poi ci dice che per quella notte ci raggiunge e starà con noi, per fortuna fino adesso nessuno dei Kazaki è venuto a rompere.
La serata trascorre fra telefonate e discussioni di ogni tipo sulle responsabilità dell’Agenzia che non ha controllato a dovere i visti.
La notte passa tranquilla, poco traffico per fortuna visto che noi siamo fermi sul ciglio della strada praticamente in mezzo al deserto.
Al mattino sveglia alle 7,30 colazione in attesa di novità che comunque arriveranno visto la differenza di fuso sempre tre ore dopo.
Vica ci lascia per ritornare dai nostri compagni che dovrebbero proseguire il viaggio con Vittorio che nel frattempo dovrebbe arrivare con un‘ altro gruppo che Vica accompagnerà a Samarcanda.
La giornata scorre lentamente senza novità e con il termometro costantemente sopra i 40 gradi dal momento che lui oltre non và..
Verso le 18.00 arriva un militare Kazako che domanda qualcosa a cui noi rispondiamo a gesti e se ne và.
Arriva anche Vica ma oltre a continue telefonate niente di nuovo il militare Kazako ritorna se ne và con Vica che poi ritorna a chiamarci, e ci fanno spostare con il camper all’interno di un recinto, ci fanno accomodare in un ufficio, e compilare un documento dal quale risulta che i Russi ci hanno rifiutato l’ingresso per problemi di visto.
I militari ci informano che se vogliamo possiamo dormire nel recinto, ma che alle 7,30 di domani mattina dovremo uscire, decidiamo pertanto di tornare dove eravamo.
Lasciamo che Vica ritorni dagli altri, anche perché lì non può comunque fare niente.
Con SMS i nostri favolosi compagni ci informano che non si muovono di lì fino a che la situazione non si sblocca, nonostante le nostre insistenze per farli partire.
La situazione comincia a farsi pesante, novità nessuna il caldo è soffocante e la preoccupazione che la cosa possa protrarsi aumenta, ricevo una telefonata dall’ ufficio di Milano dell’ Agenzia che ci informa della possibilità di ritornare con un corridoio preferenziale ottenuto attraverso un lasciapassare del Console Kazako fino ad Atyrau a 300Km di distanza per recarsi al Consolato Russo ed avere un nuovo visto, i soliti problemi di fuso spostano il tutto a domani.
Anche la giornata di oggi si conclude ed arriva il momento di andare a dormire.
Buongiorno, si fa per dire, il sonno comincia a mancare e il nervoso da sensazioni di nausea, per far passare il tempo incominciamo a ripulire il camper e finalmente verso le 11.00 arriva Vica con un po’ di rifornimenti: acqua, pane e alcune conserve mandateci da Mariagrazia, ma notizie niente.
Chiamiamo a casa le ragazze e chiediamo loro di informare la Farnesina della situazione dandogli tutti i dati necessari.
Anche questa giornata trascorre senza novità la famosa telefonata del Console è andata buca anche perché abbiamo saputo che ad Atyrau non c’è consolato per il visto.
Verso sera arriva il primo mezzo del gruppo diretto a Samarcanda un Man 4x4 che ci rifornisce di acqua, e poi dopo una mezz’ora arrivano altri componenti della carovana ai quali spieghiamo l’accaduto.
A questo punto una telefonata a Vica spiega che l’unica soluzione è dare il mio passaporto a Vittorio che il giorno successivo si recherà ad Astrakan al Consolato Russo per avere un lasciapassare provvisorio, la cosa non mi alletta visto che dovrò restare nella zona di nessuno senza un documento d’ identità.
Essendo comunque l’unica soluzione mi adeguo sperando che tutto vada liscio.
Mentre i componenti della carovana diretta a Samarcanda passano la frontiera Kazaka, Vica in autostop ritorna indietro per consegnare a Vittorio il passaporto, e il libretto del camper e tornerà da noi per salutarci e passare anche lei la frontiera Kazaka con un componente della carovana che alla luce di ciò che ci era successo aveva deciso di non continuare…..
Alle 22.00 Vica ritorna in macchina con Joran e l’ultimo componente del gruppo, dopo saluti, abbracci e tanti ringraziamenti a questa ragazza che si è fatta in quattro per aiutarci ci salutiamo, e per noi inizia un’altra notte di attesa.
Speriamo che quello di oggi sia un buongiorno, ma il tempo trascorre e notizie non ne arrivano.
Mandiamo un SMS a Vittorio per sapere se ci sono novità ma la risposta è che la burocrazia è lenta e bisogna aspettare.
