TRAS-FIGURAZIONI
Sabato 13 maggio 2017, alle ore 18.30, si inaugura la mostra di Raffaele Biondi, Salvatore De Curtis, Enrico Moleti, Giuseppe Rapicano, Lucio Statti e Francesco Verio, a cura di Veronica Longo, all’Atelier Controsegno, in Via Napoli 201, Pozzuoli, Napoli (Lungomare Bagnoli, presso stazione Cumana Dazio).
Per l’occasione, l’attore, regista e scrittore Enzo D’Aniello presenta Walimai (Il vento), rappresentazione teatrale-musicale.
Trasfigurazioni: è questo l’esordio di un nuovo ciclo di mostre che si svolgeranno presso l’associazione Controsegno che presenterà, di volta in volta, un gruppo di sei artisti selezionati per una tematica che li accomuna. Raffaele Biondi, Salvatore De Curtis, Enrico Moleti, Giuseppe Rapicano, Lucio Statti e Francesco Verio sono i protagonisti di questa esposizione, senza dubbio basata sulla figurazione, ma interpretata in maniera diversa da ognuno di loro. Questi artisti, di origine campana, hanno grande padronanza del medium utilizzato, sia esso pittura, scultura o grafica, spesso si dedicano a una o più di queste tecniche dando sempre il meglio di sé. La mostra vuol mettere in evidenza come la figurazione sia da loro interpretata sotto le sue varie sfaccettature, implicandone anche il concetto di trasformazione o metamorfosi. Raffaele Biondi (Pozzuoli, 1978) si diploma in Pittura nel 2002 presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli; sebbene sia il più giovane del gruppo, ha capacità davvero non comuni nella realizzazione di quadri a olio che sorprendono e lasciano attoniti gli spettatori per l’iperrealismo delle sue immagini a dimensione reale. Si tratta di figure spesso statiche, monocromatiche, apparentemente immobili, in un’apnea sospesa, che trasudano d’inquietudine interiore, interrogandosi sui percorsi reconditi dell’anima. Prolifico disegnatore, dalla mano felicissima, Raffaele regala immagini che pare siano poggiate alla parete, invece che dipinte, palpitanti dei dubbi e problematiche dell’età contemporanea. La sua pittura è fortemente attuale dal punto di vista della forma, ma anche del contenuto. Salvatore De Curtis (Napoli, 1944), invece, frequenta i corsi di Nudo e Paesaggio all’Accademia di Belle Arti di Roma, interpreta la figurazione in modo inconsueto, al punto che dagli anni ‘80 la sua rappresentazione vive un felice periodo astratto-informale. Oggi, che essa sia paesaggio o corpo umano, ne riporta un sua visione poetica, dalla pennellata “spatolata” o soffice e leggera, cogliendo atmosfere e vibrazioni del colore: la sua è una lezione che segue le orme di Cézanne, di Cajati e del bel ‘900. Salvatore ama in particolare i piccoli formati, i colori delle terre, la carte catramate, la relazione intimistica che instaura con la tela, in un muto dialogo tra il suo pensiero e i pennelli che seguono quel respiro silenzioso. Un altro tipo ancora di figurazione è quella proposta da Enrico Moleti (Napoli, 1953) che parte da una formazione scultorea all’Istituto di Belle Arti Palizzi, per poi restare negli anni affascinato anche dal colore che lo porterà a esprimersi pure sulla tela. Di tutti e sei è il più visionario e fantastico: figlio della transavanguardia, i suoi corpi dalle tonalità cangianti e brillanti, si trasformano in varie forme cariche di archetipi e significati simbolici. Enrico predilige dimensioni monumentali, che siano tele o sculture in bronzo che si erigono verso il cielo come totem dai significati misteriosi. Le sue figure si contorcono come vortici o spirali, alla ricerca di una libertà dalla forma o di una fusione con l’altro. Giuseppe Rapicano (San Giuseppe Vesuviano, 1956) a differenza degli altri si laurea in Architettura all’Università Federico II di Napoli nel 1987: questa formazione lo porta ad avere un segno analitico e ricercato che si esprime soprattutto nella grafica realizzata con il pennino a china o con la fluidità della penna. Le sue linee sono scattanti, dettate dalla spontaneità del gesto e dell’impeto irrefrenabile. Questi tratti distintivi si notano anche quando realizza le incisioni o le sculture. Giuseppe nelle sue opere indaga personaggi solitari, dimenticati, viaggiatori di terre sperdute, alla ricerca di nuovi orizzonti lontani carichi di speranza. Memore della lezione sironiana sono, invece, i bagnanti o i fanciulli di Lucio Statti (Napoli, 1947) dai volumi corposi invasi dalla calda luce. Formatosi sui maestri del ‘900, Lucio indaga la tematica del gioco a cui aderiscono i suoi protagonisti, sempre accompagnati da palloncini, bambole o barchette di carta che simboleggiano il desiderio di viaggio ed evasione. I più rappresentati spesso sono proprio i bambini, sebbene pure l’adulto sia alla ricerca di un tempo perduto e di un caro balocco a cui affidare sogni e aspettative. La pittura per lui è esigenza vitale a cui dedicarsi costantemente e con cura quotidiana. Chiude il circolo Francesco Verio (Napoli, 1959) figlio d’arte e del ‘900 napoletano, formatosi anch’egli all’Accademia di Belle di Napoli, dove si diploma in Pittura nel 1982. Le figure di Francesco sono sempre pregnanti di vitalità, talvolta accompagnate da oggetti come sedie cadenti che simboleggiano la quotidiana precarietà. Il soggetto da lui prediletto spesso è la donna, musa ispiratrice nelle opere così come nell’esistenza, ritratte nella loro essenza, attraverso la tela, il disegno o l’incisione. L’uomo, invece, è spesso in preda a ostacoli da superare, come labirinti, palazzi insormontabili o in bilico su funi, al fine di seguire, con la pittura, l’esigenza di comunicare qualcosa.
A completare l’esposizione durante la serata c’è Enzo D’Aniello (Napoli, 1970): attore di teatro e fiction (La squadra, I bastardi di Pizzofalcone, Un posto al sole), collaboratore a Radio Marte della trasmissione La Radiazza, nel 2000 vince il 1° premio internazionale della poesia Lacreme e nà note. Per questo vernissage mette in scena uno spettacolo teatrale-musicale, presentando così il suo primo romanzo Walimai (Il vento). Le letture del testo sono interpretate dagli attori Gianni Parisi, Mariarosaria Virgili e Felicia Del Prete, accompagnati dalla voce di Mario Ciervo e alla chitarra da Mario Sardella: un libro in cui la figura dell’uomo, delle sue emozioni e paure più occulte emerge forte, toccando le corde del cuore, ma anche argomenti scottanti.
In sintesi, una serata che partendo dalla figura umana, ne svela le sue svariate sfaccettature, le mille trasformazioni, alla ricerca del suo senso più profondo.
Testo critico di Veronica Longo
Rassegna stampa a cura di Rosalba Volpe
La mostra è aperta fino al 4 giugno, dal martedì al sabato 16.00-20.00; domenica 16.30-20.00. Lunedì e festivi chiuso. INGRESSO GRATUITO. Info: 3398735267 - controsegno@libero.it - FB: AtelierControsegnoEvento Facebook: https://www.facebook.com/events/262450720892295/
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