Finalmente alle 14,30 arriva la notizia che il visto per 10 giorni è stato fatto, ora aspettiamo con ansia Tania la nuova accompagnatrice anche lei Bielorussa, che ci venga a prendere.
Ore 15,25 si riparte per la frontiera Russa, ma le cose non vanno come dovevano, il permesso rilasciato da un ente russo non ha per il solito funzionario alcun valore, e alle 18,45 ci intima di ritornare indietro.
Per fortuna in quello stesso istante arriva una telefonata da Mosca di un’addetta del consolato italiano che vuole avere chiarimenti sulla situazione, a questo punto Vittorio facendo leva su un eventuale problema diplomatico sblocca la situazione.
Ore 19,30 l’incubo sembra finito, stiamo attraversando la frontiera Russa ed i nostri amici sono lì ad aspettarci.
RUSSIA
Serata indimenticabile, dopo giorni di tensione e paura tutto sembra risolto, una mangiata in compagnia una fetta di torta e un bicchiere di spumante concludono finalmente questa giornata..
E’ Ferragosto ore 7,49 ricevo una telefonata del Console Italiano in Kazakistan che vuole sincerarsi che tutto si sia risolto e mi esorta a contattarlo se ci fossero stati problemi all’uscita dalla frontiera Russa verso l’Ucraina.
Maciniamo kilometri con molta più facilità dato il manto asfaltato in questo tratto abbastanza buono, il panorama e decisamente diverso il deserto lascia pian piano posto a distese erbose e alberi, mentre la temperatura scende notevolmente dai 40 gradi.
Nel tardo pomeriggio raggiungiamo un bellissimo quanto inaspettato monastero buddista al centro della Repubblica indipendente dei Calmucchi.
Per noi che non abbiamo mai visti zone buddiste è uno spettacolo favoloso.
Parcheggiamo i camper proprio a lato del monastero abbiamo la possibilità di una visita immediata nonostante la stanchezza del viaggio e restiamo colpiti dalla bellezza del posto.
Stanotte pernottiamo proprio qui ma domattina dovremo stare attenti a spostarci per tempo in quanto abbiamo saputo che proprio da domani inizio un periodo di festeggiamenti che durerà dieci giorni, durante i quali giungerà gente da tutta la repubblica.
Decidiamo comunque di attardarci a partire, non prima di aver visto di cosa si tratta, pertanto la partenza è rimandata in tarda mattinata.
Concludiamo la giornata in corso con un pranzo in un ristorante cinese, dove assaggiamo anche specialità russe buone e abbondanti, riteniamo sia l’occasione giusta per ringraziare ancora una volta i nostri meravigliosi compagni di viaggio.
Dopo aver assistito al preludio delle celebrazioni visitando il tempio tutto addobbato all’interno, e stracolmo di gente, io e Roberto assaggiamo una bevanda mongola conosciuta anche ai tempi di Marco Polo, l’ AIRAK latte di cavalla fermentato, in una Ger o yurta installata sul piazzale antistante il monastero.
Il latte di cavalla è un prodotto molto usato dalle popolazioni mongole, ma per noi è stato difficile da bere, in quanto molto acido.
Dopo anche questa esperienza ed aver acquistato souvenir molto originali,siamo pronti a partire, direzione confine Russo-Ucraino che però non raggiungiamo, in serata facciamo pertanto sosta presso un parcheggio custodito di macchine appena fuori dalla città di Shakhty.
Riprendiamo l’avvicinamento alla frontiera, pochi kilometri e poi le solite ore interminabili di attesa, entriamo alle 9,45 e usciamo in Ucraina alle 15,15, spostiamo per l’ultima volta indietro le lancette dell’orologio e abbiamo finalmente gli stessi orari di casa.
Tanti kilometri in mezzo a fumo causato da grossi incendi provocati pensiamo dai contadini che bruciano le sterpaglie, ma spesso gli incendi bruciano i lati della strada per parecchi kilometri.
Il manto stradale è abbastanza buono ma purtroppo anche il traffico è aumentato pertanto l’obbiettivo di raggiungere in giornata Zaparoje è da escludere, ci fermiamo dopo aver chiesto l’ autorizzazione sul piazzale di un albergo con annesso tiro a segno.
Il tempo di prendere posizione e sopraggiungono due grossi SUV neri che scortano una vettura di grossa cilindrata, dai SUV scendono quattro gorilla con mitraglietta in mano e si posiziona ai lati dell’auto dalla quale scendono due persone che entrano nell’ albergo.
Saranno BUONI o CATTIVI ma chi lo sa, comunque tutto è tranquillo ceniamo e poi tutti fuori a fare le ultime chiacchierate sul viaggio.
Con oggi raggiungiamo Zaparoje non prima di aver pagato il giusto dazio per un’ avventura del genere, la prima foratura del gruppo.
Infatti dopo quasi 13.000 kilometri a Roberto di Torino esplode la gomma posteriore sinistra, ci organizziamo per la sostituzione ma abbiamo qualche problema con il cric il mezzo è troppo basso chiediamo aiuto al solito camionista che fornito di tutto punto, e dopo averci pregato di lasciarlo fare da solo, cambia la gomma.
Proviamo a ringraziarlo in tutti i modi ma ha fretta e fugge come un fulmine.
Raggiungiamo la meta nel pomeriggio e dopo le varie sistemazioni trascorriamo la giornata tra lavaggi di biancheria e pulizie generali.
La giornata di oggi è un po’ triste dato che è l’ultima che trascorriamo tutti insieme, nel pomeriggio infatti la carovana si scioglierà in quanto noi e Roberto di Padova abbiamo intenzione di scendere in Crimea e soffermarci ancora qualche giorno a visitarla mentre gli altri rientreranno verso Leopoli e poi ognuno verso casa.
In mattinata un’ora e più di spiegazione inerente la prima centrale elettrica russa voluta da Stalin e la relativa diga, molto interessante ma anche eccessiva, poi visita alla comunità cosacca, in realtà essa non esiste, più da cent’ anni, va bè altra bufala dell’ Agenzia, visitiamo il museo molto interessante e successivamente la ricostruzione di un fortino voluta da Caterina la Grande che ospitava appunto una guarnigione di cosacchi.
Ritorniamo ai camper per il pranzo e giunge anche il triste momento dei saluti, baci e abbracci e la promessa di risentirci presto per rivivere ancora le emozioni passate insieme durante questo comunque interessantissimo viaggio.
CRIMEA
Con Roberto ci avviamo verso la Crimea, fermandoci a dormire vicino al mare che raggiungiamo a tarda sera, decidiamo comunque con le pile in fronte di andare a fare un bagno, chissà cosa non abbiamo visto?!?! C’è festa in paese, e noi ci rechiamo in un piccolo ristorante a mangiare qualcosa, una bella birra fresca, e via a dormire.
Pensiamo di trovare una zona di mare dove poterci fermare ed unire alla possibilità di qualche bagno anche quella di visitare le zone, ma purtroppo ben presto ci rendiamo conto che per quanto riguarda il mare è come essere a Rimini al mese di Agosto.
Un caos di gente incredibile ed in più una grossa difficoltà a muoversi con i mezzi e trovare zone di sosta.
I campeggi non sono altro che dei parcheggi sulla spiaggia, per noi molto rischiosi da frequentare a causa di insabbiamenti.
In serata la situazione peggiora e nella disperata ricerca di un posto dove dormire, prima Roberto su una curva stretta e ripida per accedere ad un campeggio rimane incastrato con lo sbalzo posteriore del suo Himmer da 7 metri e successivamente io ho grosse difficoltà a risalire da un campeggio che ci ha rifiutato in riva al mare.
Un distributore sulla via principale rimane, vista l’ora tarda, l’unica soluzione per concludere la giornata.
In mattinata raggiungiamo Livadij e visitiamo la villa dei Romanof famosa per la conferenza in cui Stalin, Churchill e Eisenhower ridisegnarono la geografia politica del mondo, raggiungiamo Yalta pochi kilometri dopo e proseguiamo poi per Sebastopoli per la visita al diorama sulla famosa battaglia.
Proseguiamo lungo la costa e nel tardo pomeriggio raggiungiamo una zona di mare e con gran fortuna la possibilità lungo una stradina a fondo cieco, di una sosta in riva al mare, dove facciamo il bagno e ci fermiamo a pernottare.
Un piccolo problema ad un pneumatico che tende ad afflosciarsi ci da il buon giorno insieme alla possibilità di un bel bagno al mattino presto con la spiaggia praticamente vuota.
Ripartiamo destinazione Odessa ma prima ritorniamo per alcuni kilometri sui nostri passi per visitare una chiesa scavata nella roccia e i resti di una fortezza bizantina che abbiamo visto ieri passando.
Lungo la strada facciamo anche una sosta presso un gommista per vedere di risolvere il problema della gomma.
Dopo un paio di tentativi di vulcanizzazione con mastice e pezze che non danno buon esito, optiamo per la soluzione anche se provvisoria di inserire una camera d’ aria.
Cerchiamo disperatamente la possibilità di avvicinarci al mare, ma senza alcun esito strade inesistenti e zona di mare paludosa ci costringono a desistere ripieghiamo sulla via principale e ci fermiamo nei pressi di un ospedale che ci lascia esterrefatti per l’aspetto ultra moderno e nuovo in una zona poco abitata.
Chiediamo il permesso di sostare alla guardia all’ ingresso che ci fa capire di sistemarci senza alcun problema, dopo pochi minuti si avvicina con il telefono in mano o lo porge a Roberto che risponde e dall’ altro capo del filo una voce femminile gli parla in italiano, spiegando che è una dottoressa Ucraina che studia in Italia e vive con la madre in Lombardia, lunga chiacchierata ma non abbiamo capito se il poliziotto era il fidanzato che l’ha chiamata e se era uno di famiglia che sentendoci parlare italiano a pensato di contattarla.
Trecento kilometri in una giornata interminabile con la solita difficoltà a trovare soste vicino al mare, stanco e un po’ nervoso sono anche riuscito a fare un danno al camper portando via il paletto di segnalazione di una stradina.
Ci fermiamo a dormire in questo orribile e sudicio posto visto che non abbiamo trovato altro.
Un po’ stufi di questa situazione di difficoltà nel muoverci e forse anche un po’ saturi di girare, visto che sono ormai quasi due mesi che gironzoliamo, decidiamo di vedere Odessa dal camper e poi risaliamo costeggiando la Moldavia verso il confine Ungherese.
Una pioggia continua ci accompagna per quasi tutto il giorno, arriviamo a sera in una cittadina e troviamo un parcheggio che ci sembra ideale, anche se due ragazzini vengono a parlare in uno stentato inglese e cercano di farci capire qualcosa.
Più tardi tutti riuniti sul camper di Roberto sentiamo bussare si apre la porta e un energumeno ci investe di parole incomprensibili, facendoci capire che quello è il parcheggio di una discoteca che essendo Domenica lavorerà fino a tardi.
Troviamo una soluzione di fortuna in una stradina sterrata e piena di buchi davanti alla stazione di polizia, ma non è una scelta azzeccata, in quanto per tutta la notte, un via vai di TIR non ci fa dormire.
Continuiamo a risalire verso la frontiera di Chop il paesaggio è sempre più simile alle nostre valli verdi, la temperatura sempre più bassa si aggira intorno ai 15 gradi, la strada è tortuosa ma larga e moto buona, e penare che eravamo molto indecisi se passare di qui o più a nord perché questa ci era stata sconsigliata.
Tanto per concludere in bellezza le vacanze, una buona notizia giunge telefonicamente da casa SONO ENTRATI I LADRI ci mancava solo questa.
Mobilitiamo la famiglia perché non possiamo fare altro da qui, per fortuna sono più i danni alla porta che tutto il resto, non ci resta che pensare di rientrare più velocemente del previsto.
E’ una zona montuosa e non è facile trovare spiazzi dove fermarsi, verso le 18,00 arriviamo in un paesino e ci sistemiamo dietro ad una scuola dove c’è una specie di parcheggio, che però dovrebbe essere utilizzabile.
A sera arriva una vecchietta, probabilmente la custode, e ci fa capire che lì non si può stare, ma noi ammiccanti e sorridenti facciamo capire che l’indomani presto ce ne saremmo andati, e la convinciamo a lasciarci pernottare.
Qualche difficoltà a riposare visti gli eventi, in una consultazione notturna con Anna, decidiamo di: raggiungere con Roberto la frontiera Ungherese e poi di proseguire velocemente verso casa, tralasciando l’idea presa in considerazioni nei giorni precedenti di rientrare insieme dall’Ungheria fino all’Austria.
Sveglia con una temperatura da valli montane siamo a 10 gradi, comunichiamo a Roberto e famiglia la nostra decisione, di stringere i tempi del rientro, e partiamo diretti alla frontiera che raggiungiamo per l’ora di pranzo.
Le formalità di frontiera per il passaggio da Ucraina a Ungheria si risolvono abbastanza velocemente e nel giro un’ora e mezza siamo praticamente in Europa.
E’ giunto il triste momento degli adii, baci e abbracci con molta commozione, ricordando anche quanto ci sono stati vicini in quei difficili momenti l’ultimo “buon viaggio” e via verso casa, che raggiungeremo attraversando l’Ungheria fino a Budapest poi Vienna Vaduz il Passo del San Bernardino e casa.
